BCE
Nuovo QE e taglio dei tassi, Draghi indica la strada
Il presidente della Bce conferma le attese del mercato e lascia i tassi invariati, ma apre la porta a futuri tagli e a una nuova edizione del programma di acquisti di titoli. E sul suo futuro precisa: non dirigerò il Fmi
25 Luglio 2019 16:05
La Bce targata Mario Draghi non smentisce le aspettative e apre a un programma di nuovi stimoli monetari. Nel giorno in cui il consiglio direttivo della Bce ha dato il via libera alla nomina di Christine Lagarde, che prenderà il posto di Draghi il prossimo primo novembre, l’Eurotower ha fatto sapere di essere aperta alle ipotesi di nuove e più aggressive misure di stimolo monetario, tra cui un “tiering” del tasso sui depositi e un nuovo programma di “quantitative easing”, di cui però non è stata discussa l’entità.
L’istituto di Francoforte, spiega una nota, ha incaricato i comitati a livello di zona euro di esplorare nuove opzioni, nuovi acquisti e una “modulazione” del tasso sui depositi, confermato all’attuale -0,4% così come a zero il benchmark e a 0,25% i prestiti marginali. Rafforzando la cosiddetta “guidance” sui tassi, il consiglio prevede che il costo del denaro nella zona euro rimanga sui livelli attuali o inferiori almeno fino alla fine del primo semestre del 2020. Solo pochi mesi fa la Bce aveva ipotizzato tassi invariati fino al prossimo anno, ora invece è arrivata la prima apertura ai tagli.
Con l’inflazione ben al di sotto del target del 2% - che oggi lo stesso Draghi ha messo per la prima volta in discussione – la produzione industriale in Germania in caduta libera e la Fed intenzionata ad avviare una politica più accomodante, secondo gli osservatori è solo una questione di tempo prima che la Banca centrale europea dia il via al nuovo programma di stimoli.
Secondo le stime degli analisti, la Bce taglierà il tasso sui depositi in settembre, con gli economisti che non prevedono nel breve termine una svolta nelle sorti dell’economia europea.
“L’outlook sta peggiorando”, ha confermato Draghi in conferenza stampa, aggiungendo che le probabilità di un recupero nella seconda parte dell’anno stanno diventando sempre più labili. Importante anche quanto dichiarato sul fronte dell’inflazione, con il comunicato ufficiale che per la prima volta non fa cenno al target di un livello “inferiore, ma vicino al 2% nel medio termine”, parlando invece di “un approccio simmetrico” all’inflazione.
“La bottom line”, ha precisato Draghi, “è che di base non ci piace quello che vediamo sul fronte dell’inflazione: approccio simmetrico significa che non si parla più del limite del 2%. L’inflazione può deviare in un senso o nell’altro”.
Sul fronte macroeconomico, la crescita globale più debole e gli effetti del protezionismo sul commercio globale "stanno ancora pesando sull’economia dell’Eurozona", ha fatto sapere Draghi, secondo cui "le prospettive stanno peggiorando sempre più per il settore manifatturiero, nei Paesi dove questo settore è importante” In più, "la possibilità di una ’hard Brexit’ è un altro attore da tenere in considerazione".
Tuttavia, secondo il presidente della Bce “i rischi di recessione sono abbastanza bassi”, anche se, in caso dovesse continuare il peggioramento delle condizioni economiche dell’Eurozona, “il ruolo della politica di bilancio diventerebbe essenziale". Draghi ha poi precisato che "ogni Paese ha la sua agenda e sa come attivare la politica di bilancio in caso di shock idiosincratici".
Non è mancato un cenno al futuro, con Draghi che ha escluso qualsiasi “scambio” con Christine Lagarde, respingendo al mittente le ipotesi di una sua nomina a direttore generale del Fondo monetario internazionale. "Non per me, non credo proprio, non sono disponibile. Mi fa piacere ma il problema non si pone”.
PORTA APERTA AI TAGLI
L’istituto di Francoforte, spiega una nota, ha incaricato i comitati a livello di zona euro di esplorare nuove opzioni, nuovi acquisti e una “modulazione” del tasso sui depositi, confermato all’attuale -0,4% così come a zero il benchmark e a 0,25% i prestiti marginali. Rafforzando la cosiddetta “guidance” sui tassi, il consiglio prevede che il costo del denaro nella zona euro rimanga sui livelli attuali o inferiori almeno fino alla fine del primo semestre del 2020. Solo pochi mesi fa la Bce aveva ipotizzato tassi invariati fino al prossimo anno, ora invece è arrivata la prima apertura ai tagli.
QUESTIONE DI TEMPO
Con l’inflazione ben al di sotto del target del 2% - che oggi lo stesso Draghi ha messo per la prima volta in discussione – la produzione industriale in Germania in caduta libera e la Fed intenzionata ad avviare una politica più accomodante, secondo gli osservatori è solo una questione di tempo prima che la Banca centrale europea dia il via al nuovo programma di stimoli.
Dazi, tassi e ripresa: i Godot che i mercati aspettano
Dazi, tassi e ripresa: i Godot che i mercati aspettano
TAGLIO A SETTEMBRE?
Secondo le stime degli analisti, la Bce taglierà il tasso sui depositi in settembre, con gli economisti che non prevedono nel breve termine una svolta nelle sorti dell’economia europea.
APPROCCIO SIMMETRICO ALL’INFLAZIONE
“L’outlook sta peggiorando”, ha confermato Draghi in conferenza stampa, aggiungendo che le probabilità di un recupero nella seconda parte dell’anno stanno diventando sempre più labili. Importante anche quanto dichiarato sul fronte dell’inflazione, con il comunicato ufficiale che per la prima volta non fa cenno al target di un livello “inferiore, ma vicino al 2% nel medio termine”, parlando invece di “un approccio simmetrico” all’inflazione.
NON SI PARLA DEL LIMITE DEL 2%
“La bottom line”, ha precisato Draghi, “è che di base non ci piace quello che vediamo sul fronte dell’inflazione: approccio simmetrico significa che non si parla più del limite del 2%. L’inflazione può deviare in un senso o nell’altro”.
CRESCITA DEBOLE E PROTEZIONISMO
Sul fronte macroeconomico, la crescita globale più debole e gli effetti del protezionismo sul commercio globale "stanno ancora pesando sull’economia dell’Eurozona", ha fatto sapere Draghi, secondo cui "le prospettive stanno peggiorando sempre più per il settore manifatturiero, nei Paesi dove questo settore è importante” In più, "la possibilità di una ’hard Brexit’ è un altro attore da tenere in considerazione".
RECESSIONE? RISCHI BASSI
Tuttavia, secondo il presidente della Bce “i rischi di recessione sono abbastanza bassi”, anche se, in caso dovesse continuare il peggioramento delle condizioni economiche dell’Eurozona, “il ruolo della politica di bilancio diventerebbe essenziale". Draghi ha poi precisato che "ogni Paese ha la sua agenda e sa come attivare la politica di bilancio in caso di shock idiosincratici".
NIENTE SCAMBIO CON LAGARDE
Non è mancato un cenno al futuro, con Draghi che ha escluso qualsiasi “scambio” con Christine Lagarde, respingendo al mittente le ipotesi di una sua nomina a direttore generale del Fondo monetario internazionale. "Non per me, non credo proprio, non sono disponibile. Mi fa piacere ma il problema non si pone”.
Trending