Banca d'Italia
Minibot, cosa sono e quali rischi portano con sé
Dopo lo stop di Draghi e di Moody’s, si accende il dibattito sull’introduzione dei mini titoli di Stato, che secondo alcuni potrebbero rappresentare il primo passo verso l’abbandono dell’euro
7 Giugno 2019 15:40
Una “valuta parallela” o il primo passo verso un’uscita dell’Italia dall’euro. Approvati all’unanimità dalla Camera la scorsa settimana – i deputati di maggioranza e opposizione hanno votato una mozione parlamentare al riguardo – i minibot hanno incassato giudizi altrettanto unanimemente negativi, da quello di Mario Draghi a quello dell’agenzia di rating Moody’s.
"I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale", ha commentato ieri il presidente della Bce. “Non credo ci sia una terza possibilità”, ha aggiunto Draghi. "La lettura che le persone e i mercati danno di questi minibot non sembra essere molto positiva”.
Dello stesso tenore il commento di Moody’s, secondo cui i minibot rappresenterebbero "un primo passo verso la creazione di una valuta parallela e la preparazione dell’uscita dell’Italia dall’Eurozona". Per l’agenzia di rating "il semplice fatto che la proposta sia tornata alla ribalta è credit negative", ossia un fattore che influisce negativamente sulla determinazione del rating italiano, che verrà rivisto il 6 settembre.
Ma cosa sono i minibot? Tecnicamente si tratta di titoli di Stato di piccolo taglio. Al momento infatti i Buoni ordinari del Tesoro – titoli di debito pubblico di breve termine, cioè con scadenza a 3, 6 o 12 mesi – possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di 1000 euro. La proposta presente nel contratto di governo M5s-Lega prevede invece l’introduzione di Bot di piccolo taglio, da 5, 10, 20, 50 e 100 euro. Di aspetto simile alle banconote, i minibot dovrebbero essere utilizzati dallo Stato per pagare i propri creditori; da parte loro, i cittadini potrebbero riutilizzarli per pagamenti in favore dello Stato, come le tasse, le utenze delle controllate pubbliche, o per fare benzina nei distributori Eni. Inoltre, i minibot non avrebbero scadenza né tassi di interesse.
Caratteristiche che hanno lasciato perplessi molti osservatori. Come Lorenzo Bini Smaghi, già membro del comitato esecutivo della Bce e oggi presidente di Societe Générale, che in un’intervista al Corriere della Sera ha precisato: “Il problema non è il piccolo taglio ma il fatto che questi ipotetici titoli non avrebbero scadenza. È questo che li trasforma in moneta". Ma c’è di più: secondo le opinioni espresse in passato da alcuni esponenti dell’attuale maggioranza, come il deputato leghista Claudio Borghi, i minibot sarebbero "un espediente per uscire (dall’euro, ndr) in modo ordinato e tutelato". Un "espediente" che consentirebbe di aggirare i limiti imposti dall’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), che vieta l’introduzione di monete parallele all’interno dell’area euro.
Ma come ha spiegato Bankitalia, l’art. 128 del Tfue e il Regolamento EC/974/98 (agli articoli 2, 10 e 11) stabiliscono che “le banconote e le monete metalliche in euro sono le uniche con corso legale nell’unione monetaria”. Per questo motivo, i minibot avrebbero solo la funzione di “riserva di valore” e per questo sarebbero “del tutto simili a un titolo di Stato”. In più potrebbero essere usati come mezzo di pagamento solo con il consenso del creditore. Per questo, sottolinea via Nazionale, “potrebbero essere accettati con sicurezza solo dallo Stato, il quale si impegnerebbe ad accettarli in compensazione dei propri crediti fiscali nei confronti del detentore”.
Come ha spiegato la stessa Banca d’Italia su Twitter, i minibot sarebbero a tutti gli effetti titoli del debito pubblico, e quindi con la loro emissione il debito pubblico aumenterebbe. Non solo: il fatto che siano legati ai debiti della Pubblica amministrazione verso i privati non li rende comunque debito già emesso, ma nuovo debito. Inoltre, per sottrarsi ai vincoli previsti dall’articolo 128 l’Italia dovrebbe uscire non solo dall’euro ma anche dall’Unione europea.
