Federal Reserve

La Federal Reserve salva il rally, quanti tagli nel 2019?

PGIM Fixed Income, gestore delegato di Pramerica Sgr, prevede due soli tagli, mentre il mercato prezza la possibilità di un numero maggiore di tagli e Fed Funds più bassi

4 Luglio 2019 08:40

financialounge -  Federal Reserve politiche monetarie Pramerica Sgr Robert Tipp
Gli investitori si attendono ormai un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana e un tono accomodante delle diverse banche centrali. Le condizioni per politiche monetarie ancora espansive ci sono, dagli effetti delle tensioni commerciali ai dati relativi all’inflazione che è al di sotto degli obiettivi in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. La banca centrale Usa sta seguendo con attenzione questi sviluppi e ne sta prendendo atto, anche se tra i suoi componenti non sembra esserci un’unanimità di vedute. “All’interno dell’istituzione si registra una divisione, con metà dei governatori che ha riconosciuto il bisogno di politiche accomodanti e vede questa azione come un'escursione temporanea, mentre la restante metà non crede sia necessario un taglio e anzi si aspetta che i tassi salgano”, spiega Robert Tipp, Chief Investment Strategist e Head of Global Bonds di PGIM Fixed Income, gestore delegato di Pramerica Sgr. Secondo Tipp, la componente a favore di un taglio di 50 punti base riuscirà probabilmente a convincere gli altri membri, ma i risultati saranno visibili solo nei prossimi anni. “Presumibilmente ci si muoverà in un contesto caratterizzato da una crescita moderata e da un’inflazione contenuta”.

MERCATI TROPPO OTTIMISTI?


C’è il rischio che i mercati stiano sovraprezzando i possibili tagli dei tassi nel 2019? È lecito aspettarsi misure accomodanti, osserva Tipp, ma i tassi a breve termine, che riflettono aspettative di un taglio di 100 punti base nei prossimi 12 mesi, sembrano prezzare un’attività della Fed molto superiore a quanto prevedono in PGIM Fixed Income: nell’ipotesi di un peggioramento delle tensioni commerciali, esiste una piccola probabilità di un brusco risveglio del mercato, sulla falsariga di quanto accaduto l’ultima volta che la Bce ha tagliato i tassi e avviato il suo Quantitative Easing, ossia in uno scenario negativo per le istituzioni finanziarie in cui i mercati hanno iniziato a scendere. “Crediamo che i mercati stiano prezzando il fatto che tutte le banche centrali sono vicine al limite e che ci sono pochi modi di stimolare in maniera efficace la crescita e sostenere i mercati. A fronte di dati negativi, la Fed avrà bisogno di tagliare i tassi in maniera molto consistente. Nello scenario di base ci aspettiamo due tagli nei prossimi 12 mesi, mentre il mercato prezza la possibilità di un numero di interventi superiore e Fed Funds più bassi delle attese”.

Perché la correzione di maggio non è un remake di fine 2018


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IL PESO DELLA FED NELL’IPOTESI DI UNA GUERRA DEI DAZI


Difficile, invece, prevedere se l’intervento della Banca Centrale Usa sarà sufficiente a controbilanciare i danni di una guerra commerciale con la Cina, dato che sono presenti diversi elementi di incertezza legati alle configurazioni politiche e alla marcata frammentazione a cui stiamo assistendo, tanto l’Italia quanto gli Stati Uniti ne sono un esempio. Le motivazioni politiche possono portare a scelte che non fanno necessariamente il bene dell’economia e a tensioni tra i paesi coinvolti. “Alcune battaglie legate ad aspetti importanti – come ad esempio la proprietà intellettuale – forse possono avere senso, ma il mondo è abituato a gestire queste divergenze in maniera differente e un approccio di questo tipo mette sotto pressione gli investimenti e la fiducia minacciando la crescita, ed è un aspetto con cui continueremo ad avere a che fare nel prossimo futuro”.

CRESCITA E CALO DEI TASSI


La popolazione invecchia, il debito mondiale è a livello record e sul mercato è presente molta liquidità, dal momento che diverse aree, Europa inclusa, si trovano a dover gestire i tassi negativi. Il risultato è che il livello di equilibrio dei tassi scende anche a fronte di una crescita dell'economia. “Ma non ci aspettiamo una recessione, non vediamo gli eccessi che generalmente conducono a quel risultato”, è la conclusione di Tipp. “Semplicemente, il tasso di crescita è sotto le attese, ma non stiamo registrando un indebolimento drammatico”.

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