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Mercati azionari, presto un nuovo rialzo lampo?

Secondo Amundi la buona impostazione dei mercati azionari fa pensare alla possibilità di un rialzo veloce e improvviso. E un aiuto arriva anche dalla Banca centrale cinese

14 Novembre 2019 16:00

financialounge -  Amundi azioni daily news Giordano Beani
I movimenti di mercato della scorsa settimana, sia in ambito azionario che in quello obbligazionario e dell’oro, sono la fotografia esatta del ritrovato momentum favorevole al risk on, ovvero alla propensione al rischio da parte degli investitori. Infatti gli indici di Borsa sono tornati o sui massimi degli ultimi anni (come nel caso dell’indice Eurostoxx 50, rappresentativo dell’Area Euro, che ha fissato il primato dell’anno a 3.700 punti, livello che non toccava dal 2015) o addirittura sui livelli record storici (come per l’S&P 500 di Wall Street). I mercati obbligazionari e l’oro hanno invece registrato un arretramento. Proprio il calo del prezzo del metallo prezioso (-3,65% con chiusura a 1.459 dollari l’oncia) certifica che gli investitori sono ora più fiduciosi su una possibile ripresa delle economie e quindi voltano le spalle ai tradizionali beni rifugio.

ORA C’È IL RISCHIO DI MELT UP E NON PIÙ DI MELT DOWN


“I mercati azionari evidenziano una buona impostazione di fondo. Al punto che ,come ha avuto di affermare lo strategist indipendente Edward Yardeni, ex strategist di Deutsche Bank e capo economista di CJ Lawrence, uno dei più autorevoli a Wall Street negli ultimi trent’anni, il rischio è che si verifichi un rialzo veloce ed improvviso – il cosiddetto melt-up che è il contrario del melt-down cioè del collasso dei mercati- dal momento che in molti portafogli degli investitori emergono esposizioni al rischio prudenti il che lascia presuppore la possibilità che ci possa essere una corsa agli acquisti in caso di un rally azionario” fa sapere Giordano Beani, Head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di AMUNDI.

PIL USA DEL TERZO TRIMESTRE MIGLIORE DELLE ATTESE


Nella sua analisi settimanale sui mercati, l’esperto ammette che questo rialzo dell’azionario potrebbe suonare strano alla luce dei dati macro economici tutt’altro che solidi. Beani, tuttavia, suggerisce di osservare il trend che sembra emergere dalla lettura dei dati più recenti che delineerebbero uno scenario più incoraggiante. Infatti la combinazione di un PIL del terzo trimestre statunitense superiore alle aspettative ed i segnali di stabilizzazione emersi settimana scorsa anche in Area Euro sembrerebbero legittimare l’ottimismo dei mercati e la convinzione che il peggio sia passato.

INDICI MACRO IN GRADUALE MIGLIORAMENTO


Il riferimento di Beani è in particolare all’indice composito PMI (manifattura più servizi) che, posizionandosi a quota 50,6, segnala il ritorno al di sopra della fatidica soglia di 50 che demarca la contrazione dall’espansione. A rafforzare la tesi che il peggio possa essere davvero stato archiviato, ci sono poi da segnalare anche l’indice di fiducia Sentix della Zona Euro – che misura il livello di fiducia degli investitori nell'attività economica - di novembre e gli ordini manifatturieri (‘factory orders’) in Germania di settembre che hanno mostrato risultati migliori delle aspettative.

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TAGLIO DEI TASSI DELLA BANCA CENTRALE CINESE


Spostandosi in Asia, non deve passare inosservato il primo ribasso dal 2016 da parte della PBOC, la Banca Centrale cinese, del tasso MLF (medium term lending facility). “E’ vero che si tratta di un taglio poco più che simbolico – meno 5 punti base con ritocco dei tassi dal 3,25% al 3,20% - ma è altrettanto vero che per i mercati significa che non si possa escludere un ciclo di allentamento monetario orientato a supportare un’economia in evidente affanno” spiega Beani.

DOLLARO IN RAFFORZAMENTO SULL’EURO


L’esperto conclude la sua disamina segnalando quanto accaduto sui mercati obbligazionari, nell’ambito dei quali il rendimento del Bund decennale tedesco è risalito di 12 punti base a -0,26% e quello del Treasury a 10 anni USA di 23 punti base a 1,94%. Movimenti che rientrano nel miglioramento dei dati macro economici accennato in precedenza e che hanno influenzato il mercato dei cambi, con il dollaro USA che è tornato a rafforzarsi nei confronti dell’Euro: il fixing eur/usd, dall’1,117 della settimana precedente, venerdi scorso ha chiuso a 1,102.

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