GAM
Convertibili, un’opzione da valutare dopo il mini rally obbligazionario
Per Stanford (GAM Investments) il timing sembra essere propizio per le convertibili sfruttando la loro capacità di catturare buona parte dei rialzi di Borsa e, al contempo, offrire una buona protezione in quelle di ribasso
31 Maggio 2019 15:50
Potrebbe sembrare una proposta con un timing poco azzeccato quella di considerare le obbligazioni convertibili come un’alternativa al reddito fisso proprio quando, come confermato dai dati di aprile di Assogestioni, i risparmiatori italiani continuano a investire nei fondi obbligazionari classici. Tuttavia, se nei primi cinque mesi i sottoscrittori di questi fondi hanno potuto sfruttare condizioni favorevoli in molte asset class del reddito fisso – dai governativi alle obbligazioni societarie fino al debito emergente – proprio le robuste performance registrate tra gennaio e maggio hanno di fatto eroso gran parte dei margini di guadagno futuro. Ed è anche per questo che Jonathan Stanford, Investment Director di GAM, segnala le obbligazioni convertibili.
“Le consideriamo un’alternativa al reddito fisso, soprattutto nelle fase più complesse e meno lineari dei mercati finanziari, in virtù del proprio potenziale di generare rendimenti tipici del mercato azionario con livelli di volatilità similari a quelli del reddito fisso. Volatilità che, peraltro, può essere gestita tramite una rigorosa selezione della qualità del credito e del delta, ovvero il parametro che misura la sensibilità delle convertibili al mercato azionario” specifica l’esperto.
Si tratta di obbligazioni emesse da società, che pagano una cedola e prevedono una data di scadenza - nella quale è previsto il rimborso del loro valore nominale - ma con una caratteristica peculiare, costituita dall’asimmetria dei rendimenti: la possibilità cioè di catturare buona parte delle fasi di rialzo e, al contempo, offrire una buona protezione in quelle di ribasso.
“Se analizzano le performance storiche delle obbligazioni convertibili, si nota come, di solito, abbiano espresso una performance inferiore a quella del mercato azionario durante i forti rally di Borsa e una performance significativamente superiore nelle fasi di netto calo dell’azionario. Nel corso di un intero ciclo di mercato, hanno mostrato una tendenza a replicare grosso modo i mercati azionari, ma con una volatilità molto inferiore” fa presente Jonathan Stanford.
Secondo il quale l’appeal delle convertibili assume connotati particolari soprattutto in questa specifica fase, in quanto molte emissioni offrono, ai prezzi attuali, rendimenti superiori a quelli delle obbligazioni ordinarie dello stesso emittente: una situazione vista l'ultima volta all'inizio del 2009, e cioè dopo la profonda correzione del mercato azionario post crac Lehman Brothers. In pratica, puntualizza l’esperto, i possessori delle convertibili non solo non pagano l'opzione di conversione ma risultano addirittura pagati per detenerla.
Certo, ammette Jonathan Stanford , sono molteplici le variabili che influenzano le dinamiche di domanda/offerta delle convertibili determinando oscillazioni di prezzo anche piuttosto ampie, ma nel complesso il timing sembra essere propizio.
Magari puntando anche sulle opportunità di arbitraggio che l'attività di M&A (fusioni e acquisizioni) dovrebbe favorire, al contrario di quanto accaduto di recente. In tutti i modi, Jonathan Stanford rivela un posizionamento di portafoglio che si differenzia rispetto al benchmark: mentre quest’ultimo risulta più focalizzato sugli Stati Uniti, lui attualmente privilegia le obbligazioni convertibili europee a quelle statunitensi e dei mercati emergenti.
UN’ALTERNATIVA AL REDDITO FISSO
“Le consideriamo un’alternativa al reddito fisso, soprattutto nelle fase più complesse e meno lineari dei mercati finanziari, in virtù del proprio potenziale di generare rendimenti tipici del mercato azionario con livelli di volatilità similari a quelli del reddito fisso. Volatilità che, peraltro, può essere gestita tramite una rigorosa selezione della qualità del credito e del delta, ovvero il parametro che misura la sensibilità delle convertibili al mercato azionario” specifica l’esperto.
ASIMMETRIA NEI RENDIMENTI
Si tratta di obbligazioni emesse da società, che pagano una cedola e prevedono una data di scadenza - nella quale è previsto il rimborso del loro valore nominale - ma con una caratteristica peculiare, costituita dall’asimmetria dei rendimenti: la possibilità cioè di catturare buona parte delle fasi di rialzo e, al contempo, offrire una buona protezione in quelle di ribasso.
COSA RIVELANO LE PERFORMANCE STORICHE
“Se analizzano le performance storiche delle obbligazioni convertibili, si nota come, di solito, abbiano espresso una performance inferiore a quella del mercato azionario durante i forti rally di Borsa e una performance significativamente superiore nelle fasi di netto calo dell’azionario. Nel corso di un intero ciclo di mercato, hanno mostrato una tendenza a replicare grosso modo i mercati azionari, ma con una volatilità molto inferiore” fa presente Jonathan Stanford.
UNA SITUAZIONE FAVOREVOLE COME NEL MARZO 2009
Secondo il quale l’appeal delle convertibili assume connotati particolari soprattutto in questa specifica fase, in quanto molte emissioni offrono, ai prezzi attuali, rendimenti superiori a quelli delle obbligazioni ordinarie dello stesso emittente: una situazione vista l'ultima volta all'inizio del 2009, e cioè dopo la profonda correzione del mercato azionario post crac Lehman Brothers. In pratica, puntualizza l’esperto, i possessori delle convertibili non solo non pagano l'opzione di conversione ma risultano addirittura pagati per detenerla.
FOCUS SULL’EUROPA
Certo, ammette Jonathan Stanford , sono molteplici le variabili che influenzano le dinamiche di domanda/offerta delle convertibili determinando oscillazioni di prezzo anche piuttosto ampie, ma nel complesso il timing sembra essere propizio.
Magari puntando anche sulle opportunità di arbitraggio che l'attività di M&A (fusioni e acquisizioni) dovrebbe favorire, al contrario di quanto accaduto di recente. In tutti i modi, Jonathan Stanford rivela un posizionamento di portafoglio che si differenzia rispetto al benchmark: mentre quest’ultimo risulta più focalizzato sugli Stati Uniti, lui attualmente privilegia le obbligazioni convertibili europee a quelle statunitensi e dei mercati emergenti.