Arabia Saudita

JP Morgan EMBI Global Diversified, 11,4% il peso dei cinque Paesi del Golfo

Pictet Asset Management, segnala l’importante novità dell’inserimento nell’indice JP Morgan EMBI Global Diversified di 5 paesi del Golfo Persico. Una novità rilevante per l’investitore che aggiunge qualità ai titoli del debito, ma richiede attenzione al petrolio

10 Luglio 2019 10:15

financialounge -  Arabia Saudita debito emergente mercati emergenti Pictet Sabrina Khanniche
Dal 31 gennaio 2019, cinque Paesi del Consiglio per la cooperazione del Golfo (Gcc) - Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Kuwait e Bahrein - hanno iniziato il loro periodo di ingresso graduale di nove mesi nell'indice JP Morgan EMBI Global Diversified. Si tratta della maggiore singola modifica mai effettuata al principale indice del debito in dollari dei Mercati emergenti. I cinque nuovi Paesi Gcc, infatti, costituiranno l'11,4% dell'indice. A differenza di quanto accaduto con la Cina, che ha impiegato sei anni per passare dal 2% al 10% di peso dell’indice, i 5 paesi Gcc hanno conquistato immediatamente una quota rilevante.

UNA DINAMICA DEL PIL PIÙ VOLATILE PERCHÉ LEGATA AL PETROLIO


A far luce e a fornire indicazioni sull’importanza di questo ingresso per gli investiori è Sabrina Khanniche, Senior economist di Pictet Asset Management. L’esperta mette innanzitutto in fila i pesi dei Paesi Gcc in base al Pil, con l’Arabia Saudita in testa con una quota del 44% del PIL complessivo, mentre gli Emirati Arabi Uniti rappresentano il 25%, il Qatar il 14%, il Kuwait il 9%, l'Oman il 5% e il Bahrein il 2%. Ma ciò che accomuna tutte le economie Gcc è la loro concentrazione. Infatti, rappresentano cinque delle sei economie più concentrate al mondo, secondo i dati dell'Onu. Di conseguenza, osserva la Khanniche, le economie dei Paesi Gcc sono molto vulnerabili alle oscillazioni del prezzo del petrolio, il che rende la dinamica di crescita del loro Pil più volatile.

L’OBBLIGO DI DIVERSIFICARE LE ECONOMIE


Con bassi prezzi del petrolio destinati a diventare una costante e non un fattore temporaneo, è d'obbligo per i Paesi Gcc diversificare le loro economie. Uno sforzo che stanno compiendo, con gli Emirati Arabi che spiccano in modo netto malgrado la loro ricchezza petrolifera. Secondo il report “Ease of doing business” della Banca Mondiale, gli Emirati Arabi occupano l’11° posto tra i Paesi in cui è più facile iniziare un’attività economica. Tuttavia, per altri Paesi Gcc la strada è ancora lunga. Ad esempio, l'Arabia Saudita ha attuato numerose riforme dal 2005, ma la sua posizione in classifica è ancora arretrata.

TRA I PRINCIPALI EMITTENTI DI DEBITO DOPO IL CALO-PETROLIO


L’esperta di Pictet Asset Management osserva che comunque tutte le economie Gcc puntano a una maggiore diversificazione economica nei rispettivi obiettivi di Vision 2030. Ma adesso, sottolinea, “occorrono i risultati”. Questo perché gli investitori terranno conto dell'applicazione dell'Iva, delle riforme del contesto imprenditoriale e del mercato del lavoro, e della riduzione dei sussidi, per citare solo alcuni fattori. I Paesi Gcc in passato erano esclusi dall’indice JP Morgan perché ritenuti “troppo ricchi” per rispondere ai normali criteri di ammissibilità dei mercati emergenti. Ma ora JP Morgan ha introdotto il coefficiente di parità del potere d'acquisto come nuovo parametro, rendendoli ammissibili. L’inserimento riflette anche il fatto che i Gcc sono diventati tra i principali emittenti di debito al mondo, in quanto il crollo di prezzi del petrolio li ha costretti a rivolgersi ai mercati dei capitali per finanziarsi. Le emissioni di debito da parte dei Paesi GCC sono cresciute fino a raggiungere il 4-5% del Pil.

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COMPENSATI I PROBLEMI DI RATING DOVUTI A BRASILE, RUSSIA E TURCHIA


Quale sono le implicazioni per l’investitore? La Senior economist di Pictet Asset Management risponde che in primo luogo viene aggiunta una componente di “rischio" del prezzo del petrolio all'indice JP Morgan EMBI, circa 120 miliardi di dollari di obbligazioni che saranno aggiunti all'indice entro fine settembre. Inoltre, il numero di Paesi che compone l'indice aumenta fino a 72, il più elevato di sempre. E aumenta anche il numero di emittenti e strumenti. Inoltre, con Kuwait, Qatar e EAU nella fascia di rating a doppia A, il rating medio ponderato del benchmark diventerà investment grade, passando a BBB- da BB+. E questo, osserva ancora Pictet AM, compenserà i problemi di rating avuti dall'indice per via dei significativi deterioramenti in Brasile, Russia e Turchia.

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