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Da Poste Italiane l’alternativa al Pos, su smartphone e senza commissioni
Con un +74% da inizio anno, il titolo di Poste Italiane è tra i più brillanti in Borsa. La scommessa sull’innovazione tecnologica sta portando i frutti sperati e la società sta per lanciare un servizio di pagamento basato sul QR code
23 Ottobre 2019 07:00
La forza di Poste Italiane, quotata a Piazza Affari dal 2015, è certamente quella di essere riuscita in questi anni a stare al passo con i cambiamenti. Per questo piace agli investitori, agli azionisti come il Ministero dell’Economia che ne possiede il 29,26% e, attraverso Cassa Depositi e Prestiti, un altro 35%, e ai risparmiatori. Non solo per il titolo - che nell’ultimo anno è cresciuto del 74,16% - ma anche per i libretti postali e i buoni fruttiferi che sono ancora oggi gli strumenti finanziari più amati. Il prossimo 6 novembre è attesa la trimestrale del gruppo e gli analisti si aspettano risultati ancora in crescita.
L’andamento positivo del titolo (scambiato appena sotto gli 11 euro) ha visto una conferma anche nell’ultimo mese con un rialzo del 7,27% e questo quadro ha portato gli analisti di Goldman Sachs ad alzare la raccomandazione a buy dal precedente neutral con un target price migliorato a 13 euro da 10. “La decisione – spiega Matija Gergoletm managing director della banca d’affari - è dovuta a una solida performance che ha portato ad alzare le nostre stime su tutte le divisioni (il target di ebit 2019-2020 si alza in media dell'8%), dal valore nascosto nella divisione payments, mobile and digital e dal fatto che il costo del rischio più basso in Italia porta a una maggiore valutazione del business dei servizi finanziari”. Analisi in linea con quella di Deutsche Bank e di Jp Morgan che hanno fissato il prezzo a 12,50 euro. “Anche per noi il titolo è assolutamente bullish – ci spiega Vincenzo Longo, market analist di Ig Group - A livelli attuali il titolo tratta circa 11,83 volte gli utili per azione e basta guardare il grafico e vedere come la corsa rimane intatta, non ci sono livelli di resistenza in grado di frenare questa ascesa, pensiamo che Poste in un anno è passato da 6 euro a quasi 11 e potrà arrivare tranquillamente a 13 euro”.
Non solo, la recente partnership con il colosso Amazon ha modificato anche l’immagine di Poste Italiane che ha migliorato la propria rete e soprattutto fatto passi in avanti per quanto riguarda le modalità di consegna, riducendo notevolmente i tempi. Questo ha portato il gruppo guidato dal 2017 da Matteo Del Fante ad aprirsi verso nuovi settori registrando una conseguente crescita confermata anche nel primo semestre del 2019, con un utile netto in rialzo di quasi il 4% a 763 milioni di euro, mentre i ricavi sono aumentati dell'1,7% a 5,52 miliardi. In particolare nel secondo trimestre Poste ha segnato una crescita del 29,9% dell'utile a 324 milioni contro i 250 milioni di un anno prima, con il fatturato che è salito del 5,3% a 2,68 miliardi. Risultati che sono andati oltre le aspettative degli stessi analisti.
Risultati che hanno spinto Del Fante – in odore di riconferma da parte del Governo proprio per i buoni risultati raggiunti dal gruppo – a confermare le previsioni per l’intero anno. "Data la maggiore visibilità sul 2019, confermiamo gli obiettivi previsti per la fine dell’anno", aveva spiegato l’amministratore delegato lo scorso luglio quando aveva annunciato di riconoscere “un acconto sul dividendo considerando tutti le fasi necessarie per avviare il processo che consentirà il pagamento dello stesso, nel quarto trimestre, ai nostri azionisti". Un acconto che sarà staccato il prossimo 20 novembre e che si aggiunge a quello relativo all’esercizio del 2018 – pagato lo scorso giugno - di 0,441 euro per azione in aumento del 5%.
Ma ciò che ha colpito gli analisti in questa fase è senza dubbio la trasformazione dell’azienda che ha puntato decisamente sull’innovazione tecnologica e sull’attività con il pagamento elettronico (e-payment) dove i ricavi nel primo semestre dell’anno sono saliti dell’11,2% (167 milioni) sia per l’aumento del numero di carte che per il volume di transazioni (+32,6%). La nuova sfida adesso riguarda proprio un servizio sperimentale, che partirà tra qualche giorno da un quartiere romano l’Eur, che vuole essere un’alternativa al pos senza costi di commissione. Mentre il governo targato M5s-Pd cerca di trovare una quadra sui pagamenti elettronici, cercando di abbassare i costi soprattutto per i micro esercenti, Poste sta sviluppando un sistema di pagamento tramite QR Code (un codice a barre) che permette di pagare con il proprio telefonino gli acquisti in un negozio, ma anche le fatture dei professionisti dotati di partita Iva. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire un nuovo servizio, in alternativa al pos, a negozianti e professionisti, evitandone i costi di transazione. Un progetto che dovrebbe andare a regime da gennaio 2020 in tutta Italia, sfruttando anche la finestra di sei mesi di proroga che il governo ha annunciato sulle transazioni dei pagamenti con terminali elettronici (saranno obbligatori e per tutti infatti dal prossimo 1 luglio) che può contare sulla massa critica di Poste ovvero 20 milioni di carte PostePay, 8 milioni di carte BancoPosta e 5 milioni di digital wallet. “Questa è certamente la chiave di volta – conclude Longo – che spiega come Poste sia riuscita a svecchiarsi, senza abbandonare il proprio core business anzi riuscendo ad allargarlo, dimostrandosi una realtà dinamica e contando su una amplissima base di clienti che rappresentano un plus enorme proprio in termini di massa gestita”.
