Agenzia Entrate
Fisco, via ai controlli sulle partite Iva: chiuse in automatico quelle inattive
Le partite Iva che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi o Iva negli ultimi tre anni, saranno chiuse d’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che, prima di procedere, invierà una comunicazione al contribuente
6 Dicembre 2019 10:12
L’Agenzia delle Entrate chiude d’ufficio le partite Iva inattive. Il Fisco sta passando al setaccio le partite Iva che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi o la dichiarazione Iva negli ultimi tre anni, ossia dal 2016 al 2018. Prima di cancellare l’attività, l’Agenzia delle Entrate manderà una comunicazione preventiva ai titolari, che avranno così 60 giorni di tempo per chiarire la posizione fiscale con l’Erario.
I dettagli per l’individuazione delle partite Iva “dormienti” dono inseriti nel provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 3 dicembre 2019. Con il decreto legge 193/2016, l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di chiudere le partite Iva che hanno terminato la propria attività senza però presentare la dichiarazione di cessazione. Il contribuente che non dovesse presentare la dichiarazione non più è soggetto ad alcuna sanzione.
Chi si dovesse trovare nella casella della posta una raccomandata dell’Entrate, ha tempo 60 giorni per rispondere, chiarendo la sua posizione fiscale e, eventualmente, chiedendo di non chiudere la partita Iva, nel caso ci fosse stata qualche attività non registrata. In base alla documentazione presentata, quindi, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate valuteranno sulla chiusura o meno della partita Iva.
Non solo la partita Iva, l’Agenzia delle Entrate, nel caso di soggetti diversi dalle persone fisiche, procederà anche alla cancellazione del codice fiscale. I contribuenti che non ritengono corretta l’estinzione del codice fiscale possono rivolgersi all’Agenzia delle Entrate per chiederne la riattivazione.
Tra i titolari di partite Iva attive, invece, cresce il numero di chi sceglie il regime forfettario. Secondo i dati del Mef, infatti, nel secondo trimestre 2019 le partite Iva con la tassa piatta (al 5 o al 15%, calcolata in base al codice di redditività Ateco) hanno avuto un incremento del 35,8% rispetto allo scorso anno. Per il 2020, però, la legge di bilancio reintroduce dei limiti per chi sceglier questo regime. A partire da gennaio, infatti, non sarà più possibile utilizzare la tassa piatta per chi ha sostenuto spese per un ammontare superiore e 20.000 euro lordi l’anno per i dipendenti e collaboratori, ma scompare il limite per i beni strumentali. Viene reintrodotto, invece, quello inerente al lavoro dipendente o redditi da pensione: se superano i 30.000 euro all’anno, impossibile aderire al forfettario.
LE PARTITE IVA INATTIVE CHIUSE D’UFFICIO
I dettagli per l’individuazione delle partite Iva “dormienti” dono inseriti nel provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 3 dicembre 2019. Con il decreto legge 193/2016, l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di chiudere le partite Iva che hanno terminato la propria attività senza però presentare la dichiarazione di cessazione. Il contribuente che non dovesse presentare la dichiarazione non più è soggetto ad alcuna sanzione.
60 GIORNI PER RISPONDERE
Chi si dovesse trovare nella casella della posta una raccomandata dell’Entrate, ha tempo 60 giorni per rispondere, chiarendo la sua posizione fiscale e, eventualmente, chiedendo di non chiudere la partita Iva, nel caso ci fosse stata qualche attività non registrata. In base alla documentazione presentata, quindi, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate valuteranno sulla chiusura o meno della partita Iva.
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LA CANCELLAZIONE DEL CODICE FISCALE
Non solo la partita Iva, l’Agenzia delle Entrate, nel caso di soggetti diversi dalle persone fisiche, procederà anche alla cancellazione del codice fiscale. I contribuenti che non ritengono corretta l’estinzione del codice fiscale possono rivolgersi all’Agenzia delle Entrate per chiederne la riattivazione.
PARTITE IVA FORFETTARIE: COSA CAMBIA NEL 2020
Tra i titolari di partite Iva attive, invece, cresce il numero di chi sceglie il regime forfettario. Secondo i dati del Mef, infatti, nel secondo trimestre 2019 le partite Iva con la tassa piatta (al 5 o al 15%, calcolata in base al codice di redditività Ateco) hanno avuto un incremento del 35,8% rispetto allo scorso anno. Per il 2020, però, la legge di bilancio reintroduce dei limiti per chi sceglier questo regime. A partire da gennaio, infatti, non sarà più possibile utilizzare la tassa piatta per chi ha sostenuto spese per un ammontare superiore e 20.000 euro lordi l’anno per i dipendenti e collaboratori, ma scompare il limite per i beni strumentali. Viene reintrodotto, invece, quello inerente al lavoro dipendente o redditi da pensione: se superano i 30.000 euro all’anno, impossibile aderire al forfettario.
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