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"Rally azionario in vista? Ecco perché ci sono le condizioni"
I titoli value europei esprimono attualmente valutazioni su livelli minimi dal 2000, per questo Doyle (Columbia Threadneedle Investments) vede la possibilità di “un movimento di immensa portata”
8 Novembre 2019 07:00
Gli indici di Wall Street sono sui massimi di sempre mentre in Europa il Dax di Francoforte viaggia sui livelli record degli ultimi anni. Questo induce molti investitori a ritenere ormai alle nostre spalle il meglio in Borsa. Certo non si possono escludere ulteriori margini di guadagno per gli indici, ma da questi livelli esistono maggiori spazi per una possibile correzione. Tuttavia, se si assume una diversa prospettiva, le valutazioni del mercato possono cambiare in modo radicale e con esse le opportunità ancora da cogliere.
La prospettiva è quella suggerita da Paul Doyle, Responsabile azionario per l'Europa (Regno Unito escluso) di Columbia Threadneedle Investments, che invita gli investitori a rivolgere l’attenzione alla parte sottovalutata del mercato. Infatti, se è vero che gli indici veleggiano sui massimi, emerge una profonda divergenza di valutazioni tra i titoli growth e quelli value con questi ultimi che sembrano nettamente favoriti.
“I titoli value europei esprimo attualmente valutazioni su livelli minimi dal 2000 rispetto a quelle dei titoli growth. Di conseguenza siamo interessati alle azioni difensive europee che quotano a livelli davvero convenienti” fa sapere Doyle, secondo il quale se l'attuale ondata di debolezza dovesse stabilizzarsi o addirittura migliorare, i titoli value potrebbero registrare un rimbalzo nella seconda parte dell'anno, come del resto è già accaduto tre volte negli ultimi 10 anni: nel 2009, nel 2013 e nel 2016.
Nel frattempo, nota Doyle, gli investitori si sono posizionati in modo difensivo e privilegiano le obbligazioni a scapito delle azioni. Basti osservare alla recente corsa all’acquisto verso attivi più sicuri come l'oro sul quale le posizioni speculative si attestano ai massimi dal primo trimestre del 2016. “Se si mettono a confronto le quotazioni dell'oro con quelle del rame, un rapporto che esprime in estrema sintesi la salute economica, si vede come sia prossimo ai massimi toccati durante la crisi finanziaria. E’ un evidente segnale di debolezza dell’economia con gli investitori che sono diventati più prudenti” precisa Doyle.
L’esperto trova spiegazione per questo atteggiamento di cautela adottato dagli investitori in una serie di ragioni: dal fatto che si ritenga improbabile una ripresa vigorosa dell’economia cinese alla quasi certa recessione in Europa, dal clima di fiducia depresso nel settore manifatturiero dell'eurozona - al livello più basso dalla crisi finanziaria – all’ipotesi che anche gli Stati Uniti possano scivolare in recessione l'anno prossimo.
Tuttavia, secondo Doyle, sono molti i motivi per essere ottimisti a cominciare dall’atteggiamento accomodante dalle banche centrali assunto per reagire alla debolezza economica mentre il sentiment degli investitori e delle imprese potrebbe aver raggiunto il punto di minimo. L’esperto snocciola inoltre una serie di indicatori che sembrano segnalare la possibile inversione di tendenza negativa dell’economia. Per esempio il Citigroup Economic Surprise Index (CESI), che misura di quanto gli indicatori risultino superiori o inferiori alle stime di consenso, da gennaio è tornato in territorio positivo dopo essere stato in quello negativo per gran parte del 2018. Allo stesso tempo il Baltic Dry Index e gli ordini di esportazione di Taiwan hanno registrato un forte rialzo: il primo misura le spese di trasporto globali mentre i secondi sono utilizzati come un indicatore anticipatore della domanda di esportazioni asiatica. La loro combinazione positiva fa intravedere un miglioramento del commercio globale.
Un altro elemento capace di fornire impulso alle PMI europee è la crescita registrata dall'offerta di moneta nell'eurozona che, peraltro, ha cominciato a manifestarsi già da prima che la BCE facesse ripartire il QE. Sempre in area euro, il nuovo presidente della Bce Christine Lagarde, si è dichiarata a favore di maggiori stimoli fiscali.
Ma c’è ancora di più. Il 2020 sarà l’anno delle elezioni presidenziali statunitensi e ci sono tutte le condizioni affinché il paese non entri in recessione. Soprattutto se il mercato del lavoro conferma la sua solidità. E’ vero che la crescita dei nuovi posti di lavoro ha perso vigore, ma resta ampiamente positiva e mantiene il tasso di disoccupazione sui minimi del dopoguerra. “Per preservare lo status quo sono sufficienti meno di 110.000 nuovi posti di lavoro al mese mentre negli ultimi tre mesi l’incremento si è attestato in media a 155.000 unità al mese” specifica Doyle.
D’altra parte le statistiche dicono che nelle ultime 20 elezioni, l'indice S&P 500 ha registrato un guadagno 18 volte nei 12 mesi prima di novembre: le due uniche eccezioni si sono avute in occasione della recessione del 1960 e della grande crisi finanziaria del 2008.Come dire che ci sono buone probabilità che anche stavolta Wall Street possa allungare nei prossimi 12 mesi propiziando lo slancio per molti altri mercati. Insomma non mancano le condizioni affinchè il trend ribassista possa attenuarsi, nel qual caso qualunque inversione potrebbe tradursi in un significativo rimbalzo nelle aree depresse. Tra le quali, come puntualizza Doyle, le azioni value europee occupano un posto di primissimo piano “ Alla luce del posizionamento e delle loro valutazioni attuali, in caso di un effettivo miglioramento dei dati macroeconomici prevediamo un movimento di immensa portata”.
