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L’economia globale è una bici traballante su un percorso dissestato

Schroders propone una serie di scenari per l’economia globale, partendo dal più ‘probabile’ di graduale rallentamento fino a possibili sorprese al ribasso, con epicentri che si chiamano Cina, Italia e petrolio

18 Giugno 2019 08:45

financialounge -  cina italia Keith Wade petrolio recessione Schroders
Al giro di boa del 2019 l’economia globale si presenta più vulnerabile agli shock, come l’aumento delle tensioni commerciali, che minaccia le esportazioni e gli investimenti. Dei tre fattori che avrebbero dovuto stabilizzare l’attività economica del pianeta nella seconda parte dell’anno, vale a dire allentamento delle tensioni commerciali USA-Cina, banche centrali più flessibili e prezzi del petrolio più bassi, due sono venuti meno negli ultimi tre mesi, con il risultato che ora occorre fare più affidamento su politiche monetarie accomodanti per sostenere l’economia. Il risultato è un’economia globale che sembra ormai una bicicletta traballante, che può ribaltarsi al minimo dissesto della strada. E’ la conclusione cui giunge l’analisi di Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders. Secondo l’esperto a partire dalla crisi finanziaria, vi è stata una carenza di domanda nell’economia mondiale, con la riduzione dell’indebitamento delle famiglie statunitensi e la Cina che ha iniziato ad affrontare il problema dei debiti di bassa qualità, con il risultato di una crescita relativamente bassa, cioè una ‘stagnazione secolare’.

CINA E USA IN LENTO CAMMINO VERSO UN ACCORDO COMMERCIALE


Schroders propone uno scenario di base e quattro alternativi sulle prospettive globali di inflazione e crescita. Lo scenario base, a cui la grande casa d’investimento attribuisce una probabilità del 60%, prevede una crescita globale del 2,8% in rallentamento al 2,6% nel 2020, con inflazione al 2,6% a livello globale e al 2,3% negli USA nel 2019. Lo scenario base prevede anche che USA e Cina si muovano lentamente in direzione di un accordo entro fine anno, con successiva revoca dei più recenti aumenti dei dazi. Un percorso lineare verso l’accordo è giudicato improbabile mentre è prevedibile una significativa volatilità di mercato. Ma alla fine il presidente Trump vorrà impedire che i consumatori USA siano colpiti da prezzi più alti mentre si avvicina la scadenza elettorale di novembre 2020. Lo scenario assume anche che i tassi USA abbiano raggiunto il picco e che il dollaro resti stabile nel breve termine, per indebolirsi più avanti in corso d’anno.

LE POSSIBILITÀ DI RECESSIONE, CON GLI USA FUORI O DENTRO


Gli scenari alternativi proposti dall’esperto di Schroders sono un 2-3-2. La prima coppia prevede ‘recessione globale, USA esclusi’, con significativo deterioramento dell’outlook di Cina e Europa si deteriora significativamente, e una recessione USA nel 2020. Anche se la curva dei rendimenti negli Stati Uniti è tornata positiva, i modelli della casa suggeriscono che l’indicatore è ancora compatibile con un rischio significativo di recessione per il prossimo anno. Entrambi gli scenari avrebbero un impatto deflazionistico sull’economia mondiale, con una probabilità complessiva stimata al 14% complessivamente. E poi ci sono tre scenari ad impatto stagflazionistico, vale a dire inflazione persistente e una crescita stagnante, con una probabilità complessiva al 16% di probabilità nel complesso, e due a impatto reflazionistico, vale a dire che sia l’inflazione sia la crescita superano le aspettative. A questa eventualità è attribuita una probabilità complessiva sotto il 10%.

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LE VARIANTI DEFLAZIONISTICHE CON PROTAGONISTI CINA, ITALIA E PETROLIO


Le tre varianti degli scenari deflazionistici sono legate a tre temi. Il primo è una guerra commerciale che USA e Cina non riescono a evitare e che diventa una caratteristica permanente dell’economia globale. Il secondo ha come epicentro un'Italia colpita da sanzioni europee che riapre le ostilità con Bruxelles dopo l’estate, con i rendimenti dei Btp a 10 anni che schizzano fino al 6% richiedendo un bail-out, con governo tecnico e attivazione del programma OMT della BCE, che a quel punto riaprirebbe il Quantitative Easing per evitare all’Eurozona una forte recessione. Il terzo ha invece come protagonista il petrolio, con il barile che balza a 100 dollari spinto dalla perdita delle forniture iraniane e dalla minaccia di un conflitto nell’area.

REFLAZIONE GLOBALE POSSIBILE MA MOLTO IMPROBABILE


Infine i due scenari meno probabili della ‘reflazione globale’, nei quali sia l’inflazione che la crescita superano le aspettative. Il primo viene sintetizzato da Schroders nel titolo ‘la Cina riapre i rubinetti’, con uno stimolo su vasta scala da parte di Pechino, mentre nel secondo gli USA ‘sorprendono dal lato dell’offerta’ perché un’ulteriore porzione della popolazione americana entra a far parte della forza lavoro contenendo così la crescita degli stipendi e l’inflazione e allungando il ciclo economico. Wade osserva che in termini di probabilità, l’equilibrio dei rischi si è spostato in una direzione leggermente più stagflazionistica negli ultimi tre mesi, soprattutto per l’aumento delle tensioni commerciali, ma i rischi complessivi pendono chiaramente in direzione di una crescita più debole di quella prevista nello scenario di base.

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