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Ritorni dell’1,5% con i Bund negativi: il paradosso degli investitori Usa

La copertura del cambio euro/dollaro compensa ampiamente i tassi negativi dei Bund, una dinamica che, secondo Ethenea, rischia di comprimere ulteriormente i rendimenti europei

1 Ottobre 2019 07:00

financialounge -  bund Christian Schmitt Ethenea Morning News obbligazioni
Più o meno cinque anni fa, il rendimento del titolo di Stato tedesco, il Bund, è sceso per la prima volta al di sotto della soglia dell’1%. Un calo difficilmente prevedibile dagli investitori, così come non era facile prevedere nel 2014 che il rendimento potesse calare ulteriormente, fino ad arrivare al -0,73% toccato lo scorso agosto. Di pari passo sono cresciute le difficoltà per gli investitori del reddito fisso alla ricerca di rendimento positivo. “Alla luce degli oltre 16mila miliardi di obbligazioni globali che offrono rendimenti negativi, per gli investitori diventa sempre più difficile ottenere rendimenti interessanti”, conferma Christian Schmitt, portfolio manager del fondo bilanciato Ethna-Dynamisch, della scuderia Ethenea, che ritiene anche che la spirale discendente dei tassi non sembra finita e che, anzi, i rendimenti europei potrebbero subire una ulteriore compressione dal differenziale dei rendimenti euro-dollaro.

GLI EFFETTI DELLA CACCIA AI RENDIMENTI


In che modo questo differenziale incide sui rendimenti dei titoli europei? Viviamo in un mondo globalizzato e anche i capitali si muovono su una scala globale. Dall'estate 2013 alla primavera 2016, gli investitori con valuta di riferimento euro o yen hanno potuto incrementare significativamente i loro rendimenti obbligazionari acquistando obbligazioni in dollari, decisamente più redditizie, ed eliminando il rischio valutario a costi molto contenuti. Queste operazioni, divenute sempre più frequenti, hanno innescato un processo di convergenza dei rendimenti che nel 2016 ha spinto per la prima volta il Bund decennale tedesco in territorio negativo.

OBBLIGAZIONI IN DOLLARI


La caccia ai rendimenti è proseguita e negli ultimi mesi una nuova, interessante fonte di rendimento è stata individuata nell'acquisto di obbligazioni in dollari, con la conseguenza che il rendimento dei titoli di Stato decennali Usa è sceso in prossimità dei minimi storici, passando dal 3,25% del novembre 2018 all'1,44% di agosto 2019. “Il deterioramento delle aspettative congiunturali ha indubbiamente contribuito a tale flessione, che è stata peraltro fortemente favorita dalla caccia globale ai rendimenti, come emerge anche dal rialzo per lo più parallelo dei mercati azionari”, osserva Schmitt.

ESPERIMENTO CON BUND E TREASURY


La spirale discendente dei rendimenti provoca significativi effetti di propagazione e di feedback, effetti che potrebbero diventare interessanti per il futuro andamento dei rendimenti dei Bund decennali. Il gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0455734433"]Ethna-Dynamisch[/tooltip-fondi] propone di fare un piccolo esperimento: ipotizzare che il rendimento del titolo di Stato americano scenda in prossimità dell'1% o ancora più in basso e che, a parità di condizioni, il rendimento del Bund tedesco resti invariato a -0,70%. Tenuto conto del differenziale di rendimento tuttora esistente tra euro e dollaro, una copertura valutaria euro-dollaro genererebbe in un anno un guadagno del 2,40% circa per gli investitori la cui valuta di riferimento è il dollaro.

CONCENTRARSI SU RENDIMENTI DALL’ANDAMENTO PARALLELO


L'investitore in dollari potrebbe quindi scegliere se investire in un titolo di Stato americano che rende l'1,00% in dollari o in un Bund tedesco con copertura in dollari che gli frutta +1,70%. “Anche se in un primo momento può sembrare assurdo, ciò potrebbe esercitare ulteriori, significative e finora impreviste pressioni sui rendimenti europei”, conclude Schmitt. “Finché il differenziale di rendimento euro-dollaro resta sui livelli attuali, è opportuno che gli investitori si concentrino su rendimenti che evidenziano un andamento tendenzialmente parallelo, a prescindere dall'attuale livello e dal segno positivo o negativo che li precede”.

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