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Sigarette elettroniche, il business va in fumo?

Il colosso californiano Juul finisce sotto inchiesta negli Usa per le pubblicità ingannevoli dirette ai ragazzini e annuncia un maxi taglio dei costi. Allarme per le conseguenze negative sulla salute

21 Novembre 2019 13:58

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Il boom delle sigarette elettroniche è già finito? Di certo a non godere di buona salute è Juul Labs, la più grande società che produce e-cig in Usa, che è finita in tribunale in diversi Stati, tra cui la California, il North Carolina e New York.

PRODOTTI GLAMOUR, MA PERICOLOSI


L’accusa nei confronti di Juul, come ha spiegato il procuratore generale di New York Letitia James, è di aver diffuso informazioni fuorvianti sulla sicurezza dei suoi prodotti, oltre ad aver puntato ad attrarre i consumatori più giovani, adolescenti o comunque minorenni, con pubblicità “glossy” e scintillanti, che mostravano immagini di feste e party senza specificare i potenziali effetti negativi delle e-cig per la salute. “Rendendo il vaping glamour, e allo stesso tempo glissando sulla nicotina presente nei suoi prodotti, Juul sta mettendo a rischio la vita di numerosissimi abitanti di New York”, ha spiegato il giudice.

MALATTIE E MORTI


Le autorità sanitarie negli Usa hanno collegato il vaping a oltre duemila casi di malattie ai polmoni solo quest’anno. Esiste anche una malattia che si pensa sia direttamente collegata al vaping, chiamata Evali (E-cigarette or Vaping product Associated Lung Injury), che finora ha provocato almeno 37 morti in tutto il Paese, con le autorità sanitarie federali che parlano di circa 1.500 casi.E purtroppo la sigaretta elettronica è sempre più diffusa tra i ragazzini: il mese scorso, secondo un sondaggio del Center of Disease Control, oltre il 27% dei teenager ha fumato e-cig, una quota più che raddoppiata rispetto allo scorso anno. Per molti ragazzi Juul è il brand più usato.

L’AZIENDA SI DIFENDE


Da parte sua l’azienda ha precisato che non intende attrarre consumatori minorenni. “Stiamo collaborando con le autorità per riguadagnarci la fiducia della società”, ha spiegato il portavoce Justin Finan. “Restiamo inoltre concentrati sull’obiettivo di cambiare la categoria delle sigarette elettroniche: la nostra base clienti è composta dal miliardo di adulti fumatori nel mondo e non vogliamo attrarre i minorenni”.

LIMITAZIONI ALLE VENDITE


Ma intanto la vendita di e-cig è stata limitata in diversi Stati, e la stessa Juul a novembre ha fatto sapere che da ora in poi venderà solo prodotti all’aroma di tabacco, rinunciando anche a quelli al mentolo. Il mese scorso l'azienda di San Francisco aveva fermato anche altri prodotti al gusto di mango, crema, frutta e cetriolo. E anche il presidente Donald Trump aveva annunciato a settembre la possibilià di introdurre un bando a livello nazionale, ma ha presto fatto marcia indietro, spaventato dai possibili risvolti occupazionali e quindi dalle conseguenze negative sul fronte elettorale.

TAGLI DEI COSTI E DEL PERSONALE


L’allarme ha colpito pesantemente Juul, un’azienda che a inizio anno era in pieno boom, con una media di 300 persone assunte al mese. Ora invece il colosso californiano ha annunciato un piano di riduzione dei costi da 1 miliardo di dollari, che porterà a un taglio di 650 posti di lavoro (pari al 16% del totale degli impiegati), specie nel dipartimento marketing. Dalla sua nomina a settembre il nuovo ceo, KC Crosthwaite, ha annunciato di voler “resettare il business”, licenziando subito il responsabile marketing, il direttore finanziario, il vicepresidente con delega alle tecnologie avanzate e il responsabile amministrativo.

INVESTIMENTO DEPREZZATO


Crosthwaite proviene da Altria, il colosso del tabacco che possiede anche Marlboro e che nel 2018 aveva investito 12,8 miliardi di dollari per comprare una quota del 35% in Juul. Dopo appena un anno il book value dell’investimento si è già ridotto di 4,5 miliardi.

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