Pascal Blanqué
Protezionismo e altri pericoli: sui mercati la prudenza è d’obbligo
Nella view mensile di Amundi Sgr prevale la tendenza ad abbandonare gli attivi rischiosi, ma non troppo in fretta
13 Giugno 2019 16:36
Uno spettro si aggira per l’Europa (e non solo): il protezionismo. E’ ormai noto che la guerra commerciale innescata da Trump sia la principale preoccupazione per gli investitori a livello globale. Ma forse è bene fare il punto sulle contromisure che gli stessi investitori possono adottare per provare a ridurre gli effetti del “ciclone Trump”.
A mettere in guardia da un eccesso di fiducia per una svolta positiva del confronto sul commercio – anche se il presidente americano sembra impegnarsi abbastanza per smentire questa prospettiva – sono Pascal Blanqué e Vincent Mortier, rispettivamente Group Chief investment officer e Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi Sgr. Nel Global Investment Views di giugno, i due esperti sottolineano come recentemente la politica sia tornata a dominare i mercati finanziari.
Lo scenario macroeconomico centrale di Amundi Sgr vede il proseguimento di una crescita mondiale moderata, con un ampliamento del differenziale di crescita tra i Paesi emergenti e i Paesi sviluppati nella seconda parte del 2019 e un’inflazione bassa grazie alle banche centrali accomodanti. Tuttavia, spiegano Blanqué e Mortier, se il rischio politico dovesse interferire con il ciclo economico “il suo impatto potrebbe essere molto più duraturo e avere implicazioni significative”. Dunque, ammettono gli esperti di Amundi, “anche il nostro scenario principale potrebbe essere messo in discussione in caso di escalation della guerra dei dazi” a causa delle conseguenze su export, fiducia e inflazione.
“Questo tira e molla in cui si alterneranno toni aggressivi e momenti di riconciliazione proseguirà – spiegano Blanqué e Mortier - con ulteriori picchi di volatilità sui mercati. Ed è anche troppo presto per dei tagli da parte della Fed: probabilmente i mercati si sono sbilanciati troppo nello scontare un intervento della Fed, e per il momento non sosteniamo questa tesi”. Sul fronte inflazione, invece, non viene esclusa un’inversione di tendenza che potrebbe portare una fase meno lineare in ambito obbligazionario”.
Come rispondere, quindi, a livello di asset allocation? “Crediamo che non sia ancora giunto il momento di abbandonare completamente tutti gli attivi rischiosi – commentano gli esperti di Amundi Sgr - ma che sia invece il caso di implementare delle strategie per proteggere i portafogli in caso di un peggioramento della situazione”. Ciò significa prendere beneficio dove si è raggiunto l’obiettivo prefissato, visto che le attese sono di rischi maggiori e rendimenti più bassi”.
Nella visione tattica di Blanqué e Mortier, la situazione favorevole che ha interessato mercati ed economie a livello globale “sta cedendo il passo a una fase più fragile in cui il rischio assoluto dovrebbe venire ridotto”. In questo contesto potrebbero essere sfruttate le opportunità value (sottovalutati dal mercato in termini di valutazione) presenti in alcuni segmenti europei e dei Paesi emergenti.
ECCESSO DI FIDUCIA
A mettere in guardia da un eccesso di fiducia per una svolta positiva del confronto sul commercio – anche se il presidente americano sembra impegnarsi abbastanza per smentire questa prospettiva – sono Pascal Blanqué e Vincent Mortier, rispettivamente Group Chief investment officer e Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi Sgr. Nel Global Investment Views di giugno, i due esperti sottolineano come recentemente la politica sia tornata a dominare i mercati finanziari.
SCENARIO CENTRALE IN PERICOLO
Lo scenario macroeconomico centrale di Amundi Sgr vede il proseguimento di una crescita mondiale moderata, con un ampliamento del differenziale di crescita tra i Paesi emergenti e i Paesi sviluppati nella seconda parte del 2019 e un’inflazione bassa grazie alle banche centrali accomodanti. Tuttavia, spiegano Blanqué e Mortier, se il rischio politico dovesse interferire con il ciclo economico “il suo impatto potrebbe essere molto più duraturo e avere implicazioni significative”. Dunque, ammettono gli esperti di Amundi, “anche il nostro scenario principale potrebbe essere messo in discussione in caso di escalation della guerra dei dazi” a causa delle conseguenze su export, fiducia e inflazione.
PRESTO PER I TAGLI DELLA FED
“Questo tira e molla in cui si alterneranno toni aggressivi e momenti di riconciliazione proseguirà – spiegano Blanqué e Mortier - con ulteriori picchi di volatilità sui mercati. Ed è anche troppo presto per dei tagli da parte della Fed: probabilmente i mercati si sono sbilanciati troppo nello scontare un intervento della Fed, e per il momento non sosteniamo questa tesi”. Sul fronte inflazione, invece, non viene esclusa un’inversione di tendenza che potrebbe portare una fase meno lineare in ambito obbligazionario”.
COSA FARE CON GLI ATTIVI RISCHIOSI
Come rispondere, quindi, a livello di asset allocation? “Crediamo che non sia ancora giunto il momento di abbandonare completamente tutti gli attivi rischiosi – commentano gli esperti di Amundi Sgr - ma che sia invece il caso di implementare delle strategie per proteggere i portafogli in caso di un peggioramento della situazione”. Ciò significa prendere beneficio dove si è raggiunto l’obiettivo prefissato, visto che le attese sono di rischi maggiori e rendimenti più bassi”.
SCENARIO PIÙ FRAGILE
Nella visione tattica di Blanqué e Mortier, la situazione favorevole che ha interessato mercati ed economie a livello globale “sta cedendo il passo a una fase più fragile in cui il rischio assoluto dovrebbe venire ridotto”. In questo contesto potrebbero essere sfruttate le opportunità value (sottovalutati dal mercato in termini di valutazione) presenti in alcuni segmenti europei e dei Paesi emergenti.