ClearBridge Investments
Hamburger senza carne, è boom. Ma sono davvero sostenibili?
Un’analisi di Mary Jane McQuillen di ClearBridge Investments (gruppo Legg Mason) porta alla luce vantaggi e contraddizioni della diffusione sempre maggiore di prodotti vegan che imitano i cibi di origine animale
14 Novembre 2019 20:30
Da mesi ormai gli hamburger di carne vegetale hanno fatto la loro comparsa nei fast food, ma non sono l’unico cibo di origine animale per il quale è stato trovato un sostituto vegan. “La recente crescita dei prodotti proteici di origine vegetale evidenzia come nel settore alimentare sia in atto una serie di cambiamenti”, spiega una nota a cura di Mary Jane McQuillen, portfolio manager e head of Esg di ClearBridge Investments (gruppo Legg Mason).
“La maggior parte dei consumatori vuole ridurre gli effetti ambientali della produzione di carne, o semplicemente desidera mangiarne di meno; in questo senso nuovi hamburger quasi indistinguibili da quelli tradizionali, ma fatti in realtà di proteine di soia, piselli o patate, sembrano essere una soluzione apprezzata”, spiega l’esperta. Lo sviluppo di proteine di origine vegetale è solo un esempio di come l’industria alimentare stia passando per una fase di cambiamento che potrebbe avere importanti conseguenze ambientali e sociali.
Le differenti modalità che adottiamo per produrre, distribuire e consumare il cibo creano nuove opportunità e presentano sfide che gli investitori dovrebbero tenere in considerazione. “Noi di ClearBridge, avendo in portafoglio aziende lungo tutta la filiera alimentare, individuiamo al momento diverse opportunità di investimento dovute all’innovazione in atto nel settore, con le imprese che stanno cercando di ridurre le emissioni di gas serra, di aumentare l’efficienza degli erbicidi nella produzione agricola, di passare ad imballaggi sostenibili e di migliorare la logistica delle consegne, mitigando allo stesso tempo le tensioni con i lavoratori”, sottolinea McQuillen.
Uno dei principali argomenti di discussione rispetto alla produzione di carne riguarda il ruolo del bestiame nelle emissioni di gas serra. “Una stima, contenuta in uno studio condotto dalle Nazioni Unite nel 2013, ha misurato in 7,1 gigatoni la quantità equivalente di biossido di carbonio prodotta all’anno dal bestiame a livello globale. Si tratta di una cifra pari al 15% di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo”. In più,l’allevamento industrializzato può provocare anche altri impatti ambientali, come la contaminazione dell’acqua causata da rifiuti ed escrementi (batteri, sostanze chimiche, ormoni e antibiotici).
Per questi motivi, spiega McQuillen, “i benefici ambientali dei prodotti a base di carne vegetale potrebbero essere significativi”. Uno studio di Beyond Meat e del Center for Sustainable Systems dell’Università del Michigan sostiene che un “Beyond Burger” (surrogato vegetale che imita la carne) genera il 90% in meno di emissioni di gas serra, richiede il 46% di energia in meno, ha un impatto del 99% inferiore sulle risorse idriche e usa il 93% in meno di terreno rispetto a un quantitativo equivalente di carne macinata.
L’interesse per le proteine vegetali ha incoraggiato le aziende di cibo confezionato tradizionale a valutare la possibilità di reinvestire nei loro marchi di hamburger vegetariani, in parte trascurati. “Kraft Heinz ha riformulato ed effettuato un rebranding del suo Boca Burger, mentre Kellogg's ha aggiornato il suo portafoglio di prodotti proteici di origine vegetale con l’introduzione di Incogmeato. Nestlè (di cui siamo azionisti) sta a sua volta lanciando Awesome Burger. Considerando le dimensioni e le infrastrutture di cui Nestlé dispone, essendo la più grande food company al mondo, l’impatto di una sua produzione di carne di origine vegetale potrebbe essere piuttosto significativo. Anche McDonald’s ha recentemente introdotto l’hamburger P.L.T (“plant, lettuce, tomato”) di Beyond Burgers nei suoi ristoranti”, fa sapere l’esperta.
Tuttavia, il passaggio su larga scala alle proteine di origine vegetale non è esente da impatti ambientali. Fattori come “la deforestazione, il deflusso di erbicidi e pesticidi nelle acque sotterranee e i pericoli delle coltivazioni monocultura dovrebbero essere esaminati prima di accettare i prodotti di ‘carne senza carne’ come una panacea, e gli investitori devono monitorare i rischi a mano a mano che il business delle proteine di origine vegetale cresce”, rimarca McQuillen.
Inoltre, i benefici per la salute del passaggio agli hamburger senza carne potrebbero non essere così chiari, poiché per la maggior parte questi cibi sono fortemente processati e ricchi di grassi saturi e sodio. “Allo stesso tempo, però, il cambiamento in atto è dovuto anche alla maggior capacità degli hamburger vegetali di sostituire la carne attraverso l’aggiunta di vitamine e minerali, come la B12 e lo zinco (nell’Impossible Burger), in genere naturalmente presenti nelle proteine animali”, conclude l’esperta.
