Axel Botte
Sulle Borse prevale la paura di perdersi il rally di crescita
Secondo Ostrum Asset Management, affiliata di Natixis Investment Managers, gli investitori sono tornati ottimisti dopo il ritorno dei listini cinesi, forse anche perché la mancanza di alternative dovuta ai tassi bassissimi fa prevalere la paura di perdere il treno dei rialzi
14 Febbraio 2020 19:00
L'ottimismo degli investitori sui mercati azionari è tornato, confortato dal ritorno dei listini cinesi dopo la sbandata da virus, con Wall Street vicina a nuovi picchi storici: da inizio anno l’S&P500 è salito del 3,5% circa su e anche in Europa lo Stoxx600 ha recuperato i massimi. I mercati obbligazionari hanno invece subito una correzione al ribasso, ma senza lasciare sul terreno tutti i guadagni messi a segno da inizio anno: il rendimento del Bund tedesco a 10 anni viaggia al -0,39% a fronte di una modesta pressione sullo sfondo di un debito sovrano rimasto di fatto stabile. In Usa infatti il rendimento del Treasury decennale è tornato in linea con i tassi dei pronti contro termine della Fed e la curva dei rendimenti Usa si è appiattita sulla parte lunga.
Il rimbalzo degli asset a rischio è stato più evidente sull’high yield europeo, con redimenti scesi di 14 punti base e quindi prezzi in rialzo, e sull’obbligazionario emergente, dove i rendimenti sono calati di 11 punti. Anche gli indici CDS, vale a dire il costo di assicurarsi contro il rischio di default, riflettono l'aumento della propensione al rischio: l’indice iTraxx XO tratta al di sotto dei 10 punti base di restringimento annuale. Sul valutario, l'euro ha infranto al ribasso la soglia di 1,10 contr dollaro sulla scia di dati dati macro deboli, mentre anche lo yen si è deprezzato verso quota 110. Il peso messicano è l'unica tra le principali valute a essersi apprezzata su dollaro quest’anno.
Secondo Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management, affiliata di Natixis IM, la rapida inversione di rotta dei mercati può essere un segnale di assenza di preoccupazione degli investitori supportata probabilmente dalla politica monetaria accomodante delle Banche centrali, e non solo la Fed americana e la Bce europea. La cinese PBoC ha di recente iniettato liquidità nel sistema finanziario arrestando la pressione al rialzo sul Renminbi, quasi alla soglia del livello 7 rispetto al dollaro, dopo la firma dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti. Sull’obbligazionario americano questo ha fatto sì che il rendimento T-bond decennali si è mosso poco anche dopo i solidi dati sul mercato del lavoro e al rialzo dei dati ISM.
L’esperto di Ostrum AM nota anche che la performance debole delle obbligazioni a 5 anni è tipica di uno scenario caratterizzato da una limitata avversione al rischio e sottolinea il restringimento degli spread sulle scadenze a 10 e 30 anni, anche se riflette in parte la decisione del Tesoro Usa di posticipare a maggio l'emissione di nuovo debito a 20 anni. I flussi finali degli investitori sui mercati obbligazionari statunitensi hanno recentemente favorito gli MBS, vale a dire i titoli che rappresentano mutui cartolarizzati, rispetto ai prestiti bancari. Questo perché, spiega Botte, i tassi LIBOR a 3 mesi sono scesi all'1,75%, mentre i segnali di ripresa dei prezzi delle case hanno sostenuto gli investimenti in titoli garantiti da ipoteca, nonostante la progressiva riduzione delle MBS in mano alla Fed.
Oltre alla spinta della politica monetaria, l'S&P 500 continua a essere sostenuto dai grandi nomi del Tech, e sembra “di fatto inaffondabile”, tanto più dopo una stagione degli utili migliore delle attese, eccetto che per energia e materie prime, con i tassi bassi che sono una manna per immobiliare e utility. Quindi, osserva l’esperto di Natixis IM, sia il fattore TINA (there is no alternative) sia il FOMO (fear of missing out), cioè la paura di perdere il treno del rialzo, porta gli investitori a restare ‘lunghi’ sull’azionario.
L'esperienza del 2019, con le occasioni mancate da parte di chi non ha creduto che il Toro avesse gambe, è infatti ancora nella mente della maggior parte degli investitori. L'Europa continua a beneficiare dei flussi provenienti dagli Stati Uniti, con l’Euro Stoxx 50 che ha superato il tetto dei 3800 punti, anche se gli utili aggregati sono diminuiti di ben il 4% su base annua durante l’ultimo trimestre dell’anno scorso, con 158 su 440 titoli dell’indice europeo che hanno pubblicato i risultati. Una debolezza degli utili che oltre a energia e risorse di base ha interessato in parte anche il settore dei beni di consumo.
