Alitalia

Atlantia, rebus concessioni: quali prospettive per il titolo

Le esternazioni di Di Maio su Atlantia preoccupano, anche se il bilancio della società è buono e il titolo in un anno è cresciuto del 25%. Un buon deal potrebbe arrivare da Fincantieri che sarà parte attiva nella ricostruzione del ponte di Genova

28 Giugno 2019 15:14

financialounge -  Alitalia Atlantia Fincantieri Luigi Di Maio
Un’azienda decotta, soprattutto senza il rinnovo delle concessioni autostradali. Non è andato per il sottile il vicepremier Luigi Di Maio parlando di Atlantia, la società che gestisce numerose autostrade italiane e che molti ipotizzavano come partner ideale nel salvataggio di Alitalia. "Se abbiamo detto a Genova che revocavamo le concessioni autostradali – ha spiegato il leader del M5S - il giorno in cui, come governo, in maniera coerente lo faremo, quell'azienda avrà delle difficoltà, perderà valore in borsa. Se li mettiamo dentro Alitalia, faranno perdere valore anche ad Alitalia, faranno precipitare agli aerei” e quindi la stoccata finale: “Atlantia è decotta, non può essere coinvolta”.

LO SCONTRO NON FA BENE, TARGET ATLANTIA RIVISTO AL RIBASSO A 22 EURO


Ma è davvero così? “Ovviamente l'uscita di Di Maio ha avuto effetti negativi sul titolo - ci spiega Vincenzo Longo, market strategist per Ig Group - anche se le ripercussioni sono state piuttosto contenute alla luce del fatto che gli analisti sanno leggere un bilancio. Per quanto riguarda la possibile eliminazione della concessione credo che il mercato abbia fatto le opportune valutazioni quando c'è stata la tragedia del ponte Morandi. In Borsa il titolo credo che troverà supporto sui 22 euro su cui è tornato due volte negli ultimi due mesi; solo in caso di rottura il quadro si deteriorerebbe, ma non lo ha fatto ieri sulle notizie di Di Maio, quindi ha retto bene”. “Chiaramente un ministro dello Sviluppo economico che va a dire che Atlantia è decotta – aggiunge Emanuele Canegrati, senior analyst di BpPrime di Londra – fra l‘altro con rischio di contenzioso legale fa sì che il titolo non sia appetibile almeno nel breve periodo, anche se la performance annuale segna un +25,40%. Al di là della situazione contingente, c’era comunque dal punto di vista dell’analisi tecnica una impostazione verso il peggioramento e quindi nelle prossime sedute si potrebbe assistere a dei nuovi ribassi con target intorno ai 22 euro”.

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BILANCIO OK, MA SI FA STRADA LA CESSIONE DI ASSET CON QUOTE DI TELEPASS


I riflettori si sono accessi inevitabilmente con il crollo del ponte Morandi e nonostante Atlantia sia leader globale nel settore delle infrastrutture di trasporto autostradali ed aeroportuali con una presenza articolata in 23 paesi, quell’episodio ha minato l’immagine dell’azienda. Un gruppo che gestisce 14mila chilometri di autostrade a pedaggio, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino in Italia e i tre aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez in Francia con oltre 60 milioni di passeggeri l'anno. Atlantia ha un fatturato aggregato 2018 superiore a 11 miliardi di euro e un Ebitda di oltre 7 miliardi di euro. Ma, ricordano gli analisti, proprio con il tema della revoca delle concessioni autostradali – che comunque non è così immediato e costerebbe allo Stato circa 25 miliardi di euro (il valore dei flussi di cassa calcolati da oggi al 2038 cioè alla scadenza naturale del contratto, prorogata al 2042) - sta pensando anche a cedere quote come ad esempio nella controllata Telepass. Goldman Sachs e a Mediobanca dovrebbero avviare una procedura competitiva per la vendita del 30% dopo l’estate. Gli offerenti non mancano come i fondi Warburg Pincus, Permira, Partners Group, CVC Capital Partners e KKR che hanno già espresso interesse. Altra strada potrebbe essere anche la quotazione di Telepass a Piazza Affari cisto che lo stesso amministratore delegato Giovanni Castellucci aveva definito possibile la cessione di un terzo della controllata e questo – dicono gli analisti - potrebbe essere soltanto un primo passo verso l’IPO.

CON PONTE MORANDI GIÙ ATLANTIA, MA POTREBBE SALIRE FINACANTIERI


Ma il Ponte Morandi – che è stato demolito in via definitiva proprio oggi – evoca anche un’altra società che sarà parte attiva nella ricostruzione, Fincantieri. L’azienda, attiva soprattutto nella cantieristica navale, ricostruirà il nuovo ponte a Genova in cordata con Salini-Impregilo e Italferr per una commessa da oltre 200 milioni di euro. “Sarebbe un buon deal – spiega Vincenzo Longo – soprattutto alla luce del contesto globale che si sta facendo sempre più difficile. Il titolo è piuttosto depresso dopo aver provato un allungo ad inizio anno ma continua a far fatica a tenere quota 1 euro”. “La performance annuale è di quasi il 6% - aggiunge Emanuele Canegrati – il titolo è consigliato a investitori più propensi al rischio con un trend nel breve periodo di una leggera contrazione. Dipende un po’ dall’orizzonte d’investimento, in generale sembra prevalere la posizione di consolidamento con un trend in salita”.

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