Antonio Maria Rinaldi

Italexit, Rinaldi (Lega) a Financialounge.com: "O si cambia o si muore"

L'economista ed europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi commenta l'ipotesi Italexit rilanciata da Salvini: "All’Italia viene imposto tutto dai due paesi 'padroni del vapore' con la scusa della stabilità. Se non incidiamo anche noi cosa ci stiamo a fare?"

17 Febbraio 2020 12:52

financialounge -  Antonio Maria Rinaldi Brexit italexit
“Salvini ha la capacità di dire quello che pensano tutti. Non è certo questa l’Unione europea che ci avevano prospettato. Viviamo con delle regole scritte ventotto anni fa a Maastricht e ribadite poi a Lisbona che sono completamente fuori del tempo. Il mondo è cambiato e queste regole o si rivedono con il concorso di tutti o l’Europa implode”. A parlare in quest’intervista a Financialounge.com è Antonio Maria Rinaldi, già professore di Finanza aziendale all’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara e alla Link Campus University di Roma, e oggi europarlamentare della Lega. Sull’Italexit evocata da Salvini ha le idee chiare: “O si cambia o si muore e noi non vogliamo stare alla finestra a prendere schiaffi”.

Cosa vuol dire?


"L’Unione europa non può essere un’imposizione dei 'padroni del vapore' che poi alla fine sono due paesi, Francia e Germania. L’Italia non riesce neanche ad alzare il dito, gli viene imposto tutto quanto con il ricatto politico del debito, delle riforme, della stabilità. O incidiamo anche noi o altrimenti, scusate, che ci stiamo a fare? Tutti quelli che gridano: o Europa o morte! dovrebbero spiegarci come mai difendono il Lussemburgo che si avvale della moneta unica e delle sue regole per poter eludere ed evadere mille miliardi l’anno. Chi difende a spada tratta finisce per essere il primo antieuropeista".

E quindi l’ipotesi dell’Italexit non è un’eresia?


"Come estrema ratio, proprio per non farci pestare i piedi, altri paesi, anche piccolissimi, mettono il veto sulle decisioni che reputano inopportune per loro e noi non sappiamo nemmeno cosa sia farci valere in Europa. Certo che se ci sbattono in faccia le porte ogni volta, ma noi non vogliamo più prendere schiaffi. Io vado oltre: se continua così, se la stessa Europa non comprende che è necessario un radicale cambiamento, imploderà da sola".

Ma lo strumento per un’uscita dall’euro sarebbe il referendum come propose a suo tempo Grillo con il M5s?


"Non è lo strumento adatto. Nessun paese oggi ha la capacità, la forza di prendere in maniera autonoma delle decisioni. Il problema è che ci troveremo di fronte ad un fatto compiuto. Da qui scaturisce tutto il discorso di prepararci. Cioè visto che nessuno ha la capacità di organizzare un vero piano A per rimanere nell’Europa, attenzione che avremo bisogno di un piano B perché qui salta tutta la baracca".

A cosa si riferisce esattamente?


"C’è il pericolo di un’altra crisi finanziaria, certamente superiore a quella della Lehman Brothers del 2008 con il rischio che salterà il sistema bancario. Vuole un esempio? Il Giappone a fronte del pericolo del coronavirus ha già iniettato centinaia e centinaia di miliardi nella sua economia, qua non si può fare. Se arriva lo tsunami della crisi che facciamo? Stiamo alla finestra a vedere, perché le regole europee dicono che non si può fare? Chi se ne frega. Se noi diciamo queste cose però finiamo per passare per antieuropeisti. Diciamo la verità: chi ha costruito l’Europa ha messo su un bellissimo transatlantico ma senza scialuppe, ed è stato irresponsabile nel non averle previste".

La scialuppa è evocare l’Italexit e i mercati, lo spread, l’Italia non rischia?


"Guardi una nazione come l’Italia non può stare sotto ricatto. Stiamo in ginocchio e dobbiamo morire? Sto assistendo al depauperamento delle aziende italiane, alla loro svendita, alla rottura della filiera della produzione che dipende sempre più dall’estero e nessuno deve dire niente? Dobbiamo stare zitti perché ci ricattano? Noi non ci tiriamo indietro".

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