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J.P. Morgan AM: euro sotto pressione e destinato a indebolirsi ancora

Secondo J.P. Morgan AM la moneta unica si presta bene al carry trade, vale a dire indebitarsi per investire in valute che rendono di più. Ma avverte anche sul rischio di inversione se il contesto globale migliorasse

21 Febbraio 2020 07:30

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L’inizio del 2020 ha visto riaffiorare la forza del dollaro statunitense, aumentando le pressioni sull’euro, che potrebbe essere destinato a deprezzarsi ancora. Gli ultimi dati Usa infatti hanno mostrato una certa solidità, con una nuova accelerazione della crescita dell’occupazione e un nuovo massimo ciclico di occupati rispetto alla popolazione, mentre a gennaio anche l’indice ISM dell’attività non manifatturiera ha segnato un miglioramento.

GLI IMPATTI NEGATIVI DEL VIRUS SULLA CRESCITA CINESE COLPIRANNO PIÙ L’EUROPA DEGLI USA


Al contrario, osserva il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management nel suo Bond Bulletin Settimanale, i dati europei sono stati deludenti: la produzione industriale ha registrato un forte ribasso a sorpresa in Germania, Italia e Francia, con un andamento che verrà probabilmente confermato sulla scia delle interruzioni legate al coronavirus. Sebbene l’epidemia abbia mostrato qualche segno di stabilizzazione, il team di J.P. Morgan AM ritiene sia ancora prematuro trarre conclusioni sul suo impatto economico. Ogni colpo inferto alla crescita cinese avrà comunque ripercussioni più consistenti sull’Europa, dato il maggiore orientamento all’export, che non sugli Usa.

I TASSI NEGATIVI DELLA BCE SPINGONO L’EURO AL RIBASSO E NON CI SONO SEGNI DI CAMBI DI POLITICA


In questo quadro l’euro continua a essere una delle valute a minor rendimento, con la Banca centrale europea che mantiene saldamente il tasso di deposito in territorio negativo, con poche probabilità che la dinamica si modifichi nel breve vista la scarsa propensione della stessa Bce ad abbandonare l’orientamento accomodante. E proprio a causa del basso rendimento, gli esperti di J.P. Morgan AM indicano l’euro come valuta conveniente per il cosiddetto carry trade, vale a dire l’utilizzo crescente da parte di investitori esteri che si indebitano in euro per finanziare esposizioni su valute che rendono di più.

ConsulenTia20: i grandi trend di mercato secondo JP Morgan AM - Video - Financialounge.com


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PESANO ANCHE I FLUSSI SULL’AZIONARIO CHE SONO PIÙ DIRETTI SULL’AMERICA


Il Bond Bullettin infatti spiega che il differenziale di tasso tra Stati Uniti e Europa ha contribuito a un aumento delle obbligazioni “reverse yankee”, ossia emissioni di debito denominato in Euro da parte di società USA, che sta creando ulteriori pressioni al ribasso sull’euro/dollaro. Anche i flussi azionari favoriscono un euro più debole: da inizio mese, i fondi azionari Usa hanno registrato afflussi per oltre 3,4 miliardi di dollari, a fronte di deflussi superiori a 700 miliardi di dollari per i fondi azionari europei.

MONITORARE COMUNQUE ATTENTAMENTE LE POSIZIONI SUL CARRY TRADE


Secondo J.P. Morgan AM, eventuali inversioni del posizionamento degli investitori sul carry trade dovranno però essere attentamente monitorate, perché se dovessero materializzarsi condizioni favorevoli a un rafforzamento dell’euro, ad esempio un nuovo ciclo di allentamento della Fed, una consistente ripresa della crescita in Europa o una reazione inaspettatamente negativa del dollaro alle elezioni presidenziali americane, allora proprio le posizioni carry finanziate in euro potrebbero essere seriamente penalizzate.

L’EURO DESTINATO A INDEBOLIRSI ANCORA, MA I RISCHIO DI INVERSIONE C’È


Gli esperti di JP Morgan AM ritengono che gli investitori obbligazionari devono quindi tener conto che sull’euro, anche dopo aver perso da inizio anno, più del 2,5% rispetto al dollaro, i rischi di ribasso sono aumentati. Dati, i flussi di capitali e valutazioni relative negli Stati Uniti rispetto all’Europa segnalano, complessivamente, la possibilità che l’euro nel breve si indebolisca ulteriormente nei confronti del dollaro. Ma avvertono anche di tener presente il rischio di inversione del posizionamento, qualora il contesto globale dovesse rafforzarsi.

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