CAMBIO DI PROSPETTIVA
La prospettiva è quella suggerita da Paul Doyle, Responsabile azionario per l'Europa (Regno Unito escluso) di Columbia Threadneedle Investments, che invita gli investitori a rivolgere l’attenzione alla parte sottovalutata del mercato. Infatti, se è vero che gli indici veleggiano sui massimi, emerge una profonda divergenza di valutazioni tra i titoli growth e quelli value con questi ultimi che sembrano nettamente favoriti.
I TITOLI VALUE EUROPEI SU VALUTAZIONI MINIME DAL 2000 RISPETTO AI GROWTH
“I titoli value europei esprimo attualmente valutazioni su livelli minimi dal 2000 rispetto a quelle dei titoli growth. Di conseguenza siamo interessati alle azioni difensive europee che quotano a livelli davvero convenienti” fa sapere Doyle, secondo il quale se l'attuale ondata di debolezza dovesse stabilizzarsi o addirittura migliorare, i titoli value potrebbero registrare un rimbalzo nella seconda parte dell'anno, come del resto è già accaduto tre volte negli ultimi 10 anni: nel 2009, nel 2013 e nel 2016.
INVESTITORI PRUDENTI
Nel frattempo, nota Doyle, gli investitori si sono posizionati in modo difensivo e privilegiano le obbligazioni a scapito delle azioni. Basti osservare alla recente corsa all’acquisto verso attivi più sicuri come l'oro sul quale le posizioni speculative si attestano ai massimi dal primo trimestre del 2016. “Se si mettono a confronto le quotazioni dell'oro con quelle del rame, un rapporto che esprime in estrema sintesi la salute economica, si vede come sia prossimo ai massimi toccati durante la crisi finanziaria. E’ un evidente segnale di debolezza dell’economia con gli investitori che sono diventati più prudenti” precisa Doyle.
LE RAGIONI DELLA CAUTELA
L’esperto trova spiegazione per questo atteggiamento di cautela adottato dagli investitori in una serie di ragioni: dal fatto che si ritenga improbabile una ripresa vigorosa dell’economia cinese alla quasi certa recessione in Europa, dal clima di fiducia depresso nel settore manifatturiero dell'eurozona - al livello più basso dalla crisi finanziaria – all’ipotesi che anche gli Stati Uniti possano scivolare in recessione l'anno prossimo.
I MOTIVI PER ESSERE OTTIMISTI
Tuttavia, secondo Doyle, sono molti i motivi per essere ottimisti a cominciare dall’atteggiamento accomodante dalle banche centrali assunto per reagire alla debolezza economica mentre il sentiment degli investitori e delle imprese potrebbe aver raggiunto il punto di minimo. L’esperto snocciola inoltre una serie di indicatori che sembrano segnalare la possibile inversione di tendenza negativa dell’economia. Per esempio il Citigroup Economic Surprise Index (CESI), che misura di quanto gli indicatori risultino superiori o inferiori alle stime di consenso, da gennaio è tornato in territorio positivo dopo essere stato in quello negativo per gran parte del 2018. Allo stesso tempo il Baltic Dry Index e gli ordini di esportazione di Taiwan hanno registrato un forte rialzo: il primo misura le spese di trasporto globali mentre i secondi sono utilizzati come un indicatore anticipatore della domanda di esportazioni asiatica. La loro combinazione positiva fa intravedere un miglioramento del commercio globale.
AREA EURO, L’IMPULSO DI CHRISTINE LAGARDE
Un altro elemento capace di fornire impulso alle PMI europee è la crescita registrata dall'offerta di moneta nell'eurozona che, peraltro, ha cominciato a manifestarsi già da prima che la BCE facesse ripartire il QE. Sempre in area euro, il nuovo presidente della Bce Christine Lagarde, si è dichiarata a favore di maggiori stimoli fiscali.
ELEZIONI PRESIDENZIALI USA NEL 2020
Ma c’è ancora di più. Il 2020 sarà l’anno delle elezioni presidenziali statunitensi e ci sono tutte le condizioni affinché il paese non entri in recessione. Soprattutto se il mercato del lavoro conferma la sua solidità. E’ vero che la crescita dei nuovi posti di lavoro ha perso vigore, ma resta ampiamente positiva e mantiene il tasso di disoccupazione sui minimi del dopoguerra. “Per preservare lo status quo sono sufficienti meno di 110.000 nuovi posti di lavoro al mese mentre negli ultimi tre mesi l’incremento si è attestato in media a 155.000 unità al mese” specifica Doyle.
Ma quale recessione! Guru smentiti da Wall Street ai record
Ma quale recessione! Guru smentiti da Wall Street ai record
LE AZIONI VALUE EUROPEE IN POLE POSITION PER UN RALLY
D’altra parte le statistiche dicono che nelle ultime 20 elezioni, l'indice S&P 500 ha registrato un guadagno 18 volte nei 12 mesi prima di novembre: le due uniche eccezioni si sono avute in occasione della recessione del 1960 e della grande crisi finanziaria del 2008.Come dire che ci sono buone probabilità che anche stavolta Wall Street possa allungare nei prossimi 12 mesi propiziando lo slancio per molti altri mercati. Insomma non mancano le condizioni affinchè il trend ribassista possa attenuarsi, nel qual caso qualunque inversione potrebbe tradursi in un significativo rimbalzo nelle aree depresse. Tra le quali, come puntualizza Doyle, le azioni value europee occupano un posto di primissimo piano “ Alla luce del posizionamento e delle loro valutazioni attuali, in caso di un effettivo miglioramento dei dati macroeconomici prevediamo un movimento di immensa portata”.