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Per gli Usa la Cina non è più un manipolatore valutario

La mossa distensiva del Tesoro americano prepara il terreno per la firma alla Casa Bianca dell’accordo sulla fase uno della tregua commerciale. Le strategie di Trump legate alla campagna elettorale e all’economia

14 Gennaio 2020 10:46

financialounge -  cina dazi yuan
Per il Dipartimento al Tesoro Americano la Cina non è più un ‘manipolatore di valute’. La mossa distensiva, riportata dalle principali testate finanziarie internazionali, arriva nella settimana in cui è attesa la firma della fase uno della sospensione della Guerra dei Dazi tra Washington e Pechino e prende atto degli sforzi fatti secondo gli americani dalla Cina per astenersi da svalutazioni competitive, un fatto che viene considerato parte integrante degli accordi che stanno per chiudere sul commercio. L’etichetta di manipolatore valutario è rimasta appiccicata sulle spalle dei cinesi solo pochi mesi, dalla scorsa estate quando le tensioni tra i due paesi erano salite anche per la brusca svalutazione dello yuan. Ora la situazione si è invertita e oggi la moneta cinese viaggia ai massimi di 5 mesi contro dollaro.


TRUMP PRONTO A RIVENDICARE IL SUCCESSO DELLA SUA STRATEGIA COMMERCIALE


In settimana è atteso a Washington Liu He, il vice-premier cinese che dovrebbe firmare in una solenne cerimonia alla Casa Bianca l’accordo commerciale che dovrebbe chiudere la fase uno della Guerra dei Dazi. Molto probabilmente Donald Trump non si farà sfuggire l’occasione per rivendicare l’efficacia della politica di confronto sul terreno degli scambi commerciali avviata non appena insediato alla presidenza tre anni fa praticamente con il resto del mondo: oltre a Cina l’Europa, il Giappone, Canada e Messico, con i quali alla fine ha rinegoziato il NAFTA a condizioni più favorevoli agli americani.


UN ACCORDO ANCHE SULLE VALUTE DOVREBBE GARANTIRE PIÙ STABILITÀ E DURATA


L’estensione dell’accordo agli aspetti valutari dovrebbe garantire una maggior stabilità e durata alle intese tra le due superpotenze economiche: per tutta la durata della Guerra dei Dazi infatti il renminbi si è costantemente svalutato contro dollaro praticamente depotenziando le tariffe e i dazi imposti dagli americani. La moneta debole infatti rende i prodotti cinesi più competitive sul mercato americano anche se appesantiti dalle barriere all’ingresso. La decisione di classificare la Cina come manipolatore valutario era stata molto criticata la scorsa estate, ma ora mostra di essere stata azzeccata.


LA LISTA DEGLI OSSERVATI SPECIALI RESTA COMUNQUE LUNGA, OLTRE A CINA ANCHE GERMANIA E ITALIA


La Cina resta comunque sulla lista dei Paesi costantemente monitorati sul versante delle valute. Ma è in buona compagnia. La lista infatti comprende, oltre a Pechino, Paesi dell'area euro come Germania, Irlanda, Italia oltre a Giappone, Corea, Malaysia, Singapore, Vietnam e Svizzera. In ogni caso il 2020 si apre nel segno della distensione delle tensioni tra le due grandi economie e ora si potrebbe aprire la possibilità di costruire una piattaforma di dialogo con l’obiettivo di mettere fine definitivamente alla Guerra dei Dazi che tanto ha tenuto con il fiato sospeso mercati e investitori negli ultimi tre anni. Quanto tempo ci vorrà è una questione aperta.

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LA STRATEGIA ELETTORALE DI TRUMP: NON SOLO CINA MA ANCHE ECONOMIA E WALL STREET


Molto dipende dalla strategia elettorale che sceglierà Trump in vista delle presidenziali di novembre che dovrebbero affidargli il secondo mandato. Preferirà che gli americani vadano a votare con il fronte con la Cina ancora aperto, per avere un argomento in più contro il candidato democratico e accusare i liberal di fare il gioco del nemico? Oppure vorrà andare al voto con in tasca l’accordo finale che apre un’era di prosperità duratura per imprese e consumatori americani? Molto probabilmente dipende da come si comporteranno nei prossimi mesi Wall Street e l’economia. Una prima indicazione arriva tra due settimane con il PIL USA del quarto trimestre 2019, con le previsioni che puntano a una crescita sostenuta superiore al 2%.

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