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Prezzi da saldo a Piazza Affari, rischio Opa straniere. Giapponesi su MolMed

Il caso della biotech MolMed target di un’Opa dei giapponesi di Mitsubishi potrebbe essere solo il primo di una corsa dall’estero ad asset italiani incoraggiata dai prezzi stracciati. E intanto la Francia alza una linea Maginot

17 Marzo 2020 11:48

financialounge -  coronavirus italia mitsubishi molmed OPA Piazza Affari
La corporate Italy è a rischio Opa straniera? Sicuramente l’offerta amichevole lanciata dai giapponesi di Mitsubishi attraverso la controllata giapponese AGB sull’italiana MolMed, società biotecnologica quotata a Milano e specializzata in terapie geniche e cellulari per la cura del cancro e delle malattie rare, è un segno dei tempi. Tempi che vedono il listino italiano, dalle banche ai titoli industriali fino ai settori pregiati del lusso, a prezzi da saldi. Il panico da virus ha contagiato anche gli investitori, soprattutto i piccoli risparmiatori, e incoraggiato dalla speculazione al ribasso ha spinto i prezzi a livelli impensabili fino a qualche settimana fa. Complici anche i titoli di giornali e tv che drammatizzano una situazione che tutte le grandi case di investimento caratterizzano come grave ma temporanea. In Italia oltretutto mancano le mani forti che comprano quando i prezzi precipitano perché guardano al lungo periodo, come i fondi pensione di categoria (attenzione, non i fondi del risparmio gestito) che nel nostro paese non hanno mai decollato e che in altri, come la Gran Bretagna, comprano i titoli nazionali nelle fasi di crisi.


UNA STORIA GIÀ VISTA CON LE PRIVATIZZAZIONI DEGLI ANNI NOVANTA


E’ una storia già vista. Ad esempio nel 1992-93, quando sotto la pressione della svalutazione della lira l’Italia fu costretta a una massiccia ondata di privatizzazioni, offrendo ai grandi investitori e alle grandi aziende globali i propri asset strategici a prezzi stracciati. Un caso tra tutti, la Nuovo Pignone, un gioiello tecnologico venduto a General Electric per l’equivalente di poche centinaia di milioni di euro di oggi. Oggi ci risiamo? Il rischio c’è, anche se non c’è più quasi niente da privatizzare, a parte Alitalia che nessuno vuole. E allora l’appetito delle grandi imprese globali si rivolge al listino della Borsa di Milano, dove i prezzi da saldo costituiscono occasioni ghiotte per acquisire asset redditizi. Un esempio sono le banche, il cui indice azionario ha lasciato sul terreno quasi il 50% in 30 giorni.


BANCHE A RISCHIO, HANNO PERSO QUASI METÀ DELLA CAPITALIZZAZIONE E ORA SONO FACILI PREDE


Il risultato è che la capitalizzazione dei primi sette istituti italiani è scesa sotto i 60 miliardi di euro, con una distruzione di valore che ha fatto scendere appunto il controvalore in Borsa in alcuni casi addirittura vicino al 10% del patrimonio netto, e per i più ‘solidi’ fino a un rapporto di 0,4 a 1. Salvo due-tre casi inoltre non ci sono azionisti ‘forti’ di riferimento in grado di fare argine in caso di aggressioni esterne, con l’azionariato estremamente frammentato tra fondi di investimento e piccoli risparmiatori. Non è detto che gli stranieri interessati ad asset italiani a saldo abbiano per forza le buone maniere e la buona educazione dei giapponesi di Mitsubishi, che tutto sommato hanno offerto un prezzo praticamente doppio di quello di Borsa per la biotech italiana. Gente più sbrigativa potrebbe offrire non amichevolmente prezzi che magari sembrano attraenti per il piccolo in preda al panico da virus, e che invece è un affare per chi compra.

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PARIGI PRONTA A NAZIONALIZZARE PER PROTEGGERE LE GRANDI AZIENDE FRANCESI


Intanto, mentre l’Italia si guarda l’ombelico senza prepararsi a possibili incursioni estere sui suoi asset più pregiati, i cugini francesi non stanno invece a guardare. Parigi ha annunciato di essere pronta a ricorrere alle nazionalizzazioni se necessario, utilizzando tutti gli strumenti per proteggere le società francesi minacciate dalla crisi del coronavirus. Vale a dire minacciate da incursioni attratte dai prezzi bassi di Borsa causati dalla crisi e dal panico da coronavirus. Il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire ha parlato esplicitamente di voler “proteggere” le grandi aziende francesi. Mentre a Parigi si costruisce una linea Maginot contro il rischio di ‘depredazione’ Roma discute e sta a guardare.

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