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Il Toro di Wall Street non si arrenderà

Nonostante la ‘strambata’ di giovedì 12 giugno, la sostanza del recupero resta intatta e ora i livelli raggiunti vanno consolidati man mano che l’economia riparte

15 Giugno 2020 09:08

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Per tutto aprile e buona parte di maggio lo storytelling di molti guru e media era: Wall Street è totalmente disconnessa dal mondo reale fatto di virus che divora vite umane a centinaia di migliaia e di economie in caduta verticale, il rimbalzo è solo un ‘bear market rally’ vale a dire l’Orso che lascia fare una corsetta al Toro per poi ‘matarlo’ meglio, il bottom di marzo andrà ritestato e forse sfondato al ribasso. Oggi, dopo che maggio si è mostrato tutt’altro che un mese da vendere e che prima di arretrare il Nasdaq ha violato la vetta storica dei 10.000 punti, le firme sullo storytelling sono le stesse ma la trama è cambiata: non si parla più ovviamente di bottom, ma di picco, che ormai sarebbe stato raggiunto e da cui si può solo tornare indietro, anche violentemente, se arriva un’ondata di ritorno del contagio. L’àncora della nuova narrativa è la giornata di giovedì 11 giugno, quando Wall Street ha preso una strambata, in parte riassorbita il giorno dopo ma non abbastanza per evitare di chiudere in negativo la settimana, la prima con il segno meno dopo tre di fila con il più.

I DATI DICONO CHE LA RIPRESA È VELOCE COME LA CADUTA


Secondo il nuovo storytelling Wall Street non è più disconnessa dalla realtà, ma sta prezzando una ripresa a V troppo forte: il ritorno alla crescita ci sarà, ma richiederà più tempo e sarà più lenta di quanto incorporano i prezzi delle azioni. Ovviamente nessuno parla più di bear market rally, ma molti parlano di correzione, che dovrebbe avere un’ampiezza del 10-15%. Insomma, la narrazione ha fatto una bella inversione a U nel giro di meno di due mesi: prima stavamo precipitando verso l’abisso e Wall Street viveva nel mondo dei sogni, ora stiamo tornando a galla, ma Wall Street dipinge troppo di rosa un trend comunque positivo. Non sono solo i dati macro, dall’occupazione americana agli indici Pmi dell’attività manifatturiera e dei servizi, a dire che l’economia americana sta uscendo dalla recessione con la stessa velocità con cui ci è entrata. Ci sono anche indicatori tecnici, come la curva dei tassi.

LA CURVA DEI TASSI USA SEGNALA RAPIDA USCITA DALLA RECESSIONE, MA NON FA TITOLO


Un anno fa di questi tempi una breve inversione della curva dei rendimenti del debito del Tesoro americano aveva fatto scattare l’allarme rosso recessione con titoli agostani in prima pagina e qualche sbandata a Wall Street. In effetti la recessione poi è arrivata, ma non c’entrava niente con l’inversione della curva, è stata portata dal ‘cigno nero’ del virus che il mercato dei T-bond non poteva prevedere. Ora la curva si sta irripidendo, per non dire impennando, con la distanza tra i tassi a due anni e quelli dai 10 anni in su sempre più ampia, come mostra il grafico qui sotto, ma nessun giornale titola: la curva ripida dei tassi Usa anticipa l’economia in rapida uscita dalla recessione, come dicono i manuali.

[caption id="attachment_159991" align="alignnone" width="420"]Curva dei tassi americani al 31 maggio (Fonte: Statista.com) Curva dei tassi americani al 31 maggio (Fonte: Statista.com)[/caption]

L’S&P 500 HA ROTTO UNA RESISTENZA IMPORTANTE CHE STA TENENDO


La distanza tra il rendimento a due anni e quello a 30 è ai massimi da 52 settimane. Un altro indicatore tecnico, che riguarda gli indici di Borsa e non l’economia reale, è la media mobile a 200 giorni: se lo S&P 500 viaggia sotto è una resistenza importante, se è sopra costituisce un supporto. L’ultima settimana di maggio è stata rotta con decisione al rialzo, e venerdì 12 giugno ha tenuto e ha fatto da base per il rimbalzo del finale di seduta. E’ sicuramente ancora troppo presto che il livello poco sopra i 3.000 punti, su cui si situa oggi la media a 200 giorni, sia stato acquisito definitivamente. Ma la tenuta di venerdì dopo un giovedì da dimenticare è significativa.

TROPPI TRADER SI SONO BUTTATI A CAVALCARE IL RALLY


Altri indicatori tecnici importanti sono quelli ‘contrarian’: se le attese di rialzo superano troppo quelle di ribasso è probabile che il mercato sia ipercomprato e che vada verso uno storno, e viceversa, troppi Orsi a bordo segnalano l’arrivo del Toro. MarketWatch cita l’Hulbert Stock Newsletter Sentiment Index, che traccia le attese dei trader che operano sul breve e che a fine maggio/inizio giugno era risalito ai livelli pre-virus di inizio febbraio dai minimi a cui era sprofondato a marzo. Un altro di questi indicatori, il sondaggio settimanale dell’American Association of Individual Investor, quindi risparmiatori ma non trader, vede invece gli Orsi ancora molto sopra la media storica, con i Tori invece sotto.

BOTTOM LINE


Sembrerebbe che Wall Street abbia sostanzialmente completato il disegno della sua V post virus, mentre l’economia reale è a meno di metà strada. Ci aspetta probabilmente un’estate di consolidamento del mercato e di dati macro in potente recupero. Per tirare le somme bisognerà aspettare almeno il Labor Day americano del 7 settembre o più probabilmente le presidenziali del 3 novembre. Di qui ad allora, storni anche pesanti potrebbero essere buone occasioni per comprare a sconto.

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