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Idee di investimento - Azioni - 25 maggio 2020

La crisi ha impresso un’accelerazione a una serie di trend già in atto che puntano alle super tecnologie, imponendo trasformazioni anche al biopharma e al lusso. Interessanti, in prospettiva le A-shares cinesi

25 Maggio 2020 09:40

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RICHIESTA SEMPRE PIÙ CAPACITÀ DI ANALISI E RICERCA


Questa crisi ha impresso un’accelerazione a una serie di trend già in atto che puntano alla ‘fusione’ tra mondo fisico e digitale, a cui le aziende, le società e gli investitori dovranno adattarsi. In questa prospettiva, l’informazione digitale si applicherà al mondo fisico e l’informazione ‘fisica’ andrà a rafforzare l’analisi digitale e le sue applicazioni, con il risultato di un nuovo complesso di competenze, esperienze e possibilità che spazieranno dalla sanità all’industria dell’intrattenimento, dai trasporti all’immobiliare, e molto altro.
È la tesi, sostenuta nell’articolo La fusione tra mondo fisico e digitale cambierà il nostro modo di investire, da Daniel Flax, Senior Research Analyst di Neuberger Berman, secondo cui tutte le attività economiche dovranno adattarsi con il tempo al nuovo ambiente che contamina la realtà fisica con il digitale e il virtuale. Una nuova realtà che andrà a impattare anche le produzioni tradizionali dell’industria manifatturiera, l‘edilizia sia commerciale che abitativa, così come i sistemi di produzione e distribuzione dell’energia, rendendoli meno dipendenti dai combustibili fossili e più efficienti.

IL VANTAGGIO COMPETITIVO DELLE IMPRESE “LEGGERE”


Anche Pramerica SGR sostiene che la pandemia ha provocato dei cambiamenti che diventeranno strutturali. Saranno premiate le realtà aziendali in grado di adattarsi più velocemente al nuovo scenario, e negli investimenti chi saprà guardare al futuro. Gli investitori dovrebbero concentrarsi sui cambiamenti strutturali che probabilmente riplasmeranno i modelli di business aziendali ben oltre l’attenuarsi della crisi legata al coronavirus. A cominciare da una biforcazione delle supply chain internazionali in catene di fornitura da una parte più risilienti, diversificate e multiregionali, e dall’altra in grado di tornare ai propri mercati nazionali, sia per una logica economica, sia per l’intervento del governo. Inoltre le aziende, per ridurre i costi, hanno preferito usare la produzione “just in time”, che implica una riduzione delle scorte in eccesso, al fine di snellire la produzione.  “Un’accelerazione della transizione secolare verso aziende sempre più agili, ossia weightless, sarà una delle più importanti conseguenze commerciali del grande lockdown”, è la convinzione espressa nell’articolo Nell’era post-coronavirus le aziende vincenti saranno quelle “leggere", veloci e super tecnologiche dagli esperti di Pramerica SGR, convinti che cambierà anche lo spazio del lavoro. Gli uffici non scompariranno ma diminuirà la domanda di spazi condivisi, a seguito dell’esigenza di mantenere il distanziamento sociale, e aumenterà il lavoro a distanza.

L’ACCELERAZIONE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE


Il cambio di paradigma ha impresso un’accelerazione anche all’intelligenza artificiale. Secondo una ricerca Grassroots condotta da Allianz Global Investors, oltre il 70% delle società sta adottando o ha già adottato uno o più progetti legati all’intelligenza artificiale e il 40% sostiene che la crisi del covid-19 ha incrementato la volontà di spendere più denaro su infrastrutture e progetti It, con la sicurezza e il cloud che restano ai primi posti dell’agenda. L’importanza dell’intelligenza artificiale è cresciuta durante la lotta alla pandemia, con il 97% degli intervistati che ha dichiarato di voler avviare almeno alcuni progetti di Ai quest’anno. “Chi considera gli investimenti in AI esclusivamente come investimenti nel settore tecnologico potrebbe sottostimare il potenziale raggio d’azione dell’intelligenza artificiale”, sottolinea nell’articolo Intelligenza artificiale, il futuro è adesso Sebastian Thomas, portfolio manager dell’Allianz Global Artificial Intelligence team.

BIOPHARMA, UNA RESILIENZA MOSTRATA GIA’ NELLE ULTIME TRIMESTRALI


Intanto la pandemia che ha colpito le economie del pianeta da febbraio ha messo anche in evidenza sui mercati azionari il settore healthcare e le realtà del Biopharma. In particolare, quelle a più grande capitalizzazione potrebbero restare più resilienti di molti altri settori anche dopo la pandemia, con le aziende biofarmaceutiche più forti destinate a diventare ancora più forti, anche perché le malattie infettive sembrano destinate a diventare un focus molto importante delle politiche sanitarie. Laura Nelson Carney, Equity Investment Analyst di Capital Group, nell’articolo I grandi titoli Biopharma saranno sempre più forti, giunge alla conclusione che i titoli Biopharma si rafforzeranno ulteriormente alla luce anche del fatto che il settore sta ricostruendo la sua reputazione, perché oggi la gente vede il Biopharma come parte della soluzione e non come il problema.

IL LUSSO SI STA ADATTANDO A UN CONTESTO DIFFICILE


Un settore che, al contrario, ha accusato un duro colpo in questa crisi è quello del lusso, che fa affidamento sui consumi e in particolare sul mercato cinese. “Gli utili del primo trimestre pubblicati da alcuni dei principali operatori del lusso mostrano la risposta di questo settore all’epidemia”, spiega nell’articolo Gam: con la pandemia il lusso si sposta online Swetha Ramachandran, investment manager del fondo GAM Global Luxury Brands che poi aggiunge: “Dai primi risultati ci fa piacere notare che le aziende si stanno adattando rapidamente a un contesto difficile e rileviamo qualche segnale incoraggiante”.
Nonostante la ripresa in Cina, il secondo trimestre passerà agli annali come il periodo peggiore per l’industria del lusso. Il mercato è consapevole che il secondo trimestre sarà peggio del primo, e l’attenzione si è spostata sulla traiettoria della ripresa mentre ci si chiede se l’esperienza della Cina si ripeterà negli altri Paesi.

LE A-SHARES CINESI DESTANO SEMPRE PIÙ INTERESSE


Restando in Cina, destano sempre più interesse le A-share cinesi. “Ci sono buoni motivi per cui l’azionario cinese, soprattutto quello quotato sulle Borse di Shanghai e Shenzhen, possa offrire opportunità attraenti”, commenta Kristjan Mee, Strategist, Research and Analytics, Schroders. “Secondo la nostra analisi, i rendimenti mediani per le A-share sono stati dell’8% annualizzato negli ultimi 5 anni, ossia un livello senza precedenti se confrontato con altri mercati globali”, precisa l’esperto di Schroders. I motivi che rendono unico questo segmento rispetto ai competitor sono principalmente tre. Come illustrato nell’articolo Schroders: “A-shares cinesi, tre elementi per puntare su questo segmento” si tratta di un alto livello di partecipazione degli investitori retail, che offre molti dislocamenti nei prezzi, un incremento delle valutazioni in base ai fondamentali economici e delle aziende, e una grande componente di mid-cap, che permettono un accesso a settori che sarebbero altrimenti inaccessibili sul mercato offshore, come servizi e beni di consumo, automazione industriale, media e healthcare.

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