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Perché il debito societario cinese è un osservato speciale

Il team International Equity di Morgan Stanley IM esamina i rischi collegati al nuovo debito societario cinese alla luce del ruolo più moderato dello shadow banking. Focus sui beni di consumo primari e sulla sanità

7 Giugno 2019 09:17

financialounge -  cina debito societario cinese Morgan Stanley Im shadow banking
Gli investitori azionari stanno monitorando con attenzione diversi pericoli: il rallentamento della crescita globale, la dinamica dei tassi negli Usa, la guerra commerciale Usa-Cina. C’è un ulteriore rischio che gli investitori farebbero bene a non trascurare, ossia il debito societario cinese. Si tratta di un argomento che il team International Equity di Morgan Stanley Investment Management (MSIM) tiene costantemente sotto osservazione per valutarne i potenziali rischi.

UN PO’ DI STORIA


In base ai calcoli effettuati dalla Federal Reserve Bank di St. Louis, tra il quarto trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2017, il credito totale del settore privato cinese è quasi raddoppiato rispetto al Pil, passando dal 115% al 207%. Il team di MSIM condivide l’opinione emersa nel documento del gennaio 2018 dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale) per il quale “l’esperienza internazionale suggerisce che una crescita così rapida non è sostenibile ed è tipicamente associata a una crisi finanziaria e/o a un forte rallentamento della crescita”.

IL CONTRASTO ALLO SHADOW BANKING


Le autorità di Pechino hanno affrontato la questione del debito societario a partire dal primo trimestre del 2017, cercando di ridurre il rapporto debito/PIL e allo stesso tempo contrastando il cosiddetto “sistema bancario ombra” (shadow banking). La quota di mercato di tale sistema nell’offerta del credito in Cina che, in precedenza, era arrivata a valere tra il 5% e il 10 del PIL, è stata praticamente azzerata. La fisiologica conseguenza è stata quella di veder calare anche il tasso di crescita di Pechino, data la dipendenza dell’economia cinese dall’offerta di finanziamenti. Il governo centrale cinese è pertanto intervenuto e, pur mantenendo lo shadow banking sotto controllo, ha supportato la crescita riducendo, tra le altre cose, i requisiti di riserva obbligatoria. L’obiettivo è stato quello di indirizzare i finanziamenti alle piccole e medie imprese private (PMI), che in precedenza dipendevano dallo shadow banking.

I TIMORI RESTANO


Ma, sebbene dal punto di vista della qualità e della trasparenza la fonte di finanziamento sia cambiata in meglio (dallo shadow banking al sistema bancario ufficiale), il ritorno alla crescita del debito societario cinese ha fatto comunque riemergere i timori su una possibile grave crisi finanziaria in Cina, considerando che anche i crediti deteriorati hanno registrato un aumento.

ALCUNE INDICAZIONI INCORAGGIANTI


Alcuni sviluppi sembrano tuttavia fornire indicazioni incoraggianti. Per rendere più solido il sistema finanziario, il governo di Pechino ha intrapreso iniziative che hanno reso più stretta la vigilanza, portando a sanzioni pecuniarie molto più ingenti rispetto al passato. Un approccio più rigoroso che ha indotto gli istituti di credito a ridurre gradualmente le pratiche contabili più superficiali e che dovrebbe permettere di migliorare la qualità dei bilanci bancari in Cina, in particolare quelli relativi alle banche più piccole e più vulnerabili.

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LE BAD BANK CINESI


“Il successo e la velocità di intervento di questa iniziativa dipenderà anche dalla ripresa del mercato dei crediti in difficoltà e dall’espansione della capacità delle asset management company (le “bad bank” cinesi)”, fa sapere il team di MSIM. Resta il fatto che i livelli del debito societario cinese restano su livelli estremamente elevati, pur non potendosi escludere che il governo di Pechino ricorra ad allentamenti nel credito al fine di conseguire una forte crescita del PIL. Determinante a riguardo sarà l’esito dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina: un mancato accordo tra i due Paesi potrebbe indurre il governo cinese a varare nuovi stimoli economici a breve termine, che avrebbero tuttavia l’effetto di aumentare i rischi nel lungo periodo.

LE SCELTE DI PORTAFOGLIO


Alla luce di queste problematiche sul debito societario cinese, quali sono le scelte di portafoglio adottate dal team di MSIM? Il portafoglio permette di avere un’esposizione alle prospettive di crescita a lungo termine dei mercati emergenti in generale e della Cina in particolare, rimanendo concentrati nella preservarvazione del capitale. Emerge un sovrappeso nei Paesi in via di sviluppo con una predilezione per aziende che generano circa il 31% del fatturato nei mercati emergenti, contro il 22% del mercato nel suo complesso. Inoltre i portafogli globali di MSIM evidenziano un’esposizione ai ricavi ottenuti direttamente in Cina pari a circa il 6%.

FOCUS SU BENI DI CONSUMO PRIMARI E SANITÀ


“Questa esposizione è concentrata su beni di consumo primari e sanità, due settori che a nostro avviso sono meno esposti ai principali rischi” dichiara il team di MSIM, che poi spiega: ”Se la crescita di Pechino dovesse rallentare questi settori dovrebbero riuscire a limitare l’erosione degli utili in modo molto più efficace rispetto alla media di mercato, grazie ai ricavi ricorrenti e al potere di determinazione dei prezzi. Inoltre, anche in caso di una nuova crisi finanziaria, questi comparti dovrebbero dimostrarsi più resistenti in virtù della loro minore leva finanziaria”.

 

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