ALTOLÀ DI DRAGHI
"I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale", ha commentato ieri il presidente della Bce. “Non credo ci sia una terza possibilità”, ha aggiunto Draghi. "La lettura che le persone e i mercati danno di questi minibot non sembra essere molto positiva”.
MOODY’S: FATTORE NEGATIVO
Dello stesso tenore il commento di Moody’s, secondo cui i minibot rappresenterebbero "un primo passo verso la creazione di una valuta parallela e la preparazione dell’uscita dell’Italia dall’Eurozona". Per l’agenzia di rating "il semplice fatto che la proposta sia tornata alla ribalta è credit negative", ossia un fattore che influisce negativamente sulla determinazione del rating italiano, che verrà rivisto il 6 settembre.
COSA SONO
Ma cosa sono i minibot? Tecnicamente si tratta di titoli di Stato di piccolo taglio. Al momento infatti i Buoni ordinari del Tesoro – titoli di debito pubblico di breve termine, cioè con scadenza a 3, 6 o 12 mesi – possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di 1000 euro. La proposta presente nel contratto di governo M5s-Lega prevede invece l’introduzione di Bot di piccolo taglio, da 5, 10, 20, 50 e 100 euro. Di aspetto simile alle banconote, i minibot dovrebbero essere utilizzati dallo Stato per pagare i propri creditori; da parte loro, i cittadini potrebbero riutilizzarli per pagamenti in favore dello Stato, come le tasse, le utenze delle controllate pubbliche, o per fare benzina nei distributori Eni. Inoltre, i minibot non avrebbero scadenza né tassi di interesse.
UN ESPEDIENTE PER LASCIARE L’EURO
Caratteristiche che hanno lasciato perplessi molti osservatori. Come Lorenzo Bini Smaghi, già membro del comitato esecutivo della Bce e oggi presidente di Societe Générale, che in un’intervista al Corriere della Sera ha precisato: “Il problema non è il piccolo taglio ma il fatto che questi ipotetici titoli non avrebbero scadenza. È questo che li trasforma in moneta". Ma c’è di più: secondo le opinioni espresse in passato da alcuni esponenti dell’attuale maggioranza, come il deputato leghista Claudio Borghi, i minibot sarebbero "un espediente per uscire (dall’euro, ndr) in modo ordinato e tutelato". Un "espediente" che consentirebbe di aggirare i limiti imposti dall’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue), che vieta l’introduzione di monete parallele all’interno dell’area euro.
I CHIARIMENTI DI BANKITALIA
Ma come ha spiegato Bankitalia, l’art. 128 del Tfue e il Regolamento EC/974/98 (agli articoli 2, 10 e 11) stabiliscono che “le banconote e le monete metalliche in euro sono le uniche con corso legale nell’unione monetaria”. Per questo motivo, i minibot avrebbero solo la funzione di “riserva di valore” e per questo sarebbero “del tutto simili a un titolo di Stato”. In più potrebbero essere usati come mezzo di pagamento solo con il consenso del creditore. Per questo, sottolinea via Nazionale, “potrebbero essere accettati con sicurezza solo dallo Stato, il quale si impegnerebbe ad accettarli in compensazione dei propri crediti fiscali nei confronti del detentore”.
RISCHIO AUMENTO DEL DEBITO
Come ha spiegato la stessa Banca d’Italia su Twitter, i minibot sarebbero a tutti gli effetti titoli del debito pubblico, e quindi con la loro emissione il debito pubblico aumenterebbe. Non solo: il fatto che siano legati ai debiti della Pubblica amministrazione verso i privati non li rende comunque debito già emesso, ma nuovo debito. Inoltre, per sottrarsi ai vincoli previsti dall’articolo 128 l’Italia dovrebbe uscire non solo dall’euro ma anche dall’Unione europea.
Trending