2020
Il 2020 sarà l’anno delle Ipo di Airbnb e Deliveroo?
Altri due grandi nomi del tech potrebbero quotarsi in Borsa nel nuovo anno. Ma i dubbi degli investitori restano, specie dopo le esperienze negative di Uber, Lyft e WeWork
31 Dicembre 2019 10:13
Dopo un 2019 in chiaroscuro per le quotazioni dei big della tecnologia, per il 2020 altri grandi nomi del settore sono pronti a debuttare in Borsa. Tra i candidati per una possibile Ipo nell’anno che sta per iniziare gli investitori guardano con particolare attenzione a due nomi: quelli di Airbnb e Deliveroo.
Partiamo da Airbnb: una società “con un approccio non tradizionale al mercato dell’hospitality, che verosimilmente potrebbe scegliere lo stesso stile anche per la quotazione”, come ha spiegato Cnbc. Il debutto in Borsa, inizialmente previsto per quest'anno, dovrebbe appunto avvenire nel 2020.
E sulle modalità attraverso cui la quotazione dovrebbe realizzarsi, il ceo Brian Chesky ha precisato che Airbnb “non ha alcuna fretta, perché non ha bisogno di raccogliere denaro”. Per questo motivo la società potrebbe optare per un’offerta pubblica diretta, una modalità diversa dall’Ipo perché non prevede l’emissione di nuove azioni, eliminando in questa maniera la necessità di intermediari come banche d’investimento o sottoscrittori, e riducendo così i costi.
Airbnb, secondo PitchBook, è valutata da investitori privati una cifra che si aggira intorno ai 31 miliardi di dollari. La stessa società ha fatto sapere a settembre di aver realizzato ricavi per oltre 1 miliardo di dollari nel secondo trimestre 2019, per la seconda volta nella storia: ma non è chiaro quanto possa essere vicina alla profittabilità.
La società che ha rivoluzionato il mondo degli affitti brevi era attesa al debutto a Wall Street nel 2019, anno che ha visto quotarsi altri grandi nomi del tech come Lyft e Uber. Ai quali però la Borsa non ha fatto bene: le loro azioni hanno infatti ceduto rispettivamente circa il 40% e circa il 35% del valore dal primo giorno di quotazione.
E un altro celebratissimo unicorno, WeWork, ha cancellato i suoi progetti di Ipo dopo che gli investitori hanno espresso significativi dubbi sul modello di business e sulla governance della società. Per il numero uno di Airbnb Chesky l’esperienza di WeWork “insegna due lezioni: l’importanza dei margini di profitto e della reputazione”. Bisognerà vedere se Airbnb sarà in grado di attrarre l’attenzione dei mercati.
L’altro grande nome verso cui gli investitori guardano è quello di Deliveroo, una delle maggiori società di consegna di cibo a domicilio, fondata a Londra nel 2013 e candidata alla quotazione dopo che le trattative per una possibile fusione con Uber si sono arenate.
La società era valutata, al tempo dell’ultimo round di finanziamento nel 2018, la cifra di 1,6 miliardi di sterline, e di recente ha ricevuto un finanziamento da 459 milioni di sterline da Amazon. Un supporto che potrebbe dare alla società il momentum necessario per raggiungere il target di valutazione, fissato dagli analisti a 3,2 miliardi di sterline. Secondo diversi report, Deliveroo si sta concentrando sull’espansione del business, non necessariamente tramite Ipo. Ma l’ipotesi della quotazione di quello che è stato definito il più grande unicorno tech del Regno Unito resta in vista.
APPROCCIO NON TRADIZIONALE
Partiamo da Airbnb: una società “con un approccio non tradizionale al mercato dell’hospitality, che verosimilmente potrebbe scegliere lo stesso stile anche per la quotazione”, come ha spiegato Cnbc. Il debutto in Borsa, inizialmente previsto per quest'anno, dovrebbe appunto avvenire nel 2020.
NESSUNA FRETTA
E sulle modalità attraverso cui la quotazione dovrebbe realizzarsi, il ceo Brian Chesky ha precisato che Airbnb “non ha alcuna fretta, perché non ha bisogno di raccogliere denaro”. Per questo motivo la società potrebbe optare per un’offerta pubblica diretta, una modalità diversa dall’Ipo perché non prevede l’emissione di nuove azioni, eliminando in questa maniera la necessità di intermediari come banche d’investimento o sottoscrittori, e riducendo così i costi.
VALUTAZIONE 31 MILIARDI
Airbnb, secondo PitchBook, è valutata da investitori privati una cifra che si aggira intorno ai 31 miliardi di dollari. La stessa società ha fatto sapere a settembre di aver realizzato ricavi per oltre 1 miliardo di dollari nel secondo trimestre 2019, per la seconda volta nella storia: ma non è chiaro quanto possa essere vicina alla profittabilità.
UBER E LYFT CADONO
La società che ha rivoluzionato il mondo degli affitti brevi era attesa al debutto a Wall Street nel 2019, anno che ha visto quotarsi altri grandi nomi del tech come Lyft e Uber. Ai quali però la Borsa non ha fatto bene: le loro azioni hanno infatti ceduto rispettivamente circa il 40% e circa il 35% del valore dal primo giorno di quotazione.
L’ESPERIENZA DI WEWORK
E un altro celebratissimo unicorno, WeWork, ha cancellato i suoi progetti di Ipo dopo che gli investitori hanno espresso significativi dubbi sul modello di business e sulla governance della società. Per il numero uno di Airbnb Chesky l’esperienza di WeWork “insegna due lezioni: l’importanza dei margini di profitto e della reputazione”. Bisognerà vedere se Airbnb sarà in grado di attrarre l’attenzione dei mercati.
Record di Ipo per Borsa Italiana nel 2019, Intesa titolo più scambiato
Record di Ipo per Borsa Italiana nel 2019, Intesa titolo più scambiato
DELIVEROO, SALTA IL DEAL CON UBER
L’altro grande nome verso cui gli investitori guardano è quello di Deliveroo, una delle maggiori società di consegna di cibo a domicilio, fondata a Londra nel 2013 e candidata alla quotazione dopo che le trattative per una possibile fusione con Uber si sono arenate.
FINANZIAMENTO DA AMAZON
La società era valutata, al tempo dell’ultimo round di finanziamento nel 2018, la cifra di 1,6 miliardi di sterline, e di recente ha ricevuto un finanziamento da 459 milioni di sterline da Amazon. Un supporto che potrebbe dare alla società il momentum necessario per raggiungere il target di valutazione, fissato dagli analisti a 3,2 miliardi di sterline. Secondo diversi report, Deliveroo si sta concentrando sull’espansione del business, non necessariamente tramite Ipo. Ma l’ipotesi della quotazione di quello che è stato definito il più grande unicorno tech del Regno Unito resta in vista.
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