Abruzzo
La classifica delle regioni italiane con più smartworking: vince l’Abruzzo
I dati relativi alle pubbliche amministrazioni vedono la regione del Centro in testa con la totalità (100%) dei dipendenti che sta operando in modalità agile, in base alle indicazioni del decreto Cura Italia
7 Aprile 2020 12:20
Uno dei cambiamenti più eclatanti indotti dalla pandemia di coronavirus riguarda le modalità organizzative del lavoro: e anche tra i dipendenti pubblici, storicamente ritenuti una categoria restia alle innovazioni, lo smartworking è diventato velocemente una realtà.
In testa alla classifica stilata in base ai dati di monitoraggio del ministero della Funzione Pubblica c’è la regione Abruzzo, la prima in Italia ad aver attivato lo smartworking tra i dipendenti regionali e anche la regione in cui questa modalità è più diffusa: il 100% dei lavoratori regionali sta infatti lavorando in smartworking, fatte salve specifiche esigenze che richiedano la presenza fisica in ufficio.
Il dipartimento Risorse umane della giunta regionale ha disposto “lo svolgimento del lavoro a distanza per i dipendenti dell’Ente con un provvedimento che porta la data del 5 marzo scorso, esattamente il giorno successivo a quanto indicato dal ministero”, ha spiegato l’assessore al Personale della Regione Abruzzo Guido Liris.
La media delle Regioni italiane è del 73,2% di lavoratori in smartworking, percentuale che include i telelavoristi. Al secondo posto troviamo il Lazio con una percentuale del 96,6%, seguito dalla provincia autonoma di Trento con il 94,8%. Fanalino di coda la Basilicata, dove il 48,9% dei dipendenti regionali lavora in smartworking.
Percentuali impensabili fino a qualche mese fa: a dare l’accelerazione decisiva è stato il decreto “Cura Italia” che prevede il lavoro agile quale modalità organizzativa ordinaria. In base al provvedimento, fino alla fine dell’emergenza sanitaria lo smartworking deve essere considerato la forma ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative nella Pubblica amministrazione. Lo scorso anno, in base ai dati dell’Osservatorio specializzato del Politecnico di Milano, solo il 16% delle amministrazioni pubbliche aveva adottato progetti strutturati di smartworking.
Dati al 3 aprile 2020 (Fonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione)
ABRUZZO IN TESTA ALLA CLASSIFICA
In testa alla classifica stilata in base ai dati di monitoraggio del ministero della Funzione Pubblica c’è la regione Abruzzo, la prima in Italia ad aver attivato lo smartworking tra i dipendenti regionali e anche la regione in cui questa modalità è più diffusa: il 100% dei lavoratori regionali sta infatti lavorando in smartworking, fatte salve specifiche esigenze che richiedano la presenza fisica in ufficio.
DELIBERA DEL 5 MARZO
Il dipartimento Risorse umane della giunta regionale ha disposto “lo svolgimento del lavoro a distanza per i dipendenti dell’Ente con un provvedimento che porta la data del 5 marzo scorso, esattamente il giorno successivo a quanto indicato dal ministero”, ha spiegato l’assessore al Personale della Regione Abruzzo Guido Liris.
SECONDO IL LAZIO, TERZA LA PROVINCIA DI TRENTO
La media delle Regioni italiane è del 73,2% di lavoratori in smartworking, percentuale che include i telelavoristi. Al secondo posto troviamo il Lazio con una percentuale del 96,6%, seguito dalla provincia autonoma di Trento con il 94,8%. Fanalino di coda la Basilicata, dove il 48,9% dei dipendenti regionali lavora in smartworking.
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ACCELERAZIONE DECISIVA
Percentuali impensabili fino a qualche mese fa: a dare l’accelerazione decisiva è stato il decreto “Cura Italia” che prevede il lavoro agile quale modalità organizzativa ordinaria. In base al provvedimento, fino alla fine dell’emergenza sanitaria lo smartworking deve essere considerato la forma ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative nella Pubblica amministrazione. Lo scorso anno, in base ai dati dell’Osservatorio specializzato del Politecnico di Milano, solo il 16% delle amministrazioni pubbliche aveva adottato progetti strutturati di smartworking.
REGIONE | LAVORO AGILE (NUMERO) | PERCENTUALE SUL TOTALE |
ABRUZZO | 1.415 | 100% |
LAZIO | 4.430 | 96,6% |
P.A. TRENTO | 3.305 | 94,8% |
TOSCANA | 2.870 | 94,4% |
LOMBARDIA | 2.987 | 88,7% |
MARCHE | 1.726 | 83,5% |
E. ROMAGNA | 2.235 | 78,8% |
SARDEGNA | 2.005 | 78,7% |
PUGLIA | 2.291 | 78,1% |
LIGURIA | 950 | 74,2% |
P.A. BOLZANO | 2.800 | 72,8% |
CAMPANIA | 2.883 | 70,0% |
PIEMONTE | 1.711 | 68,2% |
CALABRIA | 944 | 68,2% |
MOLISE | 395 | 63,5% |
UMBRIA | 680 | 61,5% |
V. AOSTA | 1.480 | 60,4% |
SICILIA | 7.800 | 60,0% |
FRIULI V.G. | 1.818 | 55,7% |
VENETO | 1.428 | 51,9% |
BASILICATA | 613 | 48,9% |
Dati al 3 aprile 2020 (Fonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione)
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