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Investimenti, c’è vita oltre l’azionario Usa
Secondo Luca Paolini di Pictet AM, il mercato azionario degli Stati Uniti non offre grandi possibilità di rendimento, ed è arrivata l’ora di adattarsi a un panorama d’investimento differente
25 Giugno 2019 07:00
Il mercato azionario Usa non offre grandi possibilità di rendimento agli investitori: gli Stati Uniti presentano infatti mercati azionari con valutazioni elevate, una moneta sopravvalutata e un gap di crescita rispetto al resto del mondo sviluppato che si sta restringendo.
Per questi motivi, spiega un’analisi a cura di Luca Paolini di Pictet Asset Management, “le azioni americane sono destinate a produrre rendimenti solo di poco superiori all’inflazione nei prossimi cinque anni”. È quindi il momento giusto per diversificare dalle azioni statunitensi.
Tra le opzioni a disposizione degli investitori ci sono le azioni europee, “tradizionalmente un jolly”. Per Paolini, “nonostante le problematiche economiche della regione e il rischio di frammentazione politica, l’eurozona potrebbe fornire sorprese positive. Sarebbe sbagliato non prenderla in considerazione”.
Non vanno trascurati gli investimenti alternativi: per l’esperto “gli hedge fund, alcuni mercati real estate e le commodity, in particolare l’oro, dovrebbero generare buone performance. Il private equity farà invece fatica a esprimere i rendimenti degli anni precedenti”.
Ci sono poi i mercati emergenti, le cui attività appaiono attraenti, soprattutto in Asia. “Prevediamo un aumento dei multipli delle azioni e delle obbligazioni cinesi man mano che le riforme economiche del Paese si tradurranno in sovraperformance finanziarie”, spiega l’esperto, secondo cui la crescita della Cina rallenterà rispetto ai ritmi sostenuti degli ultimi decenni, ma sarà di qualità superiore. Inoltre, “Pechino ha sempre più necessità di attirare i capitali esteri, quantomeno per compensare la riduzione dei risparmi da parte della sua popolazione che sta invecchiando”.
Spostandosi sul fronte del reddito fisso, “le obbligazioni societarie dei mercati sviluppati sono particolarmente vulnerabili. I tassi dei titoli di Stato rimangono molto al di sotto dell’inflazione e l’indebitamento delle imprese è ai massimi”. Per questi motivi, gli investitori obbligazionari dovranno assumere più rischio per generare rendimenti positivi; questo significherà una maggiore allocazione nel debito dei mercati emergenti.
In un contesto che vedrà rendimenti inferiori alla media per molte delle classi di attività nei prossimi cinque anni, i cambi diverranno una importante fonte di alfa. Secondo Paolini, “dopo aver raggiunto una sopravvalutazione del 15%-20%, il dollaro si deprezzerà rapidamente nei confronti delle altre principali monete”.
In generale, le scelte di investimento che hanno avuto successo in passato difficilmente funzioneranno in futuro. Come sottolinea l’esperto, “storicamente un portafoglio 50% azioni e 50% titoli di Stato dei mercati sviluppati ha prodotto un rendimento annuo del 5% in termini reali; ma nei prossimi cinque anni la stessa allocazione difficilmente riuscirà a ottenere una performance positiva al netto dell’inflazione”.
Per battere l’inflazione nel lungo periodo, conclude Paolini, “gli investitori dovranno costruire un portafoglio con caratteristiche diverse, un portafoglio in cui gli asset dei mercati emergenti, l’oro, gli hedge fund e altre attività alternative abbiano maggiore prominenza”.
IL MOMENTO DI DIVERSIFICARE
Per questi motivi, spiega un’analisi a cura di Luca Paolini di Pictet Asset Management, “le azioni americane sono destinate a produrre rendimenti solo di poco superiori all’inflazione nei prossimi cinque anni”. È quindi il momento giusto per diversificare dalle azioni statunitensi.
SORPRESE POSITIVE DALL’EUROZONA?
Tra le opzioni a disposizione degli investitori ci sono le azioni europee, “tradizionalmente un jolly”. Per Paolini, “nonostante le problematiche economiche della regione e il rischio di frammentazione politica, l’eurozona potrebbe fornire sorprese positive. Sarebbe sbagliato non prenderla in considerazione”.
OCCHIO AGLI ALTERNATIVI
Non vanno trascurati gli investimenti alternativi: per l’esperto “gli hedge fund, alcuni mercati real estate e le commodity, in particolare l’oro, dovrebbero generare buone performance. Il private equity farà invece fatica a esprimere i rendimenti degli anni precedenti”.
LA CINA SOTTO LA LENTE
Ci sono poi i mercati emergenti, le cui attività appaiono attraenti, soprattutto in Asia. “Prevediamo un aumento dei multipli delle azioni e delle obbligazioni cinesi man mano che le riforme economiche del Paese si tradurranno in sovraperformance finanziarie”, spiega l’esperto, secondo cui la crescita della Cina rallenterà rispetto ai ritmi sostenuti degli ultimi decenni, ma sarà di qualità superiore. Inoltre, “Pechino ha sempre più necessità di attirare i capitali esteri, quantomeno per compensare la riduzione dei risparmi da parte della sua popolazione che sta invecchiando”.
Economia globale, la metamorfosi della Cina: da minaccia a salvezza
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IL REDDITO FISSO VIRA VERSO GLI EMERGENTI
Spostandosi sul fronte del reddito fisso, “le obbligazioni societarie dei mercati sviluppati sono particolarmente vulnerabili. I tassi dei titoli di Stato rimangono molto al di sotto dell’inflazione e l’indebitamento delle imprese è ai massimi”. Per questi motivi, gli investitori obbligazionari dovranno assumere più rischio per generare rendimenti positivi; questo significherà una maggiore allocazione nel debito dei mercati emergenti.
IL FATTORE CAMBI
In un contesto che vedrà rendimenti inferiori alla media per molte delle classi di attività nei prossimi cinque anni, i cambi diverranno una importante fonte di alfa. Secondo Paolini, “dopo aver raggiunto una sopravvalutazione del 15%-20%, il dollaro si deprezzerà rapidamente nei confronti delle altre principali monete”.
Azioni frenate dagli utili, le buone valutazioni non bastano
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SUPERARE LE SCELTE DEL PASSATO
In generale, le scelte di investimento che hanno avuto successo in passato difficilmente funzioneranno in futuro. Come sottolinea l’esperto, “storicamente un portafoglio 50% azioni e 50% titoli di Stato dei mercati sviluppati ha prodotto un rendimento annuo del 5% in termini reali; ma nei prossimi cinque anni la stessa allocazione difficilmente riuscirà a ottenere una performance positiva al netto dell’inflazione”.
SERVONO PORTAFOGLI DIVERSI
Per battere l’inflazione nel lungo periodo, conclude Paolini, “gli investitori dovranno costruire un portafoglio con caratteristiche diverse, un portafoglio in cui gli asset dei mercati emergenti, l’oro, gli hedge fund e altre attività alternative abbiano maggiore prominenza”.