Amundi
I mercati inseguono già una possibile ripresa futura
Secondo Amundi i mercati sono in una fase di ripensamento che sta portando un vento di ottimismo sulla possibilità di risoluzione di alcune criticità geopolitiche, ma restano i timori per le tensioni nel Golfo Persico
17 Settembre 2019 12:10
Stati Uniti e Cina che riprendono a trattare alla ricerca di un accordo che ponga fine alla guerra commerciale, la Bce che vara un nuovo Quantitative Easing e ribassa ulteriormente i tassi sui depositi, la formazione di un governo più europeista in Italia. Sono le buone notizie di queste ultime settimane e sui mercati finanziari, spiega Giordano Beani, Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di Amundi Sgr, sembra prevalere il ripensamento. “I mercati azionari sembrano guardare oltre l’orizzonte e, trascurando gli evidenti rischi di un possibile avvitamento negativo dell’economia globale, inseguono già una possibile ripresa futura”, si legge nel rapporto. L’indice Usa S&P 500 ha riconquistato quota 3.000, l’Eurostoxx50 è cresciuto dell’1,6% nella prima settimana di settembre, ancor meglio ha fatto il Nikkei, e anche i listini dei mercati emergenti hanno registrato un rialzo, grazie alla ripresa del dialogo tra Usa e Cina.
Il recupero dei listini azionari è stato caratterizzato da una forte rotazione di settori e di stili. A tirare la volata sono i settori più ciclici e i finanziari, mentre i titoli difensivi e di qualità soffrono, e c’è stata anche una violenta rotazione dalle azioni di tipo growth a quelle value, finora trascurate. Una rotazione che non convince gli esperti di Amundi: la ripresa dei titoli value non è destinata a durare, visto lo scenario di fine ciclo caratterizzato da tassi di interessi bassi e da una crescita debole dell'economia mondiale, e il suggerimento è di continuare a sovrappesare i titoli quality e i titoli i cui dividendi hanno un rendimento elevato. Dal punto di vista delle aree geografiche, ancora sottopeso per il Giappone, mentre il momento di relativa tregua a Hong Kong è stato utilizzato per neutralizzare l’esposizione all'area del Pacifico, in considerazione del peggioramento del commercio mondiale e delle revisioni al ribasso degli utili. Sui mercati emergenti la preferenza va ancora ai titoli cinesi di classe A, le azioni del mercato onshore di Shanghai
La reazione alla nuova manovra espansiva della Bce, osserva Beani, è stata in apparenza controintuitiva, con i rendimenti obbligazionari “core” in risalita sia in Germania, il Bund decennale è passato da un rendimento di -0,64% a -0,46%, che negli Stati Uniti, dove il Treasury ha visto risalire il proprio rendimento di ben 34 punti base e la curva dei rendimenti ha assunto una conformazione più tradizionale. Amundi continua a prevedere una pressione sui rendimenti e un appiattimento della curva nella zona Euro, a meno che la politica fiscale non venga in soccorso o di progressi verso un accordo commerciale tra Usa e Cina. Il quadro rimane molto favorevole ai mercati del credito: crescita vicino al potenziale, contesto di tassi di interesse bassi e supporto delle banche centrali.
Siamo, dunque, in una fase di ripensamento che per Amundi sta portando un vento di ottimismo sulla possibilità di risoluzione di alcune situazioni critiche sul fronte geopolitico, con conseguenti aspettative di attenuazione della fase negativa del ciclo economico in atto. Ma proprio sul fronte geopolitico si registra l’attacco con droni che ha distrutto la metà circa della capacità produttiva di petrolio dell’Arabia Saudita e per il quale si ipotizza il coinvolgimento l’Iran. “Le conseguenze immediate saranno un’impennata del prezzo del petrolio, ma la questione più preoccupante è che non si scateni una guerra nel Golfo Persico che coinvolga anche gli Stati Uniti, con inevitabili conseguenze negative dato l’attuale contesto di rallentamento economico”.
AZIONARIO: UNA ROTAZIONE DI STILI E SETTORI VULNERABILE
Il recupero dei listini azionari è stato caratterizzato da una forte rotazione di settori e di stili. A tirare la volata sono i settori più ciclici e i finanziari, mentre i titoli difensivi e di qualità soffrono, e c’è stata anche una violenta rotazione dalle azioni di tipo growth a quelle value, finora trascurate. Una rotazione che non convince gli esperti di Amundi: la ripresa dei titoli value non è destinata a durare, visto lo scenario di fine ciclo caratterizzato da tassi di interessi bassi e da una crescita debole dell'economia mondiale, e il suggerimento è di continuare a sovrappesare i titoli quality e i titoli i cui dividendi hanno un rendimento elevato. Dal punto di vista delle aree geografiche, ancora sottopeso per il Giappone, mentre il momento di relativa tregua a Hong Kong è stato utilizzato per neutralizzare l’esposizione all'area del Pacifico, in considerazione del peggioramento del commercio mondiale e delle revisioni al ribasso degli utili. Sui mercati emergenti la preferenza va ancora ai titoli cinesi di classe A, le azioni del mercato onshore di Shanghai
FASE DI RIFLESSIONE SUI MERCATI OBBLIGAZIONARI
La reazione alla nuova manovra espansiva della Bce, osserva Beani, è stata in apparenza controintuitiva, con i rendimenti obbligazionari “core” in risalita sia in Germania, il Bund decennale è passato da un rendimento di -0,64% a -0,46%, che negli Stati Uniti, dove il Treasury ha visto risalire il proprio rendimento di ben 34 punti base e la curva dei rendimenti ha assunto una conformazione più tradizionale. Amundi continua a prevedere una pressione sui rendimenti e un appiattimento della curva nella zona Euro, a meno che la politica fiscale non venga in soccorso o di progressi verso un accordo commerciale tra Usa e Cina. Il quadro rimane molto favorevole ai mercati del credito: crescita vicino al potenziale, contesto di tassi di interesse bassi e supporto delle banche centrali.
DALL’ARABIA SAUDITA UNA FRENATA ALL’OTTIMISMO
Siamo, dunque, in una fase di ripensamento che per Amundi sta portando un vento di ottimismo sulla possibilità di risoluzione di alcune situazioni critiche sul fronte geopolitico, con conseguenti aspettative di attenuazione della fase negativa del ciclo economico in atto. Ma proprio sul fronte geopolitico si registra l’attacco con droni che ha distrutto la metà circa della capacità produttiva di petrolio dell’Arabia Saudita e per il quale si ipotizza il coinvolgimento l’Iran. “Le conseguenze immediate saranno un’impennata del prezzo del petrolio, ma la questione più preoccupante è che non si scateni una guerra nel Golfo Persico che coinvolga anche gli Stati Uniti, con inevitabili conseguenze negative dato l’attuale contesto di rallentamento economico”.