banche centrali
GAM: coronavirus, le banche centrali da sole non possono contrastare l’emergenza globale
Era dall’autunno 2008, poco dopo il fallimento di Lehman Brothers, che la Fed non tagliava i tassi a sorpresa a mercati aperti come ha fatto martedì. Ma ora i Governi devono affrettarsi con misure a sostegno dell’economia
7 Marzo 2020 15:00
Con una mossa a sorpresa la Federal Reserve martedì ha deciso un taglio dei tassi di 50 punti base (-0,50%). Un intervento assunto con due settimane di anticipo sulla prossima riunione ufficiale della banca centrale prevista per il 18 marzo e adottato sulla scia della diffusione dell’epidemia di coronavirus al di fuori della Cina, in particolare in Europa.
Il taglio della Fed non ha avuto una buona accoglienza sui listini americani che, dopo un significativo rimbalzo nella giornata di lunedì (+4,5%), martedì hanno virato al ribasso, valutando poco utile nell’immediato il solo ritocco dei tassi ufficiali da parte americana, assunto peraltro senza un coordinamento con le altre principali banche centrali. In primis perché la riduzione dei tassi richiede tempo affinché produca effetti sull’economia reale. In secondo luogo perché si tratta di un intervento poco efficace se non abbinato ad una iniezione di liquidità nel sistema e/o da politiche fiscali espansive, e, anzi, rischia di limitare inutilmente i futuri margini di manovra della Fed.
“Occorre tuttavia considerare che si tratta di una decisione immediatamente operativa i cui effetti benefici per imprese e consumatori saranno non soltanto a breve ma anche a medio termine: questo potrebbe modificare in chiave positiva la convinzione iniziale dei mercati”, fa sapere Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR.
Secondo il quale gli investitori farebbero bene a considerare anche le notizie positive a cominciare dal fatto che grazie alle drastiche misure attuate dalla Cina nella provincia di Hubei il numero di contagiati è in diminuzione mentre in tutte le altre maggiori città cinesi l’attività economica mostra segnali di ripresa. Negli Stati Uniti, l’altro gigante economico mondiale, l’economia ha evidenziato recenti dati di solidità sia con il miglioramento del PMI dei servizi e sia nel mercato del lavoro.
Questo non vuol dire che gli effetti “collaterali” che il coronavirus ha provocato e sta provocando sull’attività economica globale saranno archiviati senza implicazioni. La rapida diffusione avvenuta Europa, con due focolai nel Nord Italia, e la possibile propagazione del contagio persino negli Stati Uniti rendono molto probabile un taglio delle aspettative di crescita. Per esempio Standard & Poor’s stima una contrazione del Pil italiano quest’anno dello 0,3% (invece della crescita precedentemente prevista dello 0,4%) mentre la crescita europea si dovrebbe dimezzare, da +1% a +0,5%.
“Alla luce di tutte queste considerazioni è urgente che i governi si affrettino a varare misure a sostegno dell’economia perché su un aspetto tutti concordano: le Banche Centrali da sole non possono contrastare un’emergenza che ha ormai assunto dimensioni globali”, conclude Mauri Brusa.
PERCHÈ IL TAGLIO DELLA FED NON È PIACIUTO AI MERCATI
Il taglio della Fed non ha avuto una buona accoglienza sui listini americani che, dopo un significativo rimbalzo nella giornata di lunedì (+4,5%), martedì hanno virato al ribasso, valutando poco utile nell’immediato il solo ritocco dei tassi ufficiali da parte americana, assunto peraltro senza un coordinamento con le altre principali banche centrali. In primis perché la riduzione dei tassi richiede tempo affinché produca effetti sull’economia reale. In secondo luogo perché si tratta di un intervento poco efficace se non abbinato ad una iniezione di liquidità nel sistema e/o da politiche fiscali espansive, e, anzi, rischia di limitare inutilmente i futuri margini di manovra della Fed.
MA LA CONVINZIONE INIZIALE POTREBBE CAMBIARE NELLE PROSSIME SETTIMANE
“Occorre tuttavia considerare che si tratta di una decisione immediatamente operativa i cui effetti benefici per imprese e consumatori saranno non soltanto a breve ma anche a medio termine: questo potrebbe modificare in chiave positiva la convinzione iniziale dei mercati”, fa sapere Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR.
GAM: coronavirus, le banche centrali possono garantire una rete di protezione per i mercati
GAM: coronavirus, le banche centrali possono garantire una rete di protezione per i mercati
TENERE IN CONSIDERAZIONE LE NOTIZIE POSITIVE
Secondo il quale gli investitori farebbero bene a considerare anche le notizie positive a cominciare dal fatto che grazie alle drastiche misure attuate dalla Cina nella provincia di Hubei il numero di contagiati è in diminuzione mentre in tutte le altre maggiori città cinesi l’attività economica mostra segnali di ripresa. Negli Stati Uniti, l’altro gigante economico mondiale, l’economia ha evidenziato recenti dati di solidità sia con il miglioramento del PMI dei servizi e sia nel mercato del lavoro.
IMPLICAZIONI SULLA CRESCITA
Questo non vuol dire che gli effetti “collaterali” che il coronavirus ha provocato e sta provocando sull’attività economica globale saranno archiviati senza implicazioni. La rapida diffusione avvenuta Europa, con due focolai nel Nord Italia, e la possibile propagazione del contagio persino negli Stati Uniti rendono molto probabile un taglio delle aspettative di crescita. Per esempio Standard & Poor’s stima una contrazione del Pil italiano quest’anno dello 0,3% (invece della crescita precedentemente prevista dello 0,4%) mentre la crescita europea si dovrebbe dimezzare, da +1% a +0,5%.
LE BANCHE CENTRALI DA SOLE NON BASTANO
“Alla luce di tutte queste considerazioni è urgente che i governi si affrettino a varare misure a sostegno dell’economia perché su un aspetto tutti concordano: le Banche Centrali da sole non possono contrastare un’emergenza che ha ormai assunto dimensioni globali”, conclude Mauri Brusa.