PER GOLDMAN SACHS È DA COMPARE CON TARGET PRICE A 13 EURO
L’andamento positivo del titolo (scambiato appena sotto gli 11 euro) ha visto una conferma anche nell’ultimo mese con un rialzo del 7,27% e questo quadro ha portato gli analisti di Goldman Sachs ad alzare la raccomandazione a buy dal precedente neutral con un target price migliorato a 13 euro da 10. “La decisione – spiega Matija Gergoletm managing director della banca d’affari - è dovuta a una solida performance che ha portato ad alzare le nostre stime su tutte le divisioni (il target di ebit 2019-2020 si alza in media dell'8%), dal valore nascosto nella divisione payments, mobile and digital e dal fatto che il costo del rischio più basso in Italia porta a una maggiore valutazione del business dei servizi finanziari”. Analisi in linea con quella di Deutsche Bank e di Jp Morgan che hanno fissato il prezzo a 12,50 euro. “Anche per noi il titolo è assolutamente bullish – ci spiega Vincenzo Longo, market analist di Ig Group - A livelli attuali il titolo tratta circa 11,83 volte gli utili per azione e basta guardare il grafico e vedere come la corsa rimane intatta, non ci sono livelli di resistenza in grado di frenare questa ascesa, pensiamo che Poste in un anno è passato da 6 euro a quasi 11 e potrà arrivare tranquillamente a 13 euro”.
L'ALLEANZA CON AMAZON HA TRASFORMATO L'IMMAGINE DELLA SOCIETÀ
Non solo, la recente partnership con il colosso Amazon ha modificato anche l’immagine di Poste Italiane che ha migliorato la propria rete e soprattutto fatto passi in avanti per quanto riguarda le modalità di consegna, riducendo notevolmente i tempi. Questo ha portato il gruppo guidato dal 2017 da Matteo Del Fante ad aprirsi verso nuovi settori registrando una conseguente crescita confermata anche nel primo semestre del 2019, con un utile netto in rialzo di quasi il 4% a 763 milioni di euro, mentre i ricavi sono aumentati dell'1,7% a 5,52 miliardi. In particolare nel secondo trimestre Poste ha segnato una crescita del 29,9% dell'utile a 324 milioni contro i 250 milioni di un anno prima, con il fatturato che è salito del 5,3% a 2,68 miliardi. Risultati che sono andati oltre le aspettative degli stessi analisti.
A NOVEMBRE IN ARRIVO ACCONTO DIVIDENDO 2020
Risultati che hanno spinto Del Fante – in odore di riconferma da parte del Governo proprio per i buoni risultati raggiunti dal gruppo – a confermare le previsioni per l’intero anno. "Data la maggiore visibilità sul 2019, confermiamo gli obiettivi previsti per la fine dell’anno", aveva spiegato l’amministratore delegato lo scorso luglio quando aveva annunciato di riconoscere “un acconto sul dividendo considerando tutti le fasi necessarie per avviare il processo che consentirà il pagamento dello stesso, nel quarto trimestre, ai nostri azionisti". Un acconto che sarà staccato il prossimo 20 novembre e che si aggiunge a quello relativo all’esercizio del 2018 – pagato lo scorso giugno - di 0,441 euro per azione in aumento del 5%.
WhatsApp Pay e le altre, il futuro dei pagamenti è online
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SERVIZIO PAGAMENTO ALTERNATIVO AL POS E SENZA COSTI PER PROFESSIONISTI
Ma ciò che ha colpito gli analisti in questa fase è senza dubbio la trasformazione dell’azienda che ha puntato decisamente sull’innovazione tecnologica e sull’attività con il pagamento elettronico (e-payment) dove i ricavi nel primo semestre dell’anno sono saliti dell’11,2% (167 milioni) sia per l’aumento del numero di carte che per il volume di transazioni (+32,6%). La nuova sfida adesso riguarda proprio un servizio sperimentale, che partirà tra qualche giorno da un quartiere romano l’Eur, che vuole essere un’alternativa al pos senza costi di commissione. Mentre il governo targato M5s-Pd cerca di trovare una quadra sui pagamenti elettronici, cercando di abbassare i costi soprattutto per i micro esercenti, Poste sta sviluppando un sistema di pagamento tramite QR Code (un codice a barre) che permette di pagare con il proprio telefonino gli acquisti in un negozio, ma anche le fatture dei professionisti dotati di partita Iva. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire un nuovo servizio, in alternativa al pos, a negozianti e professionisti, evitandone i costi di transazione. Un progetto che dovrebbe andare a regime da gennaio 2020 in tutta Italia, sfruttando anche la finestra di sei mesi di proroga che il governo ha annunciato sulle transazioni dei pagamenti con terminali elettronici (saranno obbligatori e per tutti infatti dal prossimo 1 luglio) che può contare sulla massa critica di Poste ovvero 20 milioni di carte PostePay, 8 milioni di carte BancoPosta e 5 milioni di digital wallet. “Questa è certamente la chiave di volta – conclude Longo – che spiega come Poste sia riuscita a svecchiarsi, senza abbandonare il proprio core business anzi riuscendo ad allargarlo, dimostrandosi una realtà dinamica e contando su una amplissima base di clienti che rappresentano un plus enorme proprio in termini di massa gestita”.
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