elezioni usa
Schroders: gli investitori devono prepararsi a Biden presidente degli Stati Uniti
Secondo Schroders il candidato democratico è meno in vantaggio di quanto dicono i sondaggi, ma una vittoria di Trump resta comunque improbabile
16 Agosto 2020 07:45
Con due mesi e mezzo che mancano alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Joe Biden viene indicato come favorito su Donald Trump, sia utilizzando i modelli macro che i sondaggi. Ma la lezione del 2016 sulla capacità predittiva dei sondaggi non va dimenticata, per questo la corsa alla Casa Bianca sarà più combattuta del previsto. Ma alla fine gli investitori “dovrebbero prepararsi a una vittoria di Biden, o almeno, dovrebbero iniziare a chiedersi cosa significherebbe la vittoria di Biden per le politiche e i mercati”.
Sono le conclusioni cui giunge l’analisi di Piya Sachdeva, Economista e Schroders, che parte dall’approccio dei modelli economici, che si basa sull’idea che le elezioni siano paragonabili a un referendum sulla capacità del presidente uscente che aspira a un nuovo mandato di gestire le questioni economiche e non solo. Questo approccio utilizza le relazioni del passato per stimare il ‘voto popolare’, usando una variabile economica e una variabile di popolarità come dati di partenza. Schroders utilizza nello specifico due modelli che hanno stimato scenari abbastanza veritieri nelle elezioni nel 2016.
Con un tasso di consenso per Trump a un mero 38% stimato da Gallup e l’economia in recessione, gli scenari previsti indicando che Trump otterrebbe soltanto il 43% dei ‘voti popolari’. L’economista di Schroders osserva che nel 2016 Trump vinse a livello di voto dei collegi elettorali anche se perse nei ‘voti popolari’, ma ritiene che questa volta sia improbabile: in teoria, si può vincere l’elezione nel Collegio elettorale con solo il 23% dei voti popolari, ma in realtà il livello di voto popolare più basso che ha portato alla vittoria di un candidato è stato del 47,8% nel 1888.
Per questo la Sachdeva va alla ricerca di una risposta nei sondaggi, utilizzando i dati dell’aggregatore Real Clear Politics e focalizziamo sui ‘battleground States, in cui non sembra esserci una netta predominanza, assumendo invece che tutti gli altri voteranno in linea con le ultime quattro elezioni. In gran parte di questi Stati Biden è in vantaggio, ad eccezione di Ohio, Indiana e Iowa, per cui vincerebbe nel Collegio elettorale con il 62%. Includendo gli stati più incerti, detti ‘toss-up States’, vale a dire con un margine di meno del 5% tra i due candidati, Biden si aggiudicherebbe comunque il 57%.
Ma gli investitori non hanno dimenticato il 2016, quando i sondaggi hanno sottostimato il supporto per Trump nell’Upper Midwest, compresi Stati indecisi come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, per tre motivi: gli ‘shy voter’, elettori che supportavano Trump ma che non lo ammettevano, quelli che hanno preso una decisione all’ultimo minuto e il sovra campionamento di elettori con istruzione universitaria. Il fenomeno degli ‘shy voter’ questa volta sarà meno importante, dato che Trump ha un mandato alle spalle, il che potrebbe spingere ad essere più trasparenti, ma per gli altri due fattori si possono fare degli ‘aggiustamenti’, assumendo che chi sceglie all’ultimo minuto abbia una preferenza repubblicana, che però non basterebbe a capovolgere la situazione a favore di Trump, mentre per superare il problema del sovra campionamento si può aumentare il peso dei lavoratori bianchi non laureati. Anche questo però non basta, perché capovolge la situazione solo in North Carolina e Nevada, ma implica per Biden il 58% dei voti.
Applicando entrambi gli aggiustamenti, la situazione è stravolta in molti Stati e indica una vittoria di Trump, lasciando a Biden soltanto il 41% dei voti, ma l’economista di Schroders sottolinea che questo implica che i sondaggisti non abbiano apportato cambiamenti dopo il 2016. La conclusione è che ci sarà probabilmente un gap minore nei risultati tra i due candidati rispetto a quanto indicato dai sondaggi, ma servono comunque “assunzioni abbastanza aggressive” per ottenere uno scenario di vittoria per Trump.
