Capital Group
Perché i dazi possono essere un’opportunità per la Cina
Secondo Capital Group le società cinesi hanno le carte in regola per resistere ai dazi imposti da Trump. E alla lunga un accordo servirebbe a entrambi i Paesi
14 Agosto 2019 07:00
L’annuncio del presidente Trump di introdurre, a partire dal prossimo 1° settembre, nuovi dazi al 10% su altre merci importante dalla Cina per 300 miliardi di dollari ha provocato una correzione dei listini internazionali con un sensibile aumento della volatilità. Fenomeni alimentati anche dalla ‘ritorsione’ messa in atto da Pechino che ha prontamente svalutato lo yuan rispetto al dollaro. Questa nuova escalation delle tensioni commerciali sino-americane ha sollevato ancora una volta quesiti su come e quando il conflitto potrà vedere una qualche soluzione o compromesso.
“Se si osserva il quadro generale - dichiara Steve Watson, Equity Portfolio Manager di Capital Group - dal punto di vista della Cina non tutte le questioni sollevate in questa disputa commerciale devono essere catalogate in modo negativo. Anzi, nei prossimi anni non si può affatto escludere che l'economia cinese possa beneficiare dalle riforme proposte da Washington”. L’esperto cita, come esempio, il delicato tema della proprietà intellettuale oggi tanto caro alla Casa Bianca: dal momento che molte imprese cinesi stanno sviluppando con successo apparecchiature hardware e programmi e servizi software proprietari di alto livello, in futuro potrebbero esserci risvolti molto positivi per le stesse aziende di Pechino.
Nel frattempo, è la convinzione a cui giunge Steve Watson, si avrà un accordo o, in alternativa, una serie di intese. Certo, ammette l’esperto, le tempistiche sono difficili da prevedere, ma dal momento che entrambe le parti hanno tutto l’interesse a raggiungere un’intesa sarà questa la conclusione più probabile.
Ne deriva, sempre secondo Steve Watson , che non emergono ostacoli ad investire nelle aziende cinesi. “Se osserviamo molti dei gruppi più dinamici del paese notiamo che sono quotati in Borsa – per esempio, i giganti di internet come Alibaba, Tencent, Baidu e Ctrip -, non mostrano una particolare dipendenza dalle perturbazioni del commercio internazionale, e risultano esposti in larga misura al mercato interno”. E’ fisiologico che le loro quotazioni risultino influenzate, soprattutto nel breve termine, dal sentiment negativo degli investitori in Cina, ma sembra improbabile che la dinamica di crescita dei loro profitti possa risentirne in questa fase e, soprattutto, nel medio e lungo termine.
Il vero problema è riuscire a stimare il possibile impatto dei dazi esistenti e proposti sulle merci statunitensi e cinesi dal momento che non se ne conosce la durata della loro applicazione. Nel caso in cui dovessero protrarsi per un prolungato periodo di tempo, è indubbio che, dapprima, i produttori, i retailer, i distributori e successivamente i consumatori, accuseranno il colpo. Gli Stati Uniti dovrebbero avere difficoltà per trovare sostituti per specifici prodotti “Made in China” mentre l’impatto per il colosso asiatico potrebbe rivelarsi meno significativo di quanto sarebbe stato in passato.
“L’economia cinese è sempre più orientata ai consumi personali e, rispetto a prima, evidenzia un’importante inclinazione ai servizi. E’ senz’altro vero che la guerra commerciale – e i dazi in particolare – abbia danneggiato il manifatturiero locale, ma è altrettanto evidente che la crescita economica complessiva del Paese non dovrebbe risultare impattata come lo sarebbe stata anche solo cinque anni fa” spiega Steve Watson.
Secondo il quale, inoltre, non si devono trascurare l’ala protettrice della Fed e l’attenzione della autorità cinesi. La Federal Reserve - insieme alle banche centrali di tutto il mondo - è pronta a prendere in esame l’opzione di un taglio dei tassi di interesse per rimettere in moto l’economia globale. Pechino, dal canto suo, può utilizzare diverse opzioni nel caso in cui nutrisse timori circa la crescita economica: dalla svalutazione dello yuan a nuove misure di stimolo fiscale e monetario, dall’incremento del finanziamento dei progetti infrastrutturali al taglio delle tasse, fino alla maggiore accessibilità al credito da parte di famiglie e aziende.
