Amundi

Lo scontro Cina-Usa sui dazi somiglia sempre più alla guerra fredda

Amundi definisce ‘preoccupante’ la spirale negativa che sta avvolgendo cinesi e americani. E dopo il voto in Europa è bene prepararsi a nuovi alti e bassi

28 Maggio 2019 09:46

financialounge -  Amundi cina dazi USA
La contrapposizione tra Stati Uniti e Cina si sta inasprendo, con Pechino che ha reagito all’aumento delle tariffe americane imponendo le proprie sui prodotti statunitensi, mentre si allunga la lista delle aziende tecnologiche che sospenderanno le forniture a Huawei. E non sono solo aziende americane: la tedesca Infineon ha sospeso le consegne al colosso cinese e l’inglese Arm, controllata dalla giapponese SoftBank, non fornirà più le licenze. Gli Stati Uniti inoltre sarebbero sul punto di mettere al bando anche Hikvision, azienda di sistemi di videosorveglianza, insieme ad altre cinesi che utilizzano tecnologie di riconoscimento facciale. Intanto in Cina monta la retorica contro l’amministrazione americana, con l’organo del Partito Comunista, il Quotidiano del Popolo, che ha definito gli Stati Uniti la più grande fonte di guai della comunità internazionale.

REAZIONE PER ORA COMPOSTE DEI PRINCIPALI MERCATI


Di fronte a questa escalation Stefano Castoldi, della Direzione Investimenti di Amundi SGR, parla nella newsletter settimanale della casa d’investimento di una situazione che “assomiglia sempre più ad una guerra fredda” e definisce la spirale negativa che sta avvolgendo le relazioni tra USA e Cina “molto preoccupante”. L’esperto osserva che negli ultimi decenni le grandi aziende hanno decentrato molta parte della progettazione e della produzione, e se la catena globale delle forniture si dovesse inceppare l’attività economica ne risentirebbe pesantemente. Gli investitori hanno reagito vendendo soprattutto i titoli dei settori più direttamente esposti, con l’indice Sox dei semiconduttori sceso del 6.4% e il Nasdaq del 2.7%. Sugli indici principali le reazioni sono state negative ma tutto sommato composte anche perché le ultime dichiarazioni provenienti dagli Stati Uniti fanno intravedere uno spiraglio per la ripresa dei colloqui.

MODI STRAVINCE IN INDIA MENTRE SU BREXIT TUTTO È POSSIBILE


Intanto proseguono le evoluzioni della geopolitica globale. In India il partito nazionalista Indù del premier Narendra Modi riporta una vittoria schiacciante alle elezioni politiche assicurandosi per la seconda volta la maggioranza assoluta che gli consentirà di portare avanti in piena autonomia l’agenda di rafforzamento dell’economia e della statura internazionale del paese. Il mercato azionario e la valuta hanno reagito molto positivamente, con rialzi rispettivamente del 4% per l’indice BSE Sensex e dell’1.3% contro dollaro per la rupia. Intanto il Primo ministro britannico Theresa May getta la spugna e si prepara a lasciare la leadership del Partito Conservatore il 7 giugno, quando partirà la corsa alla successione. Secondo l’esperto di Amundi probabilmente la scelta cadrà su un membro dell’ala più Euroscettica, ma il Parlamento di Westminster ha però mostrato di essere contrario. Tutte le strade sono aperte: elezioni anticipate, nuovo referendum, nessuna Brexit oppure una Brexit senza accordo. Per questo non stupisce l’alta volatilità della sterlina.

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BANCHE CENTRALI UNICO PUNTO FERMO GLOBALE


Intanto i risultati delle elezioni europee indicano che i raggruppamenti pro-Europa manterranno la maggioranza dei seggi al Parlamento di Strasburgo, sia pure più frammentati. L’esperto di Amundi si chiede se ciò sarà sufficiente a portare un po’ di sereno, ma consiglia di prepararsi ad ulteriori alti e bassi. Unico punto fermo nello scenario globale restano le Banche Centrali, che continueranno ad essere molto accomodanti perché l’attività economica globale sta ancora alternando segnali di stabilizzazione e segnali di debolezza.

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