UN REFERENDUM SULLA GESTIONE DELL’ECONOMIA
Sono le conclusioni cui giunge l’analisi di Piya Sachdeva, Economista e Schroders, che parte dall’approccio dei modelli economici, che si basa sull’idea che le elezioni siano paragonabili a un referendum sulla capacità del presidente uscente che aspira a un nuovo mandato di gestire le questioni economiche e non solo. Questo approccio utilizza le relazioni del passato per stimare il ‘voto popolare’, usando una variabile economica e una variabile di popolarità come dati di partenza. Schroders utilizza nello specifico due modelli che hanno stimato scenari abbastanza veritieri nelle elezioni nel 2016.
A TRUMP SOLO IL 43% DEI VOTI POPOLARI
Con un tasso di consenso per Trump a un mero 38% stimato da Gallup e l’economia in recessione, gli scenari previsti indicando che Trump otterrebbe soltanto il 43% dei ‘voti popolari’. L’economista di Schroders osserva che nel 2016 Trump vinse a livello di voto dei collegi elettorali anche se perse nei ‘voti popolari’, ma ritiene che questa volta sia improbabile: in teoria, si può vincere l’elezione nel Collegio elettorale con solo il 23% dei voti popolari, ma in realtà il livello di voto popolare più basso che ha portato alla vittoria di un candidato è stato del 47,8% nel 1888.
ALLA RICERCA DI UNA RISPOSTA NEI SONDAGGI
Per questo la Sachdeva va alla ricerca di una risposta nei sondaggi, utilizzando i dati dell’aggregatore Real Clear Politics e focalizziamo sui ‘battleground States, in cui non sembra esserci una netta predominanza, assumendo invece che tutti gli altri voteranno in linea con le ultime quattro elezioni. In gran parte di questi Stati Biden è in vantaggio, ad eccezione di Ohio, Indiana e Iowa, per cui vincerebbe nel Collegio elettorale con il 62%. Includendo gli stati più incerti, detti ‘toss-up States’, vale a dire con un margine di meno del 5% tra i due candidati, Biden si aggiudicherebbe comunque il 57%.
LE ‘CORREZIONI’ NON CAPOVOLGONO LA SITUAZIONE
Ma gli investitori non hanno dimenticato il 2016, quando i sondaggi hanno sottostimato il supporto per Trump nell’Upper Midwest, compresi Stati indecisi come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, per tre motivi: gli ‘shy voter’, elettori che supportavano Trump ma che non lo ammettevano, quelli che hanno preso una decisione all’ultimo minuto e il sovra campionamento di elettori con istruzione universitaria. Il fenomeno degli ‘shy voter’ questa volta sarà meno importante, dato che Trump ha un mandato alle spalle, il che potrebbe spingere ad essere più trasparenti, ma per gli altri due fattori si possono fare degli ‘aggiustamenti’, assumendo che chi sceglie all’ultimo minuto abbia una preferenza repubblicana, che però non basterebbe a capovolgere la situazione a favore di Trump, mentre per superare il problema del sovra campionamento si può aumentare il peso dei lavoratori bianchi non laureati. Anche questo però non basta, perché capovolge la situazione solo in North Carolina e Nevada, ma implica per Biden il 58% dei voti.
IL GAP È MINORE MA A TRUMP NON BASTA
Applicando entrambi gli aggiustamenti, la situazione è stravolta in molti Stati e indica una vittoria di Trump, lasciando a Biden soltanto il 41% dei voti, ma l’economista di Schroders sottolinea che questo implica che i sondaggisti non abbiano apportato cambiamenti dopo il 2016. La conclusione è che ci sarà probabilmente un gap minore nei risultati tra i due candidati rispetto a quanto indicato dai sondaggi, ma servono comunque “assunzioni abbastanza aggressive” per ottenere uno scenario di vittoria per Trump.