Assogestioni
Fondi obbligazionari: raccolta sostenuta, ma attenzione al nuovo contesto
I dati di aprile di Assogestioni confermano il trend positivo della raccolta dei fondi obbligazionari in attivo da inizio anno rispetto al resto del mercato dei fondi comuni
30 Maggio 2019 11:40
I risparmiatori italiani sembrano meno inclini a investire nei fondi comuni rispetto agli ultimi anni, ma non voltano le spalle ai fondi obbligazionari. Anche ad aprile, in base ai dati di Assogestioni, a fronte di una raccolta netta negativa di tutti i fondi comuni per 3,2 miliardi di euro, il saldo relativo ai prodotti a vocazione obbligazionaria è risultato in positivo per 419 milioni.
Soltanto i bilanciati hanno saputo fare altrettanto (251 milioni) mentre le altre tre principali macro categorie hanno registrato un deficit tra sottoscrizioni e riscatti mensili: dagli azionari (-739 milioni), ai monetari (-1,8 miliardi), fino ai fondi flessibili (-1,3 miliardi). Il dato di aprile rafforza il trend positivo dei fondi obbligazionari che, da inizio anno, hanno accumulato adesioni nette per complessivi 2,63 miliardi.
Una tendenza alimentata anche dalle buone performance che molte asset class obbligazionarie hanno registrato nei primi 5 mesi di quest’anno. Per esempio, il rendimento medio dei fondi governativi euro è stato del +2,96% mentre quello dei governativi in dollari Usa è stato del +6,58%. Nell’ambito dei bond societari, i fondi obbligazionari corporate bond investment grade euro ha guadagnato in media da inizio anno il 3,4% mentre quelli in Usd il +6,58%, e i fondi high yield euro il +4,52% e quelli i Usd il 9,13%. Infine, i fondi specializzati sul debito emergente hanno accumulato rendimenti medi del 6,61%.
Le sottoscrizioni a favore dei fondi obbligazionari sono state spinte soprattutto agli sportelli bancari. Infatti, in base ai dati Assoreti al 31 marzo (quelli al 30 aprile saranno aggiornati nei prossimi giorni), la raccolta netta delle grandi reti di consulenza in Italia ha contabilizzato deflussi netti per 682 milioni mentre il resto del sistema italiano di distribuzione (incentrato praticamente sulle banche) segnava una raccolta netta positiva per 1,425 miliardi.
Ma attenzione. Se finora chi ha sottoscritto fondi ad indirizzo obbligazionario ha avuto senz’altro ragione in termini di risultati ottenuti, non è detto che lo stesso potrà valere nei prossimi mesi. Infatti il contesto è profondamente cambiato e i margini di guadagno per chi ha fondi obbligazionari in portafoglio si sono ridotti in modo significativo. I rendimenti dei titoli di stato dei paesi ‘core’ della zona euro sono ritornati in negativo. Il dollaro Usa potrebbe aver finito la sua corsa al rialzo sulla scia di una Federal Reserve in ‘pausa’ nel proprio percorso di rialzo dei tassi. I Paesi emergenti, che pure si giovano di un biglietto verde meno dirompente perché implica interessi in dollari meno onerosi da sostenere, dovranno fare i conti con la ripartenza della guerra dei dazi tra Usa e Cina che rallenta gli scambi commerciali a livello globale, colpendo soprattutto le esportazioni dei paesi in via di sviluppo. Insomma, a conti fatti, chi investe in fondi obbligazionari dovrà soppesare opportunamente le aspettative future evitando di guardare con lo specchietto retrovisore dei rendimenti del passato per evitare sgradite sorprese.
2,63 MILIARDI DI EURO NEI PRIMI QUATTRO MESI
Soltanto i bilanciati hanno saputo fare altrettanto (251 milioni) mentre le altre tre principali macro categorie hanno registrato un deficit tra sottoscrizioni e riscatti mensili: dagli azionari (-739 milioni), ai monetari (-1,8 miliardi), fino ai fondi flessibili (-1,3 miliardi). Il dato di aprile rafforza il trend positivo dei fondi obbligazionari che, da inizio anno, hanno accumulato adesioni nette per complessivi 2,63 miliardi.
PERFORMANCE POSITIVE DA INIZIO ANNO
Una tendenza alimentata anche dalle buone performance che molte asset class obbligazionarie hanno registrato nei primi 5 mesi di quest’anno. Per esempio, il rendimento medio dei fondi governativi euro è stato del +2,96% mentre quello dei governativi in dollari Usa è stato del +6,58%. Nell’ambito dei bond societari, i fondi obbligazionari corporate bond investment grade euro ha guadagnato in media da inizio anno il 3,4% mentre quelli in Usd il +6,58%, e i fondi high yield euro il +4,52% e quelli i Usd il 9,13%. Infine, i fondi specializzati sul debito emergente hanno accumulato rendimenti medi del 6,61%.
Fondi comuni, la spinta decisiva dei consulenti finanziari
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LA SPINTA AGLI SPORTELLI BANCARI
Le sottoscrizioni a favore dei fondi obbligazionari sono state spinte soprattutto agli sportelli bancari. Infatti, in base ai dati Assoreti al 31 marzo (quelli al 30 aprile saranno aggiornati nei prossimi giorni), la raccolta netta delle grandi reti di consulenza in Italia ha contabilizzato deflussi netti per 682 milioni mentre il resto del sistema italiano di distribuzione (incentrato praticamente sulle banche) segnava una raccolta netta positiva per 1,425 miliardi.
MINORI MARGINI DI GUADAGNO
Ma attenzione. Se finora chi ha sottoscritto fondi ad indirizzo obbligazionario ha avuto senz’altro ragione in termini di risultati ottenuti, non è detto che lo stesso potrà valere nei prossimi mesi. Infatti il contesto è profondamente cambiato e i margini di guadagno per chi ha fondi obbligazionari in portafoglio si sono ridotti in modo significativo. I rendimenti dei titoli di stato dei paesi ‘core’ della zona euro sono ritornati in negativo. Il dollaro Usa potrebbe aver finito la sua corsa al rialzo sulla scia di una Federal Reserve in ‘pausa’ nel proprio percorso di rialzo dei tassi. I Paesi emergenti, che pure si giovano di un biglietto verde meno dirompente perché implica interessi in dollari meno onerosi da sostenere, dovranno fare i conti con la ripartenza della guerra dei dazi tra Usa e Cina che rallenta gli scambi commerciali a livello globale, colpendo soprattutto le esportazioni dei paesi in via di sviluppo. Insomma, a conti fatti, chi investe in fondi obbligazionari dovrà soppesare opportunamente le aspettative future evitando di guardare con lo specchietto retrovisore dei rendimenti del passato per evitare sgradite sorprese.
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