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Idee di investimento – Azioni – 26 agosto 2019
Il mercato azionario resta promettente ma aumentano i timori per una recessione. Occorrono selettività e cautela nelle scelte puntando sui finanziari, sul lusso e su specifiche nicchie come il tema della carenza idrica
26 Agosto 2019 09:48
TRUMP DEVE AFFRETTARSI A SIGLARE UN ACCORDO CON LA CINA
“Se il presidente Trump punta alla rielezione nel 2020, dovrebbe affrettarsi a stringere un’intesa con la Cina il prima possibile per scongiurare che un accordo possa rivelarsi tardivo. Questo anche alla luce della strategia di Pechino che, improntata a negoziazioni compassate, sembra al momento in vantaggio su Washington”, afferma nell’articolo Mercato azionario promettente, ma Trump deve accelerare sull’accordo con la Cina Alberto Conca, responsabile degli investimenti di Zest SA. Il manager ritiene ancora probabile un accordo prima della fine dell’anno e che il mercato azionario in questo scenario risulterebbe l’asset class con le migliori opportunità. Tuttavia, sottolinea Alberto Conca, la propria esposizione all’azionario sarà implementata con cautela e in modo graduale probabilmente nei mesi di settembre ed ottobre che dovrebbero offrire buone opportunità.
GLI ISTITUZIONALI TEMONO DI PIU’ UNA RECESSIONE
Nel frattempo, un sondaggio di Bank of America rivela che il 34% degli istituzionali teme una recessione, la percentuale più alta degli ultimi 8 anni, mentre nel frattempo si sono addensati nuovi minacciosi nuvoloni nel cielo dell’economia globale. Le risposte del sondaggio che Bank of America Merrill Lynch (BofA) ha condotto coinvolgendo 224 investitori istituzionali – fondi pensione, casse di previdenza, fondi sovrani, desk assicurativi, private banker – per un totale di 553 miliardi di dollari di risorse in gestione sono illustrate nell’articolo Sondaggio Bank of America, recessione alle porte per un terzo degli investitori istituzionali ed evidenziano come l’aumento dei timori di recessione coincida con la preoccupazione degli investitori per le valutazioni tra le diverse classi di attività. Gli istituzionali sono rialzisti sui prezzi delle obbligazioni, in quanto il 43% degli intervistati prevede che rendimenti a breve termine saranno più bassi nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 9% ipotizza tassi più elevati a lungo termine: va ricordato che se i rendimenti scendono i prezzi delle obbligazioni aumentano perché le due variabili si muovono in modo inverso. al contrario le azioni statunitensi vengono considerate dal 78% degli investitori intervistati come “sopravvalutate“: l’unica altra volta nella quale tali valutazioni sono state così estreme contemporaneamente (positive sui bond e negative sulle azioni) è stato nell’agosto del 2018, poco prima di una grave correzione dell’S&P 500.
FINANZIARI SÍ, TECNOLOGICI NO
Che fare? È meglio assumere un atteggiamento improntato alla cautela sulle asset class rischiose, effettuando scelte selettive nell’azionario. È questa, in estrema sintesi, la conclusione a cui giungono nell’articolo Selettività e cautela sugli attivi rischiosi gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit in base agli indicatori proprietari della liquidità. “Wall Street resta tuttavia la piazza azionaria più costosa, con le valutazioni che incorporano un premio del 30% rispetto alle azioni mondiali sulla base del p/e rettificato per la ciclicità. Al contrario, emerge una convenienza nelle azioni del Regno Unito e del Giappone rispetto a quelle globali”, fanno sapere dalla Pictet Asset Management Strategy Unit che mantiene un sovrappeso sui titoli britannici oltre che nei mercati emergenti. A livello settoriale, alla luce del rallentamento dell’economia globale e della contrazione dei profitti aziendali, vengono invece privilegiati i finanziari che scambiano a valutazioni che sono ritenute eque o convenienti. “Le loro valutazioni sono interessanti visto che sono trattate al di sotto del livello medio a 20 anni sia in base al rapporto p/e che al rapporto prezzo/patrimonio netto”, sottolineano i professionisti di Pictet Am, secondo i quali anche dal punto di vista tecnico ci sono le condizioni per puntare sui finanziari, dal momento che il 72% dei titoli contenuti nell’indice MSCI World Financials viaggia al di sopra della media mobile a 200 giorni. “Dal momento che ci aspettiamo un taglio dei tassi d’interesse, sia negli Stati Uniti che altrove, inferiore alla attuali aspettative del mercato, i titoli finanziari ne dovrebbero trarre beneficio perché i margini d’interesse bancari risulterebbero meno penalizzati”, spiegano gli esperti di Pictet Am che, più in generale, optano per un’allocazione settoriale piuttosto difensiva, che evidenzia un sottopeso sui titoli tecnologici – dove la crescita dei profitti è prossima ai massimi – e un sovrappeso sui beni di consumo di base.
LUSSO, RIVOLUZIONE MILLENNIAL
A proposito di settori, nell’articolo Il lusso ha una marcia in più dei mercati emergenti si legge come i millennials e la generazione Z stiano influenzando le tendenze e la domanda. “L’ascesa dei millennial e della successiva Generazione Z, che attualmente ricopre 415 milioni di persone in Cina e 440 milioni in India, sta rivoluzionando il settore del lusso”, spiega una nota a cura di Swetha Ramachandran, portfolio manager della strategia Luxury Brands di GAM Investments. Inoltre, “il 70% dei millennial cinesi è già proprietario di casa, quindi a livello teorico buona parte del loro reddito può essere utilizzato per spese discrezionali”; secondo alcune ricerche la classe media asiatica potrebbe essere responsabile per l’80% delle nuove spese al consumo nei prossimi cinque anni. Un altro driver di crescita è la digitalizzazione, che sta aprendo nuovi canali di comunicazione tra i brand del lusso e i consumatori.
CARENZA IDRICA , IMPLICAZIONI E OPPORTUNITA’
Infine, Morgan Stanley Investment Management invita, nel prendere le decisioni d’investimento, a tenere nella dovuta considerazione il fatto che, pur non essendoci una carenza idrica a livello globale, la scarsità e la qualità dell’acqua in alcune zone sono problemi molto seri che colpiscono numerosi settori. “Il consumo intensivo di acqua e la scarsità di tale risorsa rappresentano una criticità sia per la salute umana che per l’economia globale”. Gli investitori devono tenere conto dei problemi legati allo stress idrico nelle loro decisioni d’investimento, ma devono anche coinvolgere le società sui problemi idrici che incidono sulle attività d’impresa e sulle filiere produttive” sostiene nell’articolo Stress idrico, un rischio (anche) per i portafogli Andrew Harmstone, managing director di Morgan Stanley Investment Management. Il manager sottolinea che lo stress idrico viene considerato anche in fase di costruzione dei portafogli multi-asset globali di Morgan Stanley Investment Management, che “utilizza i punteggi Esg delle società forniti da fonti di dati specializzate, in grado di identificare vincitori e vinti nell’esposizione e nella gestione del rischio riguardanti lo stress idrico, analizzando fattori quali i tassi di riutilizzo dell’acqua, gli obiettivi di riduzione dei consumi e gli investimenti in infrastrutture idriche”.
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