AllianceBernstein
Coronavirus, perché la politica monetaria è inutile senza stimoli fiscali
Secondo Darren Williams (AllianceBernstein) i governi devono fare in modo che le restrizioni sull’attività economica non colpiscano famiglie e imprese. E l’unico metodo efficace è accompagnare la politica monetaria con un’adeguata politica fiscale
10 Marzo 2020 07:45
L’impatto del coronavirus sull’economia sarà così forte da portare a una recessione? È la domanda che in questi giorni quasi tutti gli esperti di economia, finanza e investimenti si stanno facendo. Ma forse è ancora troppo presto per avere una risposta perché, come fa notare Darren Williams, director global economic research di AllianceBernstein, in questa fase i governi sono impegnati sulla necessità di rallentare la diffusione del virus.
A differenza di qualche settimana fa, quando l’attenzione era concentrata sulle misure di prevenzione e contrasto, oggi soprattutto in Europa l’obiettivo più importante sembra essere ritardare la diffusione. “Sembra solo una questione di tempo prima che i governi inizino a imporre restrizioni di vario tipo all’attività economica”, sottolinea Williams. E ciò, ovviamente, rischia di portare le economie verso una recessione.
Attualmente la visibilità sugli effetti del Covid-19 è limitata: “Quello che sappiamo – spiega Williams - è che l’economia globale rimane fragile, oscurata dall’emergere del populismo e dalle tensioni geopolitiche tra Cina e Occidente. Sappiamo anche che molte aree del mondo sviluppato stanno raggiungendo i limiti delle possibilità della politica monetaria e che la combinazione di questi fattori rende l’economia globale insolitamente vulnerabile a shock negativi come il coronavirus”.
Un cigno nero che può cambiare anche la percezione di un intervento deciso delle banche centrali, già in parte cominciato con il taglio di 50 punti base da parte della Federal Reserve la scorsa settimana. “Se normalmente il taglio dei tassi è una buona notizia per gli investitori – fa notare Williams - dobbiamo essere realisti su cosa possono effettivamente ottenere le banche centrali allo stato attuale. Possiamo avere un'alta convinzione nella capacità delle banche centrali di impedire che le perturbazioni economiche si trasformino in una crisi di liquidità”.
“Ma possiamo avere molta meno fiducia – prosegue l’esperto di AllianceBernstein - nella capacità delle banche centrali di affrontare o compensare il danno economico. Ciò sarebbe stato vero in tempi migliori, ma oggi la politica monetaria ha raggiunto i limiti della sua efficacia in molte parti del mondo sviluppato, come in Europa e Giappone. Inoltre, la politica monetaria è uno strumento poco utile ad affrontare i problemi di flusso di cassa delle imprese e delle famiglie nelle aree colpite”.
La soluzione può quindi arrivare solo dalla politica fiscale dei governi. Williams ritiene necessari interventi che riducano l’impatto delle restrizioni sull’attività economica su famiglie e imprese: “La buona notizia è che sembra che i politici lo stiano capendo. Ma è importante che le parole siano seguite da un'azione efficace. In caso contrario, lo stimolo monetario può rivelarsi inutile, insufficiente da solo per prevenire una recessione più profonda nel caso in cui la crisi del coronavirus continui a intensificarsi”.
RALLENTARE IL CONTAGIO
A differenza di qualche settimana fa, quando l’attenzione era concentrata sulle misure di prevenzione e contrasto, oggi soprattutto in Europa l’obiettivo più importante sembra essere ritardare la diffusione. “Sembra solo una questione di tempo prima che i governi inizino a imporre restrizioni di vario tipo all’attività economica”, sottolinea Williams. E ciò, ovviamente, rischia di portare le economie verso una recessione.
L’ECONOMIA GLOBALE ERA GIÀ FRAGILE
Attualmente la visibilità sugli effetti del Covid-19 è limitata: “Quello che sappiamo – spiega Williams - è che l’economia globale rimane fragile, oscurata dall’emergere del populismo e dalle tensioni geopolitiche tra Cina e Occidente. Sappiamo anche che molte aree del mondo sviluppato stanno raggiungendo i limiti delle possibilità della politica monetaria e che la combinazione di questi fattori rende l’economia globale insolitamente vulnerabile a shock negativi come il coronavirus”.
L’INTERVENTO DELLE BANCHE CENTRALI
Un cigno nero che può cambiare anche la percezione di un intervento deciso delle banche centrali, già in parte cominciato con il taglio di 50 punti base da parte della Federal Reserve la scorsa settimana. “Se normalmente il taglio dei tassi è una buona notizia per gli investitori – fa notare Williams - dobbiamo essere realisti su cosa possono effettivamente ottenere le banche centrali allo stato attuale. Possiamo avere un'alta convinzione nella capacità delle banche centrali di impedire che le perturbazioni economiche si trasformino in una crisi di liquidità”.
“La Federal Reserve taglierà i tassi di altri 75 punti base”
“La Federal Reserve taglierà i tassi di altri 75 punti base”
POCHI STRUMENTI IN EUROPA E GIAPPONE
“Ma possiamo avere molta meno fiducia – prosegue l’esperto di AllianceBernstein - nella capacità delle banche centrali di affrontare o compensare il danno economico. Ciò sarebbe stato vero in tempi migliori, ma oggi la politica monetaria ha raggiunto i limiti della sua efficacia in molte parti del mondo sviluppato, come in Europa e Giappone. Inoltre, la politica monetaria è uno strumento poco utile ad affrontare i problemi di flusso di cassa delle imprese e delle famiglie nelle aree colpite”.
SERVONO MISURE FISCALI
La soluzione può quindi arrivare solo dalla politica fiscale dei governi. Williams ritiene necessari interventi che riducano l’impatto delle restrizioni sull’attività economica su famiglie e imprese: “La buona notizia è che sembra che i politici lo stiano capendo. Ma è importante che le parole siano seguite da un'azione efficace. In caso contrario, lo stimolo monetario può rivelarsi inutile, insufficiente da solo per prevenire una recessione più profonda nel caso in cui la crisi del coronavirus continui a intensificarsi”.