Amundi
Le cinque ‘D’ della bussola per navigare i Mercati emergenti
Secondo Amundi sono il debito, il dinamismo, la diplomazia, la dipendenza dagli investimenti esteri e la domanda interna i fattori da valutare per cogliere opportunità nei Mercati emergenti
11 Luglio 2019 14:31
I mercati finanziari dei Paesi emergenti sono cresciuti molto insieme alle rispettive economie e rappresentano sempre più una valida alternativa per l’investitore alla ricerca di opportunità e diversificazione. Ma allo stesso tempo gli Emergenti rappresentano un mare vasto, in cui può non essere facile indovinare la rotta giusta. Una bussola per aiutare la navigazione la offre Yerlan Syzdykov, Head of Emerging Markets di Amundi, in un’analisi approfondita delle “5D” che li caratterizzano: debito, dinamismo, diplomazia, dipendenza dall’estero e domanda interna, che sono anche strettamente connesse alla valutazione delle vulnerabilità.
Come in diversi mercati sviluppati, un esempio per tutti l’Italia, un primo aspetto chiave da considerare è la valutazione della dinamica del debito, sia a livello Paese, sia a livello societario. Secondo l’esperto di Amundi, la dinamica complessiva del debito nei Mercati emergenti sembra essere sotto controllo. Il 2018 è stato l’anno in cui il debito è cresciuto più lentamente dal 2001, con livelli debito totale/Pil al 212% rispetto al 390% nei Mercati Sviluppati. Il quadro è però profondamente diverso nelle varie economie. Syzdykov avverte che i mercati a volte sottostimano i potenziali adeguamenti del rating che potrebbero determinare un riprezzamento del rischio sui titoli di Stato, mentre sul fronte del debito corporate è importante esaminare la dinamica dell’indebitamento quando si valuta l’attrattività complessiva della classe di attivi e le singole idee di investimento. Le discrepanze tra regioni e titoli evidenziano la necessità di una forte focalizzazione sulla selezione bottom-up e sulla gestione della liquidità, visti i rischi di downside legati al rallentamento dell’economia globale e ai conflitti commerciali.
Anche il dinamismo è un fattore cruciale in un mondo in cui le tensioni geopolitiche e i cambiamenti delle normative possono spesso ridisegnare i perimetri entro i quali si fa impresa. Il dinamismo delle economie emergenti è riflesso anche nei benchmark, interessati da profondi cambiamenti in termini di allocazione settoriale. L’informatica e i servizi per le comunicazioni sono stati i settori che sono cresciuti più in fretta negli ultimi dieci anni, mentre l’energia e i materiali sono quelli che si sono ridotti maggiormente. Da una prospettiva geografica, i futuri sviluppi dipenderanno in misura crescente anche dalla capacità di investire nelle persone e nelle infrastrutture, di accelerare sul fronte delle riforme, di migliorare la prospettiva di “fare impresa” e di sostenere l’apertura del mercato. Amundi fa l’esempio dell’India come Paese molto attivo sulle riforme che nella “facilità nel fare impresa” è salito dalla 144esima posizione nel 2016 alla 77esima posizione nel 2019.
Dal dinamismo alla diplomazia, che secondo Amundi rivestirà un ruolo ancora più importante che in passato, perché stiamo passando rapidamente da un mondo monopolare a un mondo multipolare e, a livello geografico, l’allineamento con i nuovi “blocchi” svolgerà un ruolo crescente nello sviluppo di un Paese. Il “consenso di Washington” e le regole del Fondo monetario internazionale continuano a essere ancore importanti, ma le ricomposizioni geopolitiche si stanno aggiungendo come fattori di forte impatto finora ignorati. Il report fa l’esempio della Nuova Via della Seta, che vede alcuni Paesi gravitare attorno alla Cina per ottenere un supporto nella costruzione delle infrastrutture e accedere ai finanziamenti. A livello societario, Amundi sottolinea la maggiore consapevolezza sui temi di sostenibilità, che rivestono grande importanza per gli investitori: i fattori Esg (Environmental, Social e Governance) sembrano destinati ad assumere un ruolo ancor più rilevante nella selezione dei titoli dei Paesi emergenti.
La dipendenza dai capitali stranieri resta uno dei freni principali agli investimenti nei Paesi emergenti nei periodi di turbolenza. Amundi nota che dal punto di vista dei titoli sovrani, l’elevata dipendenza dal debito in valuta forte rappresenta una debolezza perché in tempi di crisi espone un Paese a forti deflussi di capitali, il che crea un legame fortissimo tra i cicli monetari dei Paesi sviluppati e le politiche monetarie dei Paesi emergenti. Il report nota che il livello complessivo di dipendenza dai capitali stranieri è migliorato negli ultimi anni, ma le obbligazioni emergenti rimangono particolarmente sensibili alla dinamica del dollaro Usa e alla politica della Fed. Nel 2019, la svolta accomodante della Fed ha creato un punto di ingresso per le obbligazioni emergenti. Un contesto caratterizzato dal rallentamento dell’economia americana e da una Fed in modalità di pausa potrebbe continuare a essere favorevole agli investitori interessati ai rendimenti dalle obbligazioni dei Mercati emergenti.
Infine la domanda interna, sostenuta dall’espansione della classe media, soprattutto in Cina e in India, che secondo Amundi trainerà i consumi e la crescita. Entro il 2030, prevede il report, due terzi della classe media mondiale in termini di popolazione sarà in Asia, un trend che dovrebbe rivelarsi positivo soprattutto per le imprese e i Paesi che puntano a sfruttare le prospettive dell’economia interna e a essere quindi meno esposti alla dinamica della de-globalizzazione causata dai conflitti commerciali. Le imprese e i settori dei Mercati emergenti con esposizioni diversificate sull’estero sono un terreno fertile per la selezione di idee di investimento meno vulnerabili a un’ulteriore escalation dei conflitti commerciali.
