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La caccia al rendimento punta al debito emergente

Jeremy Cunningham (Capital Group) esamina le prospettive per il debito dei mercati emergenti e spiega perché le emissioni in valuta forte potrebbero fare meglio di quelle in valuta locale

1 Settembre 2020 08:00

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Il lavoro concertato tra le principali banche centrali e i governi di tutto il mondo ha propiziato la significativa ripresa delle asset class di rischio dai minimi di marzo. Gli istituti centrali hanno inoltre specificato in tutte le sedi che i tassi di politica monetaria rimarranno probabilmente bassi nel prossimo futuro. Di recente, la Federal Reserve statunitense ha tenuto a specificare che, al fine di raggiungere gli obiettivi a lungo termine, potrebbe allungare la durata media degli acquisti nell’ambito dell'allentamento quantitativo (QE) anche quando sarà completata la transizione del sostegno al mercato a seguito dell’emergenza sanitaria.

NEL MIRINO IL DEBITO EMERGENTE IN VALUTA FORTE


“In questo contesto di tassi d'interesse ‘più bassi più a lungo’, la caccia globale al rendimento è destinata a continuare e, secondo noi, metterà nel mirino il debito dei mercati emergenti. In particolare quello in valuta forte dal momento che è rimasto più indietro rispetto ad altre asset class di rischio dopo il sell-off del primo trimestre”, fa sapere Jeremy Cunningham, Investment Director per il reddito fisso di Capital Group.

LA RIPRESA GIOCHERÀ UN RUOLO IMPORTANTE


Secondo Cunningham, tuttavia, la ripresa economica giocherà un ruolo importante. “Nello scenario più negativo, è probabile che le recessioni nei Paesi emergenti possano rivelarsi più profonde e più lunghe di quanto ci si aspetta con, a cascata, un possibile calo della crescita potenziale. Un’eventualità tanto più concreta quanto più si taglieranno gli investimenti privati, si eroderà il capitale umano con l’aumento della disoccupazione e crollerà il commercio internazionale: condizioni che avrebbero un impatto negativo sulla produttività”. spiega Cunningham.

FINESTRA DI OPPORTUNITÀ PER PROGETTI INFRASTRUTTURALI


Al contrario, secondo l’esperto, in uno scenario positivo gli stimoli fiscali dei governi dei Paesi emergenti sarebbero concentrati sui progetti a lungo termine e sulle infrastrutture, propiziando la spinta alla crescita di cui molti di questi Stati hanno bisogno. “In circostanze più ‘normali’, prevale la cautela sul credito e sull'indebitamento ma, almeno per ora, molti paesi emergenti beneficiano di una finestra di opportunità per realizzare alcuni progetti infrastrutturali su larga scala, attesi da tempo”, puntualizza l’esperto di Capital Group.

PERCHÈ È DA PREFERIRE IL DEBITO EMERGENTE IN DOLLARI


Resta il fatto che, come sottolinea Cunningham, dall'inizio della crisi a marzo, mentre il debito emergente in valuta locale ha registrato cali intorno al punto percentuale circa in termini di valuta locale, le emissioni dei paesi in via di sviluppo denominate in dollari hanno accusato perdite a due cifre. “Storicamente, il debito in valuta locale ha espresso performance migliori rispetto a quello in dollari. Negli ultimi due anni, tuttavia, questa situazione ha subito una completa inversione, in primo luogo grazie alla qualità degli emittenti che evidenziano fondamentali di livello superiore rispetto alla media dell’intera asset class. In secondo luogo, si sono affacciati sul mercato un maggior numero di emittenti sovrani di qualità inferiore che hanno emesso debiti in dollari”, conclude l’esperto di Capital Group.

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