coronavirus
Wall Street disegna la "V" della ripresa economica in arrivo
I dati orribili dell’economia sono solo un’istantanea di una fase del tutto temporanea. Il mercato guarda già alla ripresa in arrivo, mentre l’Europa tentenna e rischia di diventare terra di conquista economica
11 Maggio 2020 09:03
Titoli di giornali e tv nel weekend: Wall Street disconnessa dall’economia. Mentre esce il Job Report americano più brutto di sempre, con la perdita in un mese di 20,5 milioni di posti e la disoccupazione che schizza al 14,7%, la Borsa di New York infila con il segno + anche la prima settimana di maggio, con il Nasdaq addirittura in territorio positivo sull’anno. Il WSJ come altri titola: decenni di aumenti di occupazione cancellati ad aprile. Cancellati? Se andiamo a leggere fino in fondo i dati scopriamo che il 97% di quelli che ad aprile si sono dichiarati disoccupati in America, praticamente tutti, giudicano anche la propria situazione ‘temporanea’. Non è gente che ha ‘perso’ il posto e ne troverà un altro tra anni o magari mai, come nella Grande Crisi del 2008-09. È quasi tutta gente che è stata costretta a stare a casa qualche settimana ed è pronta a tornare in fabbrica o in ufficio, dove il posto non glielo ha toccato nessuno, grazie anche al poderoso stimolo di Fed e Amministrazione che tiene in piedi le imprese che fanno più fatica.
Per questo la potente "V" disegnata dagli indici di Wall Street, con l’apice di sinistra datato 19 febbraio 2020 a 3.393 punti dello S&P 500, il vertice capovolto datato 23 marzo, con l’intraday dello stesso indice a 2.192, e la ‘spalla’ di venerdì 8 maggio, con il nostro S&P a 2.930, sta probabilmente disegnando la stessa figura che traccerà il percorso dell’economia reale nei prossimi mesi. Il mercato azionario sta facendo il suo mestiere, che è quello di anticipare l’economia reale e l’andamento delle imprese di qui a 3-6 mesi. E anche il prezzo del petrolio indica la stessa direzione: dopo l’illusione ottica dei prezzi negativi, che è esistita per qualche ora solo sugli schermi dei trader dei futures sul WTI, ora viaggia tra i 25 dollari al barile nella versione americana e i 30 e passa del Brent, con gli stessi futures a lunga scadenza che puntano a un forte recupero tra fine 2020 e inizio 2021.
Ma Wall Street non si limita ad anticipare di qualche mese l’economia reale americana, è mossa anche da uno scenario globale migliorato rispetto a marzo-aprile, fatto di contagio da coronavirus che rallenta in tutto il mondo, di economie che a velocità diverse riaprono o si preparano a farlo e del recente miglioramento delle relazioni tra USA e Cina. Inoltre c’è la forza dei colossi high-tech americani, vero motore del rimbalzo spettacolare messo a segno nelle ultime cinque settimane, ben illustrato dal grafico qui sotto.
[caption id="attachment_157763" align="alignnone" width="270"] Performance big tech americani vs Standard & Poor’s 500 (Fonte: Factset)[/caption]
Infine ci sono le aspettative sugli utili societari, che restano relativamente forti. La stagione delle trimestrali americane che sta per chiudersi dovrebbe segnare una flessione degli utili del 14%, che si allargherà secondo le stime al 41% nel secondo trimestre, ma a questo punto il fondo sarebbe stato toccato e per il primo trimestre 2021 è attesa una crescita del 13%.
In Europa purtroppo mancano almeno due ingredienti della "V" disegnata da Wall Street, il peso sui listini di campioni tecnologici che sono già sbarcati nella post-virus economy, e il supporto praticamente illimitato e incondizionato all’economia fornito da Fed e Amministrazione. Inoltre la partita globale su scambi e tecnologia è sempre più un gioco a due, con Putin che fa da terzo incomodo grazie a petrolio e potenza militare mentre l’Europa sta a guardare indecisa, senza la capacità di trasformare in realtà numeri che sulla carta sono da potenza economica in grado di giocarsela almeno alla pari con USA e Cina. Quest’Europa somiglia un po’ all’Italia del 1500, la terra più ricca del continente ma divisa tra staterelli e signorotti e senza difese contro le scorribande rapaci di francesi, tedeschi e spagnoli. Lo scudo della Bce somiglia un po’ al Papato di quei tempi, un’autorità morale globale (grazie a Draghi, ma per quanto?) senza eserciti.