DEBITO DEGLI EMERGENTI SOTTO CONTROLLO
Come in diversi mercati sviluppati, un esempio per tutti l’Italia, un primo aspetto chiave da considerare è la valutazione della dinamica del debito, sia a livello Paese, sia a livello societario. Secondo l’esperto di Amundi, la dinamica complessiva del debito nei Mercati emergenti sembra essere sotto controllo. Il 2018 è stato l’anno in cui il debito è cresciuto più lentamente dal 2001, con livelli debito totale/Pil al 212% rispetto al 390% nei Mercati Sviluppati. Il quadro è però profondamente diverso nelle varie economie. Syzdykov avverte che i mercati a volte sottostimano i potenziali adeguamenti del rating che potrebbero determinare un riprezzamento del rischio sui titoli di Stato, mentre sul fronte del debito corporate è importante esaminare la dinamica dell’indebitamento quando si valuta l’attrattività complessiva della classe di attivi e le singole idee di investimento. Le discrepanze tra regioni e titoli evidenziano la necessità di una forte focalizzazione sulla selezione bottom-up e sulla gestione della liquidità, visti i rischi di downside legati al rallentamento dell’economia globale e ai conflitti commerciali.
RIFORME PRO-IMPRESE IMPORTANTI, L’ESEMPIO DELL’INDIA
Anche il dinamismo è un fattore cruciale in un mondo in cui le tensioni geopolitiche e i cambiamenti delle normative possono spesso ridisegnare i perimetri entro i quali si fa impresa. Il dinamismo delle economie emergenti è riflesso anche nei benchmark, interessati da profondi cambiamenti in termini di allocazione settoriale. L’informatica e i servizi per le comunicazioni sono stati i settori che sono cresciuti più in fretta negli ultimi dieci anni, mentre l’energia e i materiali sono quelli che si sono ridotti maggiormente. Da una prospettiva geografica, i futuri sviluppi dipenderanno in misura crescente anche dalla capacità di investire nelle persone e nelle infrastrutture, di accelerare sul fronte delle riforme, di migliorare la prospettiva di “fare impresa” e di sostenere l’apertura del mercato. Amundi fa l’esempio dell’India come Paese molto attivo sulle riforme che nella “facilità nel fare impresa” è salito dalla 144esima posizione nel 2016 alla 77esima posizione nel 2019.
LA NUOVA VARIABILE INTRODOTTA DALLA VIA DELLA SETA
Dal dinamismo alla diplomazia, che secondo Amundi rivestirà un ruolo ancora più importante che in passato, perché stiamo passando rapidamente da un mondo monopolare a un mondo multipolare e, a livello geografico, l’allineamento con i nuovi “blocchi” svolgerà un ruolo crescente nello sviluppo di un Paese. Il “consenso di Washington” e le regole del Fondo monetario internazionale continuano a essere ancore importanti, ma le ricomposizioni geopolitiche si stanno aggiungendo come fattori di forte impatto finora ignorati. Il report fa l’esempio della Nuova Via della Seta, che vede alcuni Paesi gravitare attorno alla Cina per ottenere un supporto nella costruzione delle infrastrutture e accedere ai finanziamenti. A livello societario, Amundi sottolinea la maggiore consapevolezza sui temi di sostenibilità, che rivestono grande importanza per gli investitori: i fattori Esg (Environmental, Social e Governance) sembrano destinati ad assumere un ruolo ancor più rilevante nella selezione dei titoli dei Paesi emergenti.
Green bond, la chiave per lo sviluppo sostenibile dei Paesi emergenti
Green bond, la chiave per lo sviluppo sostenibile dei Paesi emergenti
LA POLITICA MONETARIA DELLA FED È DIVENTATA FAVOREVOLE
La dipendenza dai capitali stranieri resta uno dei freni principali agli investimenti nei Paesi emergenti nei periodi di turbolenza. Amundi nota che dal punto di vista dei titoli sovrani, l’elevata dipendenza dal debito in valuta forte rappresenta una debolezza perché in tempi di crisi espone un Paese a forti deflussi di capitali, il che crea un legame fortissimo tra i cicli monetari dei Paesi sviluppati e le politiche monetarie dei Paesi emergenti. Il report nota che il livello complessivo di dipendenza dai capitali stranieri è migliorato negli ultimi anni, ma le obbligazioni emergenti rimangono particolarmente sensibili alla dinamica del dollaro Usa e alla politica della Fed. Nel 2019, la svolta accomodante della Fed ha creato un punto di ingresso per le obbligazioni emergenti. Un contesto caratterizzato dal rallentamento dell’economia americana e da una Fed in modalità di pausa potrebbe continuare a essere favorevole agli investitori interessati ai rendimenti dalle obbligazioni dei Mercati emergenti.
LA NUOVA CLASSE MEDIA SOSTIENE CONSUMI E CRESCITA
Infine la domanda interna, sostenuta dall’espansione della classe media, soprattutto in Cina e in India, che secondo Amundi trainerà i consumi e la crescita. Entro il 2030, prevede il report, due terzi della classe media mondiale in termini di popolazione sarà in Asia, un trend che dovrebbe rivelarsi positivo soprattutto per le imprese e i Paesi che puntano a sfruttare le prospettive dell’economia interna e a essere quindi meno esposti alla dinamica della de-globalizzazione causata dai conflitti commerciali. Le imprese e i settori dei Mercati emergenti con esposizioni diversificate sull’estero sono un terreno fertile per la selezione di idee di investimento meno vulnerabili a un’ulteriore escalation dei conflitti commerciali.