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Varata la Commissione europea, ma l’Italia litiga sul salva-Stati

Una larga maggioranza dà via libera a Strasburgo alla nuova Commissione guidata da Ursula vod der Leyen che prende in mano le redini della nuova Europa insieme a Christine Lagarde. Ma in Italia si continua a litigare sul problema inesistente del Fondo salva-Stati

27 Novembre 2019 15:07

financialounge -  Agnelli commissione europea Jean Claude Juncker Ursula von der Leyen
La nuova Europa a doppia trazione femminile Lagarde-von der Leyen esce finalmente dal cantiere e prende il mare con il vento in poppa di un voto largamente favorevole del Parlamento Europeo alla nuova Commissione: 461 voti a favore, 157 contro e 89 astenuti. Più di quelli presi 5 anni fa da Jean-Claude Juncker, nonostante avesse sulla carta una maggioranza più larga, e un po’ di meno dei tantissimi raccolti da Romano Prodi ormai vent’anni fa. Le due leader al timone delle istituzioni più importanti del continente, la Commissione appunto e la Bce passata dalle mani di Draghi a quelle della Lagarde, nei loro discorsi ufficiali finora si sono distinte per aver parlato più di soluzioni e meno di problemi di cui cercare i colpevoli. Von der Leyen cerca di evitare la parola ‘debito’, come Lagarde sta lontana dal parlare di banche.

IL FALSO PROBLEMA DEL FONDO SALVA STATI USATO COME CLAVA DI POLITICA INTERNA


L’Italia però, invece di tentare di inserirsi tra i protagonisti del nuovo corso, preferisce accapigliarsi sul falso problema del fondo salva-Stati, utilizzato come clava politica all’interno, senza capire che questa inutile polemica ha il solo risultato di isolarla dalla discussione sulle strategie di rilancio dell’economia e di consolidamento del sistema finanziario in cui sono impegnati altri grandi Paesi fondatori, a cominciare da Francia e Germania. Ricordiamo soltanto che il fondo che va sotto la sigla di ESM, European Stability Mechanism, praticamente uguale a quella del vecchio EMS, il sistema monetario europeo antenato dell’Euro, è una rete di protezione nel caso si verifichi un nuovo caso Grecia che ora si vuol riformare per renderlo più efficace e meno costoso. La crisi del debito greco alla fine è costata al sistema finanziario europeo centinaia di mld e ha messo a rischio la stessa esistenza dell’euro. Con un meccamismo di intervento più efficace magari sarebbe bastata qualche decina di miliardi.

UN TASSELLO IMPORTANTE PER COSTRUIRE L’UNIONE BANCARIA E IL MERCATO DEI CAPITALI


La tempesta polemica in Italia è alimentata da una clausola ipotizzata in una bozza che prevedeva un automatismo per l’intervento del Fondo e la ristrutturazione del debito di un Paese in difficoltà. Nessuno ne sta più parlando, ma l’argomento viene utilizzato come clava nel dibattito politico tra maggioranza e opposizione e anche all’interno dei due schieramenti, con accuse reciproche di voler consegnare l’Italia ai poteri forti finanziari del Nord Europa. Un clima che non aiuta certo il dialogo con una commissione di Bruxelles diventata decisamente più tollerante sui conti pubblici italiani. Ma che soprattutto rischia di trasformarsi in un violento boomerang. La riforma del Fondo infatti fa parte di una serie di tasselli della costruzione dell’Unione Bancaria e del Mercato Unico dei capitali, due cosa senza le quali non solo l’edificio europeo resta incompiuto, ma soprattutto indispensabili per far ripartire un’economia in stallo.

IL RISCHIO DI ERRORI CHE POTREBBERO ESSERE PAGATI MOLTO CARI


Il modo migliore per prendere fregature in una società di cui si è azionista importante ma di minoranza è disertare per protesta le riunioni del Cda e le Assemblee perché si contesta l’ordine del giorno. Molto più produttivo sarebbe partecipare alla discussione e cercare di portare a casa le tecnicalità più favorevoli al proprio caso. Ma se invece di guardare alle prospettive di lungo periodo dell’economia si preferisce non perdere d’occhio neanche un secondo i sondaggi e non mancare neanche un’occasione per mettere in difficoltà gli avversari veri o presunti, si rischiano errori le cui conseguenze potrebbero essere pagate molto care nel tempo.

Perché il Meccanismo di stabilità è una potenziale minaccia per i mercati


Perché il Meccanismo di stabilità è una potenziale minaccia per i mercati





IL PRECEDENTE DELLA MANCATA PROTEZIONE DELLE BANCHE NEL DOPO-LEHMAN


Come ad esempio l’errore di rifiutare sdegnosamente il possibile aiuto europeo alle banche italiane nell’immediato dopo Lehman, con l’argomento che i derivati e i subprime non sapevano neanche cosa fossero e che quindi erano in ottima salute, non vedendo la marea di sofferenze in arrivo a causa della recessione scatenata dalla Grande Crisi. Il risultato è stato che a differenze di quelle spagnole, portoghesi e irlandesi, le banche italiane non vennero messe in sicurezza nel tempo utilizzando anche i soldi europei, e per risalire la china della montagna di NPL ci sono voluti anni e tagli pesantissimi ai bilanci.

NON BISOGNA RESTARE FUORI DALLA CABINA DI GUIDA


Speriamo proprio che nella politica italiana scatti quello che a Wall Street chiamano FOMA, che vuol dire fear of missing out, tradotto liberamente la paura di perdere il treno di un trend rialzista che sta per partire. Il treno della nuova Europa sta partendo, restare fuori per capriccio o miope calcolo politico dalla cabina di guida potrebbe costare molto caro.

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