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Idee di investimento - Obbligazioni - 9 marzo 2020

Il taglio a sorpresa dei tassi Usa da parte della Fed ha sorpreso anche l’obbligazionario. Nel breve più cash e Treasury Usa mentre nel medio lungo restano interessanti il debito emergente e l’high yield

di Leo Campagna 9 Marzo 2020 09:50

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LA FED FORSE HA AVUTO TROPPA FRETTA


La Fed di Jerome Powell martedì 3 marzo ha optato per una mossa molto aggressiva, con un taglio d’emergenza e a sorpresa, senza aspettare la riunione del Fomc del 17-18 marzo. Qualcosa che non si vedeva da tempo, dai giorni immediatamente successivi al collasso di Lehman Brothers nel 2008. Eoin Walsh, partner e portfolio manager di TwentyFour Asset Management, del gruppo Vontobel, sottolinea l’incertezza sul mercato americano dei Treasuries, con vendite iniziali che hanno spinto il rendimento del decennale fino all’1,16%, ma alla fine hanno prevalso gli acquisti spingendo i tassi giù all’1,02% – nuovo minimo record. Walsh, come argomenta nell’articolo Fed troppo aggressiva e troppo presto, ritiene che sia troppo presto per dire se il mercato sia pronto a far partire un rally, ma esprime dubbi in proposito aspettandosi invece un aumento della volatilità nei giorni a venire. Alla fine la Fed sembra aver risposto troppo presto alla richiesta del mercato, e ora potrebbe essere la volatilità a prevalere.

ESPOSIZIONE RIDOTTA SULLE AZIONI, PIÙ PESO A T-BOND E CASH


Intanto, sulla scorta delle considerazioni attualmente disponibili, lo scenario di base del BlackRock Investment Institute ha subito una modifica. Come delineato nell’articolo Coronavirus e mercati, BlackRock: alla fine il rimbalzo, ma per ora cautela adesso prevede un impatto negativo ma temporaneo sulle economie, con fondamentali che continuano a supportare l’espansione. C’è però il rischio che questo scenario sia messo in discussione da evoluzioni che accelerino la fine del ciclo. Per questo BlackRock sarà molto attenta a ogni segnale di liquidità insufficiente o deterioramento nelle condizioni finanziarie, che potrebbe colpire soprattutto le imprese minori in Europa e Cina. A livello settoriale, i rischi maggiori sono per le catene produttive globali nel tech, nell’auto e nei beni capitali. A livello geografico invece BlackRock continua a vedere un’economia americana in fase di rallentamento di fine ciclo, che in questa fase avrà bisogno di liquidità e spesa pubblica addizionale in campo sanitario. In termini di portafoglio il tutto vuol dire riduzione dell’esposizione sui benchmark di azionario e credito, con maggior peso sui bond del Tesoro e sul cash.

FOCUS SU BOND CARTOLARIZZATI USA E SUI TREASURY A 30 ANNI


Resta il fatto che dal 19 febbraio, l’indice Bloomberg che misura le condizioni finanziarie si è ridotto a un equivalente di quasi 50 punti base di inasprimento. Il taglio apportato ai tassi dalla Fed ha pertanto appena compensato il recente inasprimento delle condizioni finanziarie, ma non ha fornito ulteriori elementi di allentamento monetario. “Ci aspetteremmo ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed”, commenta nell’articolo In attesa di altri tagli della Fed, focus su bond e Treasury Usa Monica Defend, global head of research  di Amundi. La quale, sull’obbligazionario statunitense, mantiene la view positiva sui bond cartolarizzati e reputa attraenti, in modo selettivo, le obbligazioni societarie. Nell’ambito dei Treasury, invece, l’esperta predilige quelli a 30 anni rispetto ai decennali. “Con l’aumento della volatilità si è registrato un incremento degli spread – extra rendimento rispetto ai Treasury – delle obbligazioni societarie in alcuni settori e titoli”, specifica inoltre Defend. Alla luce di questa situazione, l’esperta intravede opportunità in aziende con fondamentali robusti, con un livello accettabile di leva finanziaria e liquidità, e un importante flusso di cassa disponibile. Compagnie che mostrano un limitato immobilizzo di capitale o che non siano troppo dipendenti dai prezzi del petrolio.

POSSIBILE UN RIMBALZO DEGLI EMERGENTI NELLA SECONDA METÀ DEL 2020


Intanto, nel giro di un paio di mesi la visione dell’universo dei mercati emergenti rilevata dall’osservatorio globale di Goldman Sachs è profondamente mutata, causa l’irruzione sullo scenario economico globale del ‘cigno nero’ del coronavirus. Secondo Goldman Sachs, i mercati si sono inizialmente posizionati prezzando un indebolimento temporaneo della domanda cinese, per poi passare a prezzare un evento di dimensione globale e più protratto nel tempo. Per ora, il nuovo scenario di base adottato da Goldman – come illustrato nell’articolo Goldman Sachs: il coronavirus allontana la ripresa dei mercati emergenti - assume che i nuovi contagi resteranno contenuti in Cina, mentre la diffusione del virus nelle altre aree dovrebbe essere messa largamente sotto controllo per metà del secondo trimestre 2020. Questo dovrebbe consentire all’attività economica di iniziare la ripresa all’inizio dell’anno prossimo e ad evitare un esito recessivo, anche se al prezzo di una performance di crescita molto debole per le economie emergenti nella prima metà di quest’anno.

IN OTTICA TRIENNALE INTERESSANTE IL DEBITO EMERGENTE E L’HIGH YIELD


Per chi investe nell’obbligazionario con un orizzonte di medio periodo è interessante l’analisi sviluppata nell’articolo Obbligazioni, Invesco: “C’è ancora valore nei mercati emergenti e nei titoli americani" da Luca Tobagi, Cfa, investment strategist di Invesco. L’esperto ha calcolato le performance total return nei tre anni e tre mesi che vanno dal 30 settembre 2016 al 31 dicembre 2019, il rendimento a scadenza al 31 dicembre 2019 e il rendimento a scadenza composto su prossimi tre anni e tre mesi. Per i titoli di Stato di Germania, Italia e Francia il rendimento totale teorico che ci si può aspettare fra tre anni e tre mesi è molto al di sotto di quello realizzato nel triennio appena concluso. Al contrario, le performance attese per il debito emergente (governativo e societario) in valuta forte e alle società high yield Usa non sono molto più alte di quelle degli ultimi 39 mesi. Più o meno lo stesso discorso che si può fare con la barra relativa all’obbligazionario governativo Usa a 7-10 anni. “Tradotto in pratica, possiamo aspettarci per queste due tipologie di asset obbligazionari rendimenti in linea con gli ultimi tre anni e tre mesi, a patto sempre che il debitore paghi e non fallisca”, spiega Tobagi. L’esperto segnala anche l’high yield europeo che, se da un lato evidenzia rendimenti attesi per i prossimi tre anni e tre mesi ben al di sotto di quelli ottenuti dall’autunno 2016, mostra un potenziale di guadagno complessivo a doppia cifra su un orizzonte di tre anni. Margini di guadagno molto contenuti, infine, per i governativi dell’area euro.

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