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Usa e Cina più lontani, anche nelle quotazioni di Borsa
Vontobel AM spiega le ragioni dell’allontanamento dai listini americani dei titoli cinesi, che ora cercano casa a Hong Kong e Shanghai. Ora devono essere capaci di attrarre capitali esteri
22 Settembre 2020 21:00
Le tensioni USA-Cina sono state un catalizzatore che ha accelerato il processo di allontanamento delle aziende cinesi dal mercato azionario americano, dove sono presenti soprattutto con gli American Depository Receipts (ADR), anche perché Pechino sta finalmente mantenendo le promesse di aprire i mercati nazionali agli investitori stranieri rendendo le quotazioni locali più attraenti, soprattutto per le startup high-tech. Brian Bandsma, Portfolio Manager di Vontobel Asset Management, sottolinea che negli ultimi 20 anni le aziende cinesi erano state attratte dal mercato americano, con 150 ADR sui 400 di società estere quotati al NYSE e al NASDAQ, per un controvalore di oltre mille mld di dollari, proprio per la mancanza di un adeguato mercato dei capitali in patria.
Sulla Borsa americana le aziende cinesi cercavano uno status appealing per l’investitore globale e la possibilità di raccogliere capitali sul NASDAQ, dove le start up tecnologiche possono sbarcare anche prima di produrre utili. Inoltre il listino tecnologico americano consente una struttura azionaria duale, che permette al fondatore di mantenere il controllo anche con meno del 50%. Il successo di Tencent, quotata a Hong Kong, ha ulteriormente reso evidente che per le aziende cinesi raccogliere capitali in USA non è una strada obbligata. L’esperto di Vontobel cita le recenti modifiche ai requisiti di quotazione introdotte a Hong Kong che hanno reso quel listino più simile al NASDAQ, soprattutto per le società internet.
Intanto, le restrizioni introdotte sul mercato americano e dirette a penalizzare le aziende cinesi hanno accentuato il trend incoraggiando ulteriormente le società cinesi ad abbandonare i listini americani, mentre l’investitore retail cinese ha sempre più accesso ai grandi titoli tecnologici nazionali, come indica la recente IPO di Ant Group, lo spinoff Fintech di Alibaba, che si andrà a quotare sia sull’Hong Kong Exchange che sul nuovo Shanghai Stock Exchange Science and Technology Innovation Board (STAR), che rappresenta il secondo tentativo cinese di creare un ‘suo’ NASDAQ dopo il fallimento di ChiNext.
L’uscita dai listini ufficiali, inoltre, non vuol dire per le società cinese rinunciare del tutto all’accesso degli investitori americani, perché possono continuare a essere trattate sui circuiti Over-The-Counter, come fa ad esempio Tencent, su cui vengono scambiati giornalmente in USA un paio di centinaia di milioni di dollari. Anche SMIC, che ha abbandonato il NYSE l’anno scorso, continua a essere trattata sul mercato OTC. In conclusion, Vontobel ritiene che le azioni cinesi quotate sul mercato domestic, che finora attraggono prevalentemente investitori retail locali, debbano ora mostrare la capacità di attrarre anche flussi esteri. Migliori standard di governance accelererebbero sicuramente il processo.
APPEAL PER L’INVESTITORE GLOBALE
Sulla Borsa americana le aziende cinesi cercavano uno status appealing per l’investitore globale e la possibilità di raccogliere capitali sul NASDAQ, dove le start up tecnologiche possono sbarcare anche prima di produrre utili. Inoltre il listino tecnologico americano consente una struttura azionaria duale, che permette al fondatore di mantenere il controllo anche con meno del 50%. Il successo di Tencent, quotata a Hong Kong, ha ulteriormente reso evidente che per le aziende cinesi raccogliere capitali in USA non è una strada obbligata. L’esperto di Vontobel cita le recenti modifiche ai requisiti di quotazione introdotte a Hong Kong che hanno reso quel listino più simile al NASDAQ, soprattutto per le società internet.
L’IPO DI ANT A HONG KONG
Intanto, le restrizioni introdotte sul mercato americano e dirette a penalizzare le aziende cinesi hanno accentuato il trend incoraggiando ulteriormente le società cinesi ad abbandonare i listini americani, mentre l’investitore retail cinese ha sempre più accesso ai grandi titoli tecnologici nazionali, come indica la recente IPO di Ant Group, lo spinoff Fintech di Alibaba, che si andrà a quotare sia sull’Hong Kong Exchange che sul nuovo Shanghai Stock Exchange Science and Technology Innovation Board (STAR), che rappresenta il secondo tentativo cinese di creare un ‘suo’ NASDAQ dopo il fallimento di ChiNext.
PRESENTI IN USA SUL MERCATO OTC
L’uscita dai listini ufficiali, inoltre, non vuol dire per le società cinese rinunciare del tutto all’accesso degli investitori americani, perché possono continuare a essere trattate sui circuiti Over-The-Counter, come fa ad esempio Tencent, su cui vengono scambiati giornalmente in USA un paio di centinaia di milioni di dollari. Anche SMIC, che ha abbandonato il NYSE l’anno scorso, continua a essere trattata sul mercato OTC. In conclusion, Vontobel ritiene che le azioni cinesi quotate sul mercato domestic, che finora attraggono prevalentemente investitori retail locali, debbano ora mostrare la capacità di attrarre anche flussi esteri. Migliori standard di governance accelererebbero sicuramente il processo.