POTENZIALI VANTAGGI PER PECHINO A MEDIO LUNGO TERMINE
“Se si osserva il quadro generale - dichiara Steve Watson, Equity Portfolio Manager di Capital Group - dal punto di vista della Cina non tutte le questioni sollevate in questa disputa commerciale devono essere catalogate in modo negativo. Anzi, nei prossimi anni non si può affatto escludere che l'economia cinese possa beneficiare dalle riforme proposte da Washington”. L’esperto cita, come esempio, il delicato tema della proprietà intellettuale oggi tanto caro alla Casa Bianca: dal momento che molte imprese cinesi stanno sviluppando con successo apparecchiature hardware e programmi e servizi software proprietari di alto livello, in futuro potrebbero esserci risvolti molto positivi per le stesse aziende di Pechino.
UN ACCORDO USA-CINA SI FARÀ
Nel frattempo, è la convinzione a cui giunge Steve Watson, si avrà un accordo o, in alternativa, una serie di intese. Certo, ammette l’esperto, le tempistiche sono difficili da prevedere, ma dal momento che entrambe le parti hanno tutto l’interesse a raggiungere un’intesa sarà questa la conclusione più probabile.
L’APPEAL DELLE AZIONI CINESI
Ne deriva, sempre secondo Steve Watson , che non emergono ostacoli ad investire nelle aziende cinesi. “Se osserviamo molti dei gruppi più dinamici del paese notiamo che sono quotati in Borsa – per esempio, i giganti di internet come Alibaba, Tencent, Baidu e Ctrip -, non mostrano una particolare dipendenza dalle perturbazioni del commercio internazionale, e risultano esposti in larga misura al mercato interno”. E’ fisiologico che le loro quotazioni risultino influenzate, soprattutto nel breve termine, dal sentiment negativo degli investitori in Cina, ma sembra improbabile che la dinamica di crescita dei loro profitti possa risentirne in questa fase e, soprattutto, nel medio e lungo termine.
STIMARE GLI IMPATTI DEI DAZI
Il vero problema è riuscire a stimare il possibile impatto dei dazi esistenti e proposti sulle merci statunitensi e cinesi dal momento che non se ne conosce la durata della loro applicazione. Nel caso in cui dovessero protrarsi per un prolungato periodo di tempo, è indubbio che, dapprima, i produttori, i retailer, i distributori e successivamente i consumatori, accuseranno il colpo. Gli Stati Uniti dovrebbero avere difficoltà per trovare sostituti per specifici prodotti “Made in China” mentre l’impatto per il colosso asiatico potrebbe rivelarsi meno significativo di quanto sarebbe stato in passato.
Investire nei Mercati emergenti: istruzioni per l’uso
Investire nei Mercati emergenti: istruzioni per l’uso
ECONOMIA CINESE IN EVOLUZIONE
“L’economia cinese è sempre più orientata ai consumi personali e, rispetto a prima, evidenzia un’importante inclinazione ai servizi. E’ senz’altro vero che la guerra commerciale – e i dazi in particolare – abbia danneggiato il manifatturiero locale, ma è altrettanto evidente che la crescita economica complessiva del Paese non dovrebbe risultare impattata come lo sarebbe stata anche solo cinque anni fa” spiega Steve Watson.
FED E AUTORITA’ CINESI PRONTE A INTERVENIRE
Secondo il quale, inoltre, non si devono trascurare l’ala protettrice della Fed e l’attenzione della autorità cinesi. La Federal Reserve - insieme alle banche centrali di tutto il mondo - è pronta a prendere in esame l’opzione di un taglio dei tassi di interesse per rimettere in moto l’economia globale. Pechino, dal canto suo, può utilizzare diverse opzioni nel caso in cui nutrisse timori circa la crescita economica: dalla svalutazione dello yuan a nuove misure di stimolo fiscale e monetario, dall’incremento del finanziamento dei progetti infrastrutturali al taglio delle tasse, fino alla maggiore accessibilità al credito da parte di famiglie e aziende.