banche centrali

Investimenti, l’incertezza non deve paralizzare le scelte di portafoglio

Benetti (GAM Italia Sgr) continua a preferire le azioni, ma è anche preparato a riconsiderare l’allocazione complessiva in presenza di un cambiamento sostanziale del contesto globale

16 Gennaio 2020 21:00

financialounge -  banche centrali Carlo Benetti debito globale GAM Italia Sgr
Le previsioni economiche, e in modo particolare quelle sui mercati finanziari, si rivelano spesso incerte e ostacolano una seria pianificazione. Lo fa presente Carlo Benetti, market specialist di GAM (Italia) Sgr, nell’analisi L’Alpha e il Beta dal titolo “Incertezza radicale”. Un titolo mutuato dall“incertezza radicale” di cui parlavano negli anni Venti Keynes e Knight, per indicare quella condizione di molteplicità di combinazioni che rende impossibile qualsiasi affidabile previsione. “Un mondo nel quale la statistica tiene tutto sotto controllo è molto confortevole ma, ahimé, inesistente”, puntualizza Benetti.

IL RISCHIO DI GUERRE COMMERCIALI, BREXIT ED ELEZIONI USA


Questo non vuol dire tuttavia non provare a individuare le possibili contraddizioni con cui continueremo a fare i conti nel nuovo anno. Benetti ne evidenzia tre. La prima è legata al rischio geopolitico, che comprende la guerra commerciale, i negoziati (complicati) per la Brexit e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. “Queste ultime costituiscono un fattore positivo, perché riteniamo che Trump eviterà passi falsi che possano interrompere il lungo ciclo virtuoso di economia e Borsa”, dichiara Benetti. Il quale, semmai, consiglia di tenere sotto osservazione l’ascesa dell’influenza della Russia sia in Medio Oriente e sia nel Nord Africa, grazie agli errori italiani ed europei.

LA MONTAGNA DEL DEBITO GLOBALE


Il secondo rischio è riconducibile invece alle banche centrali, che dispongono sempre meno di risorse nel caso di una eventuale recessione. “Il rally dei mesi scorsi espone gli investitori a rischi maggiori. Un movimento anche leggero nei tassi o uno spunto imprevisto dell’inflazione potrebbero indurre la Fed a cambiare direzione, con violente ripercussioni sui prezzi degli asset rischiosi”, argomenta Benetti. Che indica nel debito globale il terzo spunto di riflessione. Una montagna di emissioni per 255mila miliardi di dollari, tra pubblico e privato, pari a tre volte il Pil del mondo. Un debito superiore a quello accumulato nel 2007, che costituisce un elemento di pressione sui tassi e rappresenta un fattore di instabilità strutturale.

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LA FED RESTERA’ IN MODALITA’ ACCOMODANTE


In parallelo, puntualizza al contempo Benetti, non mancano elementi positivi. Il vice presidente della Fed, Richard Clarida, ha rivelato che non sono all’orizzonte repentini cambi nella politica monetaria americana. Una presa di posizione basata sul fatto che nell’undicesimo anno di espansione l’economia americana resta tonica, mentre il mercato del lavoro è robusto, i consumi e i redditi tengono, e le possibili tensioni inflazionistiche sono contrastate dalle strutturali pressioni deflazionistiche.

PREFERENZA ALLE AZIONI, MA SENZA ESAGERARE


“In questa situazione confermiamo le scelte allocative nei nostri portafogli flessibili multi-asset. La preferenza va sempre al mercato azionario, pur consapevoli che le Borse restano particolarmente vulnerabili al rischio geopolitico”, riferisce Benetti. Secondo il quale le prospettive economiche e la predisposizione delle banche centrali a restare ‘accomodanti’ forniscono ai mercati la capacità di assorbire gli shock improvvisi. “Tuttavia, non è il caso di esagerare con l’esposizione al rischio e proprio per questo saremo preparati a riconsiderare l’allocazione complessiva in presenza di un cambiamento sostanziale del contesto globale”, conclude Benetti.

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