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Dalle criptovalute al coronavirus, ora i supercomputer lavorano per trovare una cura
La potenza di calcolo di migliaia di supercomputer nati per estrarre criptovalute è stata messa a disposizione di progetti di ricerca sul coronavirus, come Folding@Home dell’Università di Stanford
3 Aprile 2020 09:56
Dall’estrazione di criptovalute alla ricerca di un vaccino, o di una cura, per il coronavirus. Diverse “farm” impegnate, fino a poche settimane fa, nelle complesse operazioni finalizzate a creare criptovalute hanno messo la propria sterminata potenza di calcolo a disposizione di centri di ricerca impegnati contro il coronavirus. In parole povere, i supercomputer nati per fare “mining”, ovvero estrarre bitcoin o altre criptovalute, ora lavoreranno per ricercatori, biologi e medici.
La prima riconversione è stata quella di CoreWeave, la più grande “farm” specializzata nel “mining” di Ethereum, che a metà marzo ha spostato la potenza di calcolo di seimila supercomputer distribuiti sul progetto Folding@Home. Solitamente impegnato nella ricerca su Alzheimer e Aids, Folding@Home, il progetto dell’Università di Stanford, sta ora cercando farmaci potenzialmente efficaci contro il coronavirus.
Anche Bitfury, società di sviluppo blockchain che si occupa di Bitcoin, ha dichiarato di aver messo i propri nodi di elaborazione a disposizione della ricerca farmacologica e medica contro il Covid-19. Esempio seguito anche da Tezos, piattaforma olandese blockchain che ha donato parte della propria potenza di calcolo alla ricerca. In realtà ognuno di noi, a patto di avere a disposizione un computer non troppo datato, può contribuire con una parte della potenza di calcolo della propria Cpu al progetto Folding@Home (qui il link per scaricare il client).
Attualmente il progetto di calcolo distribuito Folding@Home ha raggiunto una potenza di calcolo cumulata pari a 1,5 ExaFLOPS, pari a 1,5 miliardi di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo. Ora questa sterminata capacità di elaborazione è concentrata sulla ricerca di proteine in grado di bloccare l’avanzata del coronavirus. Le criptovalute, nel frattempo, possono attendere. Anche perché ultimamente le operazioni di “mining” non erano diventate molto convenienti dal punto di vista economico.
ETHEREUM PER FOLDING@HOME
La prima riconversione è stata quella di CoreWeave, la più grande “farm” specializzata nel “mining” di Ethereum, che a metà marzo ha spostato la potenza di calcolo di seimila supercomputer distribuiti sul progetto Folding@Home. Solitamente impegnato nella ricerca su Alzheimer e Aids, Folding@Home, il progetto dell’Università di Stanford, sta ora cercando farmaci potenzialmente efficaci contro il coronavirus.
POTENZA DI CALCOLO
Anche Bitfury, società di sviluppo blockchain che si occupa di Bitcoin, ha dichiarato di aver messo i propri nodi di elaborazione a disposizione della ricerca farmacologica e medica contro il Covid-19. Esempio seguito anche da Tezos, piattaforma olandese blockchain che ha donato parte della propria potenza di calcolo alla ricerca. In realtà ognuno di noi, a patto di avere a disposizione un computer non troppo datato, può contribuire con una parte della potenza di calcolo della propria Cpu al progetto Folding@Home (qui il link per scaricare il client).
Usa, vaccino sviluppato da team guidato da un italiano supera test su animali
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CRIPTOVALUTE FERME
Attualmente il progetto di calcolo distribuito Folding@Home ha raggiunto una potenza di calcolo cumulata pari a 1,5 ExaFLOPS, pari a 1,5 miliardi di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo. Ora questa sterminata capacità di elaborazione è concentrata sulla ricerca di proteine in grado di bloccare l’avanzata del coronavirus. Le criptovalute, nel frattempo, possono attendere. Anche perché ultimamente le operazioni di “mining” non erano diventate molto convenienti dal punto di vista economico.
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