Alessandro Tentori

Dalla Fed nuova liquidità sul mercato, ma guai a chiamarlo Quantitative easing

In attesa del probabile taglio dei tassi, la Fed torna a fornire liquidità al mercato, ma solo sulla parte brevissima della curva. Per AXA IM il ribilanciamento riguarda tutte le banche centrali

30 Ottobre 2019 11:16

financialounge -  Alessandro Tentori Axa Im banche centrali Federal Reserve quantitative easing tassi
La Fed si prepara a tagliare i tassi per la terza volta in tre mesi proprio mentre sta anche riconsiderando la sua politica di bilancio, fino a poco fa orientata al dimagrimento anche aggressivo del portafoglio titoli accumulato negli anni del Quantitative Easing lanciato ai tempi di Ben Bernanke, al ritmo di decine di miliardi al mese. Ora questa linea, che ha portato anche recentemente qualche problema di liquidità sul mercato monetario americano, è decisamente in ammorbidimento. Infatti la banca centrale americana ha recuperato il vecchio strumento del pronti/termine per rifornire le banche di liquidità ed evitare che i tassi di interesse, sulla parte brevissima della curva, vale a dire quelli overnight, schizzassero verso l’alto. Ma, almeno finora, gli uomini della Fed hanno cercato di tenere ben distinti i due piani, vale a dire quello della politica dei tassi di interesse, in fase di ‘aggiustamento di metà ciclo’ e quella della gestione del proprio bilancio, vale a dire il portafoglio di titoli che custodisce nei suoi forzieri.

POLITICA DEI TASSI DISTINTA DALLA GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ


Diversi esperti concordano sul fatto che si tratti di due temi diversi. In altre parole, l’idea è che la Fed possa prendersi una pausa dopo tre ribassi, ma continuare allo stesso tempo a fornire liquidità al mercato se necessario con una sorta di ‘mini’ QE, senza che le due cose siano viste dal mercato in contraddizione. Infatti forse si era spinta in avanti troppo aggressivamente nel cosiddetto Quantitative Tightening, vale a dire la ‘restituzione’ al mercato dei titoli acquistati, proprio in un momento di rallentamento dell’economia e quindi di deterioramento delle condizioni di credito. Ma la Fed è anche preoccupata di non mandare il messaggio che sta per tornare al Quantitative easing, quello vero, perché vorrebbe dire segnalare che l’economia è in seria difficoltà.

BILANCIO DELLA FED ANCORA DI DIMENSIONI CONTENUTE RISPETTO A BOJ E BCE


Alessandro Tentori, CIO di AXA IM Italia, ha analizzato questo processo di ribilanciamento di bilancio che non riguarda solo la Fed, ma tutte le principali banche centrali. Anni di acquisti di titoli sul mercato hanno portato la Bank of Japan ad accumulare in bilancio qualcosa come il 110% del Pil annuo del paese del Sole Levante, la Bce di Mario Draghi è arrivata fino al 45% e ora si prepara ad accrescere ancora il proprio ‘tesoretto’ al ritmo di 20 mld al mese. La Fed americana è ferma solo al 20%, sempre in termini di rapporto al Pil nazionale. Tentori nota che probabilmente aveva spinto troppo sulla riduzione e ora torna a iniettare liquidità, con un’azione che dovrebbe continuare ma solo sulla parte breve della curva. Ma per il mercato, osserva l’esperto, si tratta comunque di un ‘mini’ QE.


RALLENTAMENTO GRADUALE MA NESSUNA RECESSIONE IN VISTA


Allargando lo sguardo a livello macro, l’esperto di Axa vede un rallentamento graduale delle economie dell’area sviluppata, che in Usa dovrebbe cifrarsi in un Pil in crescita all’1,5-1,6% l’anno prossimo dall’attuale 2,3-2,4%. Ci sono punti di domanda sulla tenuta del settore manifatturiero, penalizzato dalla guerra dazi, che potrebbe intaccare l’occupazione e i consumi. Ma la casa d’investimento resta ferma nella sua “call” di rallentamento graduale senza esporsi a scenari di recessione. Per questo consiglia una asset allocation senza grosse variazioni, con un rischio ridotto sull’equity e aumentato sulle obbligazioni high yield soprattutto europee. Alla fine non ci sono in vista grandi scossoni, e oltretutto gli investitori sono scarichi di rischio, quindi con abbondante cash a disposizione che può essere impiegato.

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