OLTRE ALLE AZIONI, GETTONATI ANCHE GLI HIGH YIELD EUROPEI E EMERGENTI
Il rimbalzo degli asset a rischio è stato più evidente sull’high yield europeo, con redimenti scesi di 14 punti base e quindi prezzi in rialzo, e sull’obbligazionario emergente, dove i rendimenti sono calati di 11 punti. Anche gli indici CDS, vale a dire il costo di assicurarsi contro il rischio di default, riflettono l'aumento della propensione al rischio: l’indice iTraxx XO tratta al di sotto dei 10 punti base di restringimento annuale. Sul valutario, l'euro ha infranto al ribasso la soglia di 1,10 contr dollaro sulla scia di dati dati macro deboli, mentre anche lo yen si è deprezzato verso quota 110. Il peso messicano è l'unica tra le principali valute a essersi apprezzata su dollaro quest’anno.
LA POLITICA MONETARIA ACCOMODANTE RASSICURA GLI INVESTITORI
Secondo Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management, affiliata di Natixis IM, la rapida inversione di rotta dei mercati può essere un segnale di assenza di preoccupazione degli investitori supportata probabilmente dalla politica monetaria accomodante delle Banche centrali, e non solo la Fed americana e la Bce europea. La cinese PBoC ha di recente iniettato liquidità nel sistema finanziario arrestando la pressione al rialzo sul Renminbi, quasi alla soglia del livello 7 rispetto al dollaro, dopo la firma dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti. Sull’obbligazionario americano questo ha fatto sì che il rendimento T-bond decennali si è mosso poco anche dopo i solidi dati sul mercato del lavoro e al rialzo dei dati ISM.
ANCHE IL RESTRINGIMENTO DEGLI SPREAD DEL DEBITO USA RIFLETTE MENO AVVERSIONE AL RISCHIO
L’esperto di Ostrum AM nota anche che la performance debole delle obbligazioni a 5 anni è tipica di uno scenario caratterizzato da una limitata avversione al rischio e sottolinea il restringimento degli spread sulle scadenze a 10 e 30 anni, anche se riflette in parte la decisione del Tesoro Usa di posticipare a maggio l'emissione di nuovo debito a 20 anni. I flussi finali degli investitori sui mercati obbligazionari statunitensi hanno recentemente favorito gli MBS, vale a dire i titoli che rappresentano mutui cartolarizzati, rispetto ai prestiti bancari. Questo perché, spiega Botte, i tassi LIBOR a 3 mesi sono scesi all'1,75%, mentre i segnali di ripresa dei prezzi delle case hanno sostenuto gli investimenti in titoli garantiti da ipoteca, nonostante la progressiva riduzione delle MBS in mano alla Fed.
INVESTITORI SPINTI A RESTARE LUNGHI SULL’AZIONARIO SPINTI DA ‘TINA’ E ‘FOMO’
Oltre alla spinta della politica monetaria, l'S&P 500 continua a essere sostenuto dai grandi nomi del Tech, e sembra “di fatto inaffondabile”, tanto più dopo una stagione degli utili migliore delle attese, eccetto che per energia e materie prime, con i tassi bassi che sono una manna per immobiliare e utility. Quindi, osserva l’esperto di Natixis IM, sia il fattore TINA (there is no alternative) sia il FOMO (fear of missing out), cioè la paura di perdere il treno del rialzo, porta gli investitori a restare ‘lunghi’ sull’azionario.
“2020 ancora favorevole alle azioni, ma con preferenza per l’Europa”
“2020 ancora favorevole alle azioni, ma con preferenza per l’Europa”
L’AZIONARIO EUROPEO CONTINUA A BENEFICIARE DAI FLUSSI DAGLI USA NONOSTANTE LA DINAMICA DEBOLE DEGLI UTILI
L'esperienza del 2019, con le occasioni mancate da parte di chi non ha creduto che il Toro avesse gambe, è infatti ancora nella mente della maggior parte degli investitori. L'Europa continua a beneficiare dei flussi provenienti dagli Stati Uniti, con l’Euro Stoxx 50 che ha superato il tetto dei 3800 punti, anche se gli utili aggregati sono diminuiti di ben il 4% su base annua durante l’ultimo trimestre dell’anno scorso, con 158 su 440 titoli dell’indice europeo che hanno pubblicato i risultati. Una debolezza degli utili che oltre a energia e risorse di base ha interessato in parte anche il settore dei beni di consumo.