Alessandro Tentori

Motore dell’economia ingolfato dai tassi ai minimi storici?

I tassi negativi della zona euro mandano in sofferenza il sistema finanziario, il vero driver della crescita nell’economia odierna: pro e contro di una politica monetaria troppo accomodante

2 Agosto 2019 07:00

financialounge -  Alessandro Tentori Axa Investment Managers Morning News tassi
Da inizio anno le principali banche centrali, a cominciare dalla Federal Reserve americana e dalla Banca centrale europea, hanno riportato le rispettive politiche monetarie da ‘moderatamente restrittive’ alla modalità ‘espansiva’. La Fed, che dal 2015 aveva iniziato il percorso di normalizzazione dei tassi con graduali e costanti rialzi dei saggi di interesse Usa, nei giorni scorsi ha provveduto al primo taglio dei tassi dal 2008. La Bce, dal canto suo, ha fatto sapere di essere pronta a sostenere l’economia e l’inflazione della zona euro con tutti gli strumenti di politica monetaria, anche agendo, se necessario, con ulteriori tagli dei tassi sebbene questi siano già negativi.

TASSI AI MINIMI: VANTAGGI E SVANTAGGI


Tassi di interesse ai minimi storici comportano benefici per i debitori, sia piccoli (famiglie , artigiani, commercianti, liberi professionisti) e sia grandi (aziende, Stati) in quanto permettono di onorare le rate o, addirittura, di rinegoziare a tassi più convenienti il debito residuo. Per contro tassi bassi, o addirittura negativi, determinano anche aspetti indesiderati con ripercussioni di rilievo sull’economia reale. Le banche europee, in particolare, devono pagare alla Bce lo 0,4% sulle riserve eccedenti di liquidità con un impatto negativo sul loro margine d’interesse.

GLI IMPATTI DELLA GUERRA COMMERCIALE


Sullo sfondo i tassi di crescita economici dei paesi sviluppati mostrano segnali di affaticamento, mentre l’inflazione non riesce a raggiungere i target fissati dalle banche centrali. Certo, occorre ricordare che le dispute commerciali tra Washington e Pechino hanno creato uno stato di profonda incertezza nelle aziende rallentando o sospendendo gli investimenti in attesa di scenari più chiari. Una situazione che pesa non poco in un ciclo economico che è tra i più lunghi del dopoguerra. Precisato questo, secondo molti osservatori i tassi negativi hanno degli impatti non secondari sull’economia reale e spiegano perché, nonostante i tassi di interesse siano ai minimi storici, non si riesca a rimettere in moto l’economia in modo sostenibile, senza l’aiuto delle banche centrali.

SETTORE FINANZIARIO FULCRO DELL’ECONOMIA


L’attuale contesto è infatti profondamente cambiato rispetto al passato, come spiega Alessandro Tentori, CIO AXA IM Italia: “La composizione del Pil che prima dipendeva in modo significativo dal settore manifatturiero oggi, attraverso la leva finanziaria e i mercati finanziari, vede il settore finanziario come driver della crescita. Pertanto se i tassi sono ai minimi storici e, addirittura, in territorio negativo questo manda in sofferenza i margini delle aziende finanziarie e, a cascata, rallenta le prospettive di crescita dell’economia”.


MENO REDDITO PATRIMONIALE DA SPENDERE


Un secondo aspetto sempre imputabile ai tassi negativi che funge da freno all’economia è che una parte dei consumi, quelli pagati con i frutti del patrimonio risparmiato nel tempo, tendono ad assottigliarsi proprio per effetto dei minori rendimenti ricavabili dal patrimonio. Non solo. Il patrimonio risparmiato con sacrifici negli anni rischia di perdere valore nel tempo in funzione dei tassi negativi e degli effetti dell’inflazione determinando un effetto di minore ricchezza disponibile.

L’ESEMPIO DEL GIAPPONE


A questo proposito vale la pena ricordare l’esempio del Giappone che, per primo, negli anni ’90 ha sperimentato la politica monetaria dei tassi a zero, e che permette di fare alcune considerazioni sugli effetti che questa strategia monetaria può produrre sull’economia di un paese. Ebbene a distanza di quasi trent’anni si può constatare come il sistema bancario e assicurativo nipponico abbiano accusato una profonda ristrutturazione e consolidamento. Proprio alla luce di questa esperienza storica e di quanto accaduto nel corso degli ultimi anni con il varo del Quantitative easing nella zona euro è lecito chiedersi quali conseguenze possano comportare nel medio lungo termine queste politiche sull’economia reale e sulle prospettive di crescita in modo da soppesarne in modo corretto pregi e difetti.

I FENOMENI SECOLARI CHE INFLUISCONO SU INFLAZIONE E CRESCITA


Considerazioni da fare alla luce della maggiore complessità dovuta ai nuovi fenomeni che stanno rivoluzionando le dinamiche tipiche del ciclo economico. Dall’invecchiamento della popolazione alla disruption tecnologica, dai cambiamenti climatici alla de-globalizzazione, sono in atto tendenze secolari in grado di scompaginare le aspettative sull’inflazione e sulla crescita che rendono particolarmente intricata l’attività di sostegno all’economia da parte delle banche centrale.

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