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Mercati, l’equilibrio instabile tra banche centrali e dati economici

Rondorf (AllianzGI) nell’analizzare le prospettive dei mercati finanziari aspetta importanti indizi la prossima settimana, dall’esito del G20 in Giappone, dalla bilancia commerciale, dal mercato del lavoro americano e dagli indici Pmi

28 Giugno 2019 16:09

financialounge -  Allianz GI dazi G20 politica monetaria Stefan Rondorf
Al momento i mercati finanziari si muovono sul filo dell’equilibrio instabile fra le speranze di un maggiore sostegno da parte delle Banche Centrali e le incertezze relative alle dispute commerciali tra Washington e Pechino. In questo contesto, è possibile analizzare le attese implicite nei prezzi di mercato sebbene risulti difficile riuscire a tratteggiare uno scenario che sia coerente e plausibile sia per l’ambiente azionario che per quello obbligazionario.

LE BANCHE CENTRALI NON BASTANO


Tuttavia, come fa notare Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy di AllianzGI, su un fatto sembra non esserci dubbio: l’ala protettrice delle banche centrali che si è di nuovo dispiegata promettendo politiche monetarie accomodanti non riuscirà da sola nell’intento di garantire rendimenti soddisfacenti agli investitori ma è indispensabile che i dati macro economici migliorino. A questo proposito, sottolinea lo strategist, i problemi geopolitici e, più in particolare, le guerre commerciali, non giocano a favore.

COSA DICE IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO…


L’analisi di Stefan Rondorf sui mercati finanziari parte dal sensibile calo dei rendimenti delle obbligazioni governative, con i Bund a lunga scadenza che hanno fissato i nuovo minimi storici. In parallelo nel mercato monetario USA i prezzi impliciti incorporano una riduzione del tasso sui Fed funds di 100 punti base (-1,00%) entro il luglio del prossimo anno. “Si tratta di valutazioni che esprimono prospettive economiche cupe per i prossimi mesi. Resta il fatto, tuttavia, che le banche centrali si muoveranno lungo il proprio (limitato) spazio di manovra soltanto in caso di un concreto rallentamento della crescita” spiega Stefan Rondorf.

… E COSA INDICA INVECE QUELLO AZIONARIO


Il quale, passando al mercato azionario, mette subito in evidenza come, in questo ambito, le aspettative siano diverse rispetto a quelle del reddito fisso. Gli indici azionari statunitensi stazionano sui massimi storici con attese per una crescita dei profitti aziendali nei prossimi trimestri: solo così troverebbero una certa giustificazione le performance a due cifre inanellate dagli indici da inizio anno. Le valutazioni, che appaiono piuttosto tirate rispetto ai valori storici, sono motivate dal probabile taglio dei tassi a breve. “Peccato che emerga un certo scetticismo sulla crescita futura da parte degli investitori azionari. Oltre ai titoli tecnologici che attraggono una domanda strutturale, sono risultati piuttosto intonati i settori difensivi come utility e produttori alimentari, mentre hanno evidenziato andamenti meno brillanti le aree più cicliche, come commodity, auto e chimica” specifica Stefan Rondorf, ricordando come, peraltro, chi è investito oggi in azioni sia incline ad accettare premi di valutazione elevati per i titoli di società con utili stabili e bilanci di qualità.

IL BOOM DI ORO E BITCOIN


Il quadro dei mercati finanziari si completa ulteriormente con gli spread delle obbligazioni societarie che si collocano al di sotto della media e che Stefan Rondorf interpreta come una previsione di una fase di debolezza dell’economia alla quale le banche centrali dovrebbero rispondere in modo tempestivo scongiurando, o limitando ai minimi termini, i rischi di recessione e di default. Ipotesi, che Stefan Rondorf ritiene quantomeno azzardata, tratteggiate soltanto dai nostalgici delle vecchie ricette di stimolo messe in campo negli anni scorsi dalle Banche Centrali. Non a caso, aggiunge lo strategist, si sono registrate significative rivalutazioni delle monete sostitutive a rendimento zero, che beneficiano del calo degli interessi reali. Il riferimento è alle quotazioni dell’oro che ha toccato i massimi degli ultimi sei anni, su cui si sono fiondati gli investitori più prudenti, e a quelle delle criptovalute - in particolare, ma non solo, il bitcoin – su cui si sono invece precipitati gli speculatori.

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L’ESITO DEL G20 DI OSAKA


Precisato tutto questo, la prossima settimana dovrebbero rendersi disponibili nuovi elementi di giudizio per le prospettive dei mercati finanziari a cominciare dall’esito del G20 di Osaka in Giappone dal quale ci si attende se non un accordo, almeno un impegno a scongiurare la rottura dei negoziati sino-americani e l’introduzione di nuovi dazi all’import cinese in America che non farebbe che incrementare i pericoli di ribasso per l’economia mondiale.

FOCUS SU BILANCIA COMMERCIALE, LAVORO E INDICI PMI


Oltre a quanto accadrà al G20, per Stefan Rondorf saranno da seguire con la massima attenzione sia l’aggiornamento sulla bilancia commerciale statunitense e sia la relazione sul mercato del lavoro di giugno, nonché gli indici PMI, manifatturiero e dei servizi: questi ultimi dovranno fornire elementi per comprendere a che punto è il clima di fiducia nell’industria manifatturiera, dopo i segnali di severo peggioramento negli Usa e di lenta ripresa in Cina e nella zona euro.

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