Attese & Mercati – Settimana dal 4 maggio 2020

Il petrolio continua il recupero. In arrivo i dati sui posti persi in USA, mentre in Cina la gente torna a viaggiare. Trimestrali distorte anche dalle regole contabili, il caso della Berkshire di Buffett

4 Maggio 2020 09:17

financialounge

I FUTURES A LUNGA SCADENZA SUL PETROLIO SEGNALANO RIPRESA COSTANTE DOPO L’ESTATE


Una delle stelle polari da non perdere d’occhio in questi tempi turbolenti è sicuramente il prezzo del petrolio, in cerca di una direzione dopo le distorsioni che a marzo hanno portato il WTI sottozero, ma solo sugli schermi dei trader e solo per le quotazioni dei futures sulla scadenza immediata. In chiusura della settimana al 1 maggio aveva sostanzialmente recuperato quota 20 dollari al barile, mentre l’altro benchmark globale, il Brent del Mare del Nord, viaggiava sopra 26 dollari. I 20 dollari del WTI prezzano le scadenze dei futures a giugno, se allunghiamo lo sguardo il percorso è al rialzo con un accelerazione dopo l’estate e quotazioni che superano 30 dollari a partire dalle consegne febbraio 2021. Guardando ancora oltre, perché con i futures si può puntare su un asset anche su una distanza di anni, si vede una risalita ininterrotta che recupera 40 dollari  al barile a maggio del 2024. Quota 50 dollari si rivede solo nel 2028. Il motore dell’economia globale avrà bisogno di petrolio per ancora molti anni, e i prezzi dei futures puntano a una ripresa a V con la linea di sinistra quasi verticale e quella di destra in pendenza moderata ma costante verso l’alto.

ARRIVA IL JOB REPORT USA CON UN CARICO DI MILIONI DI POSTI PERSI, MA SI GUARDA ALLE RIAPERTURE


Dal lungo termine al brevissimo, venerdì esce il Job Report americano di aprile, che dovrebbe offrire una sintesi dei dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione che finora hanno totalizzato 30 milioni di senza lavoro causa virus. A marzo si era registrata la perdita di 700.000 posti, ad aprile le stime degli analisti interpellati da Reuters puntano a 20 milioni. Anche in questo caso siamo sicuramente in presenza di una V, da vedere se aprile segna il punto più basso da cui cominciare la risalita o se bisognerà aspettare maggio. E anche qui più che la profondità della V quello che conterà sarà l’inclinazione della gamba del recupero. Più che sui dati settimanali e mensili dei disoccupati americani, l’attenzione degli investitori si concentra sulla riapertura delle attività, sia in USA che in Europa, a partire da molti Stati americani e Paesi del vecchio continente, Germania in testa. Riapertura vuol dire gente che torna al lavoro, ma anche a consumare e perfino a viaggiare. Nel weekend del primo maggio in Cina si sarebbero spostati per la festa in 90 milioni, la metà dell’anno scorso secondo Trip.com, solo un terzo in meno secondo la piattaforma di Alibaba, Fliggy.

COME LE REGOLE CONTABILI POSSONO DISTORCERE LE TRIMESTRALI, PER BUFFET È LA DIFFERENZA TRA UN UTILE E UNA PERDITA MILIARDARIA


A Wall Street e in Europa continuano a uscire le trimestrali dei conti al 31 marzo, ma mai come questa volta sono numeri scritti sull’acqua, come saranno quelli del secondo trimestre. L’unica cosa che gli investitori guardano è la guidance, che non sempre è esplicitata, vale a dire le aspettative di qui a un anno. Spesso poi, all’impatto della pandemia si aggiungono distorsioni dovute alla contabilizzazione di utili e perdite. Prendiamo la Berkshire Hathaway di Warren Buffett, che ha chiuso il trimestre con un rosso sbalorditivo di quasi 50 miliardi di dollari ma in utile operativo per quasi 6 miliardi, in rialzo di una trentina di milioni rispetto a un anno prima. Come è possibile? È il risultato dell’applicazione della ASU 2016-01, un aggiornamento del metodo di contabilizzazione di attivi e passivi finanziari introdotta nel 2016 dal Financial Accounting Standards Board e entrata in vigore a gennaio 2018, secondo cui minus e plus valenze da potenziali diventano ‘reali’. In pratica è come se Buffett avesse liquidato il suo sterminato portafoglio ai prezzi del 31 marzo 2020 mettendo a bilancio la perdita (che non c’è stata) rispetto a un anno prima. In realtà, a fronte delle vendite da panico di febbraio-marzo, Buffet ha tenuto le posizioni e si è limitato a liquidare le quote nelle compagnie aeree, che pre-crisi valevano oltre 4 miliardi di dollari, perdendoci qualcosa più della metà.

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