Anche l’Italia, come il resto del mondo, riaprirà e ripartirà, nonostante lo spread, la spada di Damocle dei downgrade che Moody’s per ora ci ha risparmiato, i governi pasticcioni e le maggioranze parlamentari variabili che giocano a fare le opposizioni. Ma sarà un’Italia ancora più divisa, con il Nord pronto a riemergere e agganciare la ripresa globale e il Sud prostrato dalla crisi della sua unica industria, il turismo. Su scala ridotta, gli stessi problemi di tutta l’Unione Europea, che rischia di diventare terra di conquista (economica) come l’Italia di mezzo millennio fa.
LA POTENTE "V" DISEGNATA DA WALL STREET ANTICIPA QUELLA DELL’ECONOMIA. IL PETROLIO CONFERMA
Per questo la potente "V" disegnata dagli indici di Wall Street, con l’apice di sinistra datato 19 febbraio 2020 a 3.393 punti dello S&P 500, il vertice capovolto datato 23 marzo, con l’intraday dello stesso indice a 2.192, e la ‘spalla’ di venerdì 8 maggio, con il nostro S&P a 2.930, sta probabilmente disegnando la stessa figura che traccerà il percorso dell’economia reale nei prossimi mesi. Il mercato azionario sta facendo il suo mestiere, che è quello di anticipare l’economia reale e l’andamento delle imprese di qui a 3-6 mesi. E anche il prezzo del petrolio indica la stessa direzione: dopo l’illusione ottica dei prezzi negativi, che è esistita per qualche ora solo sugli schermi dei trader dei futures sul WTI, ora viaggia tra i 25 dollari al barile nella versione americana e i 30 e passa del Brent, con gli stessi futures a lunga scadenza che puntano a un forte recupero tra fine 2020 e inizio 2021.
LA FORZA DEI COLOSSI HIGH TECH E LE ATTESE POSITIVE DI RECUPERO DEGLI UTILI SOCIETARI
Ma Wall Street non si limita ad anticipare di qualche mese l’economia reale americana, è mossa anche da uno scenario globale migliorato rispetto a marzo-aprile, fatto di contagio da coronavirus che rallenta in tutto il mondo, di economie che a velocità diverse riaprono o si preparano a farlo e del recente miglioramento delle relazioni tra USA e Cina. Inoltre c’è la forza dei colossi high-tech americani, vero motore del rimbalzo spettacolare messo a segno nelle ultime cinque settimane, ben illustrato dal grafico qui sotto.
[caption id="attachment_157763" align="alignnone" width="270"] Performance big tech americani vs Standard & Poor’s 500 (Fonte: Factset)[/caption]
Infine ci sono le aspettative sugli utili societari, che restano relativamente forti. La stagione delle trimestrali americane che sta per chiudersi dovrebbe segnare una flessione degli utili del 14%, che si allargherà secondo le stime al 41% nel secondo trimestre, ma a questo punto il fondo sarebbe stato toccato e per il primo trimestre 2021 è attesa una crescita del 13%.
IN EUROPA MANCANO GLI INGREDIENTI AMERICANI MENTRE LA PARTITA GLOBALE SU SCAMBI E TECNOLOGIA È SEMPRE PIÙ A DUE
In Europa purtroppo mancano almeno due ingredienti della "V" disegnata da Wall Street, il peso sui listini di campioni tecnologici che sono già sbarcati nella post-virus economy, e il supporto praticamente illimitato e incondizionato all’economia fornito da Fed e Amministrazione. Inoltre la partita globale su scambi e tecnologia è sempre più un gioco a due, con Putin che fa da terzo incomodo grazie a petrolio e potenza militare mentre l’Europa sta a guardare indecisa, senza la capacità di trasformare in realtà numeri che sulla carta sono da potenza economica in grado di giocarsela almeno alla pari con USA e Cina. Quest’Europa somiglia un po’ all’Italia del 1500, la terra più ricca del continente ma divisa tra staterelli e signorotti e senza difese contro le scorribande rapaci di francesi, tedeschi e spagnoli. Lo scudo della Bce somiglia un po’ al Papato di quei tempi, un’autorità morale globale (grazie a Draghi, ma per quanto?) senza eserciti.
BOTTOM LINE
Anche l’Italia, come il resto del mondo, riaprirà e ripartirà, nonostante lo spread, la spada di Damocle dei downgrade che Moody’s per ora ci ha risparmiato, i governi pasticcioni e le maggioranze parlamentari variabili che giocano a fare le opposizioni. Ma sarà un’Italia ancora più divisa, con il Nord pronto a riemergere e agganciare la ripresa globale e il Sud prostrato dalla crisi della sua unica industria, il turismo. Su scala ridotta, gli stessi problemi di tutta l’Unione Europea, che rischia di diventare terra di conquista (economica) come l’Italia di mezzo millennio fa.
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