Andrew Harmstone

Gestire la volatilità è possibile: ecco come

Gli esperti di Morgan Stanley IM raccontano come sono stati protetti gli investimenti azionari in occasione della crisi causata dal coronavirus grazie ad una strategia attiva di gestione della volatilità

22 Luglio 2020 12:30

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I tracolli fanno notizia e vanno in prima pagina, mentre raramente si parla delle strategie resilienti che riescono a conseguire risultati eccellenti nella gestione della volatilità, generando rendimenti robusti e competitivi. Eppure, saper gestire la volatilità è fondamentale per sopravvivere a brusche correzioni dei mercati, come quella sperimentata con la crisi generata dal COVID-19. La maggior parte dei gestori utilizza infatti un benchmark per valutare il rendimento, ma sono in pochi a tener conto in modo esplicito del grado di rischio cui il portafoglio è stato esposto. Il team Global Balanced Risk Control di Morgan Stanley Investment Management è tra questi: il processo di investimento parte infatti proprio dal rischio, specificando una fascia di volatilità-obiettivo a seconda delle preferenze del cliente (ad esempio del 4-10%) e mantenendo il rischio all’interno dell’intervallo identificato.

DIVERSIFICARE PER GESTIRE IL RISCHIO


Andrew Harmstone (Managing Director) e Laura Biancato (Vice President), tra i responsabili del team Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management, spiegano che la volatilità è comunemente correlata negativamente ai rendimenti azionari, e che per questo è logico investire in attività meno rischiose quando è elevata o in aumento e in attività più rischiose quando è bassa o in calo. I portafogli multi-asset gestiti dal team detengono un mix di azioni, obbligazioni, titoli legati alle materie prime e liquidità: la possibilità di diversificare in modo flessibile tra le diverse classi è essenziale per la gestione del rischio.

L’ARTE DI ANTICIPARE LA VOLATILITÀ


Anticipare la volatilità è uno dei pilastri dell’approccio d’investimento del team di Morgan Stanley IM. Il monitoraggio delle condizioni macro e geopolitiche globali avviene in modo costante, in modo da individuare l’insorgere di potenziali fonti di rischio e adattare di conseguenza le esposizioni del portafoglio prima che si verifichino aumenti di volatilità. I due esperti spiegano che l’allocazione azionaria è utilizzata come leva principale per adeguare l’esposizione al rischio: quando ci si aspetta che un determinato evento – come elezioni, instabilità politica o cambiamenti di politica monetaria – possa innescare un’impennata della volatilità, solitamente l’esposizione azionaria viene ridotta; viceversa, quando le condizioni si normalizzano tale allocazione è riportata su un livello normale, generalmente tra il 50% e il 70%.

ANCHE I DERIVATI AIUTANO A PROTEGGERE IL PORTAFOGLIO


Un caso emblematico è rappresentato dalla pandemia di Covid-19 e le chiusure senza precedenti storici delle economie mondiali, evento che ha chiaramente indotto i gestori del team GBaR a ridurre l’allocazione azionaria del loro principale portafoglio, agendo su due elementi: da fine febbraio a inizio marzo è stata ridimensionata l’esposizione azionaria dal 55% al 29,5%, posizione mantenuta a fronte di una volatilità che è rimasta elevata; inoltre è stata attuata una strategia ottimizzata di copertura contro i rischi estremi che contempla il ricorso alle opzioni. Ad esempio, al 23 marzo l’esposizione azionaria fisica era rimasta al 29,5%, ma considerando anche l’esposizione sintetica dovuta alle opzioni call la percentuale totale effettiva scendeva al 17,5%, contribuendo a mitigare ulteriormente l’impatto dell’elevata volatilità.

IL BENEFICIO PSICOLOGICO DI RIDURRE IL RISCHIO


I due esperti di Morgan Stanley IM concludono sottolineando il beneficio psicologico della gestione della volatilità: la pandemia è stata solo uno dei tanti eventi in grado di comportare rischi d’investimento e le strategie resilienti che puntano a mantenere la volatilità in un intervallo prestabilito sono la scelta ideale per chi apprezza una gestione del rischio su base continuativa e fondata sulla ricerca. E osservano anche che, data la loro avversione alla volatilità, gli investitori high net worth in particolare potrebbero essere disposti a sacrificare una parte della partecipazione ai rialzi per ridurre al minimo i ribassi più pronunciati.

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