Amundi
Brexit non spaventa, per Amundi è ora di tornare sull’azionario inglese
Crescita del Pil leggermente superiore all’Eurozona e prezzi dei titoli convenienti: a poche settimane dalla Brexit, secondo gli esperti di Amundi le azioni inglesi orientate al mercato interno sono già un’opportunità interessante
12 Febbraio 2020 07:00
Il tempo a disposizione per siglare un accordo tra Regno Unito e Unione europea è limitato ma è possibile un’intesa sul fronte commerciale, una ulteriore proroga o una combinazione di queste due opzioni. Ne sono convinti Kasper Elmgreen Head of Equities, Jacques Keller Global Bonds Portfolio Manager e Tristan Perrier Senior Economist di Amundi.
I tre esperti, in un paper dedicato all'uscita del Regno Unito dalla Ue e alle possibili conseguenze sull'economia britannica e sui mercati finanziari, ritengono “uno shock commerciale a fine anno a causa della mancanza di un accordo tra le parti un rischio di coda con probabilità limitata”. È ipotizzabile, sempre secondo i professionisti di Amundi, che “il pragmatismo e la preservazione degli interessi nazionali di entrambe le parti possano portare a un accordo”.
Anche perché se fino all’anno scorso, prima delle elezioni politiche inglesi di dicembre, esisteva la possibilità di mantenere il Regno Unito nell'Ue con conseguente incentivo per gli europei a non offrire un accordo accettabile, il pragmatismo sfoggiato nel 2019 dal Primo ministro britannico Boris Johnson nella strategia di negoziazione, potrebbe facilitare un accordo quest'anno.
Gli esperti di Amundi prevedono per quest’anno una crescita dell’1,1% per il Regno Unito e dell'1,4% per il 2021, da una stima dell'1,3% nel 2019. Un Pil in aumento ad un tasso leggermente superiore a quello dell'Eurozona si spiega grazie allo stimolo fiscale annunciato, che potrebbe imprimere un’accelerazione all'economia britannica.
Quali le implicazioni sugli investimenti? In ambito obbligazionario i professionisti di Amundi ritengono elevate le valutazioni dei titoli di stato (Gilt) a 10 anni, sia in termini assoluti sia rispetto ai governativi di altri mercati sviluppati. “È probabile che la curva dei rendimenti del Regno Unito possa registrare un brusco irripidimento con i tassi a lungo termine in aumento sulla scia di una bassa disoccupazione e delle prospettive di incremento delle emissioni di nuovo debito sul mercato a causa della maggiore spesa fiscale” spiegano gli esperti di Amundi. Per i quali è probabile un deprezzamento della sterlina come reazione ai possibili flussi di notizie negative sui negoziati in corso e sulla retorica accomodante della Bank of England (BoE).
Infine, sempre in base alle considerazioni dei professionisti di Amundi, le azioni del Regno Unito presentano attualmente valutazioni interessanti, soprattutto nel lungo termine. “Preferiamo i titoli di aziende esposte all’economia domestica del Regno Unito in quanto le aspettative in questo ambito sono basse e presentano un interessante profilo di rischio/rendimento. Tra le società da noi selezionate figurano alcuni costruttori immobiliari, aziende dei servizi finanziari e compagnie aeree a basso costo” specificano gli esperti di Amundi.
MANCANZA DI ACCORDO A FINE ANNO IMPROBABILE
I tre esperti, in un paper dedicato all'uscita del Regno Unito dalla Ue e alle possibili conseguenze sull'economia britannica e sui mercati finanziari, ritengono “uno shock commerciale a fine anno a causa della mancanza di un accordo tra le parti un rischio di coda con probabilità limitata”. È ipotizzabile, sempre secondo i professionisti di Amundi, che “il pragmatismo e la preservazione degli interessi nazionali di entrambe le parti possano portare a un accordo”.
IL PRAGMATISMO DEL PREMIER JOHNSON
Anche perché se fino all’anno scorso, prima delle elezioni politiche inglesi di dicembre, esisteva la possibilità di mantenere il Regno Unito nell'Ue con conseguente incentivo per gli europei a non offrire un accordo accettabile, il pragmatismo sfoggiato nel 2019 dal Primo ministro britannico Boris Johnson nella strategia di negoziazione, potrebbe facilitare un accordo quest'anno.
PIL INGLESE LEGGERMENTE AL DI SOPRA DI QUELLO DELLA ZONA EURO
Gli esperti di Amundi prevedono per quest’anno una crescita dell’1,1% per il Regno Unito e dell'1,4% per il 2021, da una stima dell'1,3% nel 2019. Un Pil in aumento ad un tasso leggermente superiore a quello dell'Eurozona si spiega grazie allo stimolo fiscale annunciato, che potrebbe imprimere un’accelerazione all'economia britannica.
TITOLI DI STATO UK CARI E STERLINA A RISCHIO DEPREZZAMENTO
Quali le implicazioni sugli investimenti? In ambito obbligazionario i professionisti di Amundi ritengono elevate le valutazioni dei titoli di stato (Gilt) a 10 anni, sia in termini assoluti sia rispetto ai governativi di altri mercati sviluppati. “È probabile che la curva dei rendimenti del Regno Unito possa registrare un brusco irripidimento con i tassi a lungo termine in aumento sulla scia di una bassa disoccupazione e delle prospettive di incremento delle emissioni di nuovo debito sul mercato a causa della maggiore spesa fiscale” spiegano gli esperti di Amundi. Per i quali è probabile un deprezzamento della sterlina come reazione ai possibili flussi di notizie negative sui negoziati in corso e sulla retorica accomodante della Bank of England (BoE).
Amundi: per le azioni può essere un buon 2020, ma meno del 2019
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AZIONI DOMESTICHE UK INTERESSANTI
Infine, sempre in base alle considerazioni dei professionisti di Amundi, le azioni del Regno Unito presentano attualmente valutazioni interessanti, soprattutto nel lungo termine. “Preferiamo i titoli di aziende esposte all’economia domestica del Regno Unito in quanto le aspettative in questo ambito sono basse e presentano un interessante profilo di rischio/rendimento. Tra le società da noi selezionate figurano alcuni costruttori immobiliari, aziende dei servizi finanziari e compagnie aeree a basso costo” specificano gli esperti di Amundi.