Banca d'Italia

Lo spread allarma Bankitalia: "Rischi per crescita e banche"

Per il governatore Ignazio Visco l’aumento del differenziale vanifica gli sforzi per contenere il deficit. E sui conti pubblici c’è attesa per la replica dell’Italia alla lettera di chiarimenti di Bruxelles

31 Maggio 2019 11:02

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Lo spread in salita - questa mattina il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedesco ha sfondato quota 290 punti - allarma il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che nelle sue considerazioni finali all’assemblea della Banca centrale questa mattina ha parlato di uno spread che crea rischi per la crescita e per le banche. Secondo il governatore, uno spread che sale vanifica il contenimento del deficit. Le parole di Visco arrivano mentre l’allargamento dello spread appesantisce i bancari in Borsa a Milano con i mercati in attesa della risposta del governo italiano alla lettera di Bruxelles.

LE BANCHE SOFFRONO


A subire i colpi dell’aumento dello spread sono infatti soprattutto i titoli bancari, che nelle ultime settimane hanno subito forti vendite. A pesare, oltre alle prese di beneficio successive allo stacco delle cedole, è l’esposizione ai titoli di Stato italiani: a quanto si è appreso nel prossimo piano di UniCredit sarebbe prevista una netta riduzione dello stock di titoli governativi.

CONTESTO IN DETERIORAMENTO


Tuttavia, la notizia peggiore per i mercati azionari è il nuovo fronte della guerra commerciale aperto da Donald Trump. In un tweet, il presidente statunitense ha fatto sapere che dal prossimo 10 giugno saranno imposti dazi doganali del 5% su tutti i prodotti importati dal Messico. Le tariffe potranno inoltre salire al 25% entro ottobre, ha minacciato Trump, se non si dovesse trovare una soluzione al problema dell'immigrazione clandestina. La notizia ha affossato soprattutto il settore auto, con Fca che è arrivata a cedere oltre il 4%.

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ATTESA PER LA REPLICA


È intanto attesa per oggi la replica del governo italiano alla lettera di chiarimenti inviata dalla Commissione europea per capire le ragioni dell’aumento del debito pubblico, in particolare nel periodo 2017-2018. Secondo alcuni osservatori, tra le frecce all’arco del ministro dell’Economia Giovanni Tria ci sarebbe quella del “tesoretto” da 1 miliardo di euro risparmiato grazie al minor numero di domande arrivate per il reddito di cittadinanza. Una cifra che, come ha precisato la Corte dei Conti due giorni fa e come è previsto dalla stessa legge di Bilancio, deve essere destinata appunto ad abbattere il disavanzo.

TRIA: PESA LA RECESSIONE TECNICA


A margine del Festival dell’Economia di Trento, ieri, il ministro Tria ha spiegato: “La domanda della commissione riguarda il 2018: scrivono che l’obiettivo di debito che non è stato centrato, noi rispondiamo che non è stato centrato perché abbiamo avuto una caduta del tasso di crescita e una recessione tecnica, non abbiamo però adottato nessun provvedimento che potesse portare a un peggioramento. Il surplus primario è aumentato sul 2017, non c’è stata nessuna finanza allegra. Ci sono regole europee, noi garantiamo il raggiungimento degli obiettivi 2019, forse anche minori in termini di deficit. C’è qualche segno di ripresa dell’economia, nel secondo trimestre. I nostri impegni li abbiamo scritti e approvati”.

LA SUCCESSIONE DI DRAGHI


Il confronto tra Roma e Bruxelles si inserisce in un quadro generale in mutamento. All’orizzonte non c’è solo la formazione della nuova Commissione, ma anche il cambio della guardia alla guida della Bce. L’ipotesi che a Mario Draghi possa succedere il presidente della Bundesbank, quel Jens Weidmann da molti considerato un “falco”, apre una serie di scenari che non coinvolgono solo le banche italiane.

RIALZO? FORSE E’ TROPPO PRESTO


Anche gli istituti tedeschi, infatti, presentano importanti esposizioni ai titoli di Stato del loro Paese. Titoli che attualmente hanno un rendimento negativo: per questo motivo Weidmann, se venisse nominato alla guida dell’Eurotower, potrebbe spingere per un rialzo dei tassi d’interesse di riferimento. Tuttavia, come nota il Financial Times, una mossa del genere non sarebbe supportata da adeguate condizioni economiche – la ripresa in Europa stenta – e un approccio troppo “hawkish” potrebbe essere più di intralcio che di aiuto per i conti delle banche.

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