UNA SOLUZIONE APPREZZATA
“La maggior parte dei consumatori vuole ridurre gli effetti ambientali della produzione di carne, o semplicemente desidera mangiarne di meno; in questo senso nuovi hamburger quasi indistinguibili da quelli tradizionali, ma fatti in realtà di proteine di soia, piselli o patate, sembrano essere una soluzione apprezzata”, spiega l’esperta. Lo sviluppo di proteine di origine vegetale è solo un esempio di come l’industria alimentare stia passando per una fase di cambiamento che potrebbe avere importanti conseguenze ambientali e sociali.
SFIDE PER GLI INVESTITORI
Le differenti modalità che adottiamo per produrre, distribuire e consumare il cibo creano nuove opportunità e presentano sfide che gli investitori dovrebbero tenere in considerazione. “Noi di ClearBridge, avendo in portafoglio aziende lungo tutta la filiera alimentare, individuiamo al momento diverse opportunità di investimento dovute all’innovazione in atto nel settore, con le imprese che stanno cercando di ridurre le emissioni di gas serra, di aumentare l’efficienza degli erbicidi nella produzione agricola, di passare ad imballaggi sostenibili e di migliorare la logistica delle consegne, mitigando allo stesso tempo le tensioni con i lavoratori”, sottolinea McQuillen.
IL CASO DELLA “CARNE SENZA CARNE”
Uno dei principali argomenti di discussione rispetto alla produzione di carne riguarda il ruolo del bestiame nelle emissioni di gas serra. “Una stima, contenuta in uno studio condotto dalle Nazioni Unite nel 2013, ha misurato in 7,1 gigatoni la quantità equivalente di biossido di carbonio prodotta all’anno dal bestiame a livello globale. Si tratta di una cifra pari al 15% di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo”. In più,l’allevamento industrializzato può provocare anche altri impatti ambientali, come la contaminazione dell’acqua causata da rifiuti ed escrementi (batteri, sostanze chimiche, ormoni e antibiotici).
MENO EMISSIONI
Per questi motivi, spiega McQuillen, “i benefici ambientali dei prodotti a base di carne vegetale potrebbero essere significativi”. Uno studio di Beyond Meat e del Center for Sustainable Systems dell’Università del Michigan sostiene che un “Beyond Burger” (surrogato vegetale che imita la carne) genera il 90% in meno di emissioni di gas serra, richiede il 46% di energia in meno, ha un impatto del 99% inferiore sulle risorse idriche e usa il 93% in meno di terreno rispetto a un quantitativo equivalente di carne macinata.
I BIG DEL FOOD SI MUOVONO
L’interesse per le proteine vegetali ha incoraggiato le aziende di cibo confezionato tradizionale a valutare la possibilità di reinvestire nei loro marchi di hamburger vegetariani, in parte trascurati. “Kraft Heinz ha riformulato ed effettuato un rebranding del suo Boca Burger, mentre Kellogg's ha aggiornato il suo portafoglio di prodotti proteici di origine vegetale con l’introduzione di Incogmeato. Nestlè (di cui siamo azionisti) sta a sua volta lanciando Awesome Burger. Considerando le dimensioni e le infrastrutture di cui Nestlé dispone, essendo la più grande food company al mondo, l’impatto di una sua produzione di carne di origine vegetale potrebbe essere piuttosto significativo. Anche McDonald’s ha recentemente introdotto l’hamburger P.L.T (“plant, lettuce, tomato”) di Beyond Burgers nei suoi ristoranti”, fa sapere l’esperta.
L’IMPATTO AMBIENTALE DELLE PROTEINE VEGETALI
Tuttavia, il passaggio su larga scala alle proteine di origine vegetale non è esente da impatti ambientali. Fattori come “la deforestazione, il deflusso di erbicidi e pesticidi nelle acque sotterranee e i pericoli delle coltivazioni monocultura dovrebbero essere esaminati prima di accettare i prodotti di ‘carne senza carne’ come una panacea, e gli investitori devono monitorare i rischi a mano a mano che il business delle proteine di origine vegetale cresce”, rimarca McQuillen.
CIBI PROCESSATI
Inoltre, i benefici per la salute del passaggio agli hamburger senza carne potrebbero non essere così chiari, poiché per la maggior parte questi cibi sono fortemente processati e ricchi di grassi saturi e sodio. “Allo stesso tempo, però, il cambiamento in atto è dovuto anche alla maggior capacità degli hamburger vegetali di sostituire la carne attraverso l’aggiunta di vitamine e minerali, come la B12 e lo zinco (nell’Impossible Burger), in genere naturalmente presenti nelle proteine animali”, conclude l’esperta.
Trending