Aberdeen Standard Investments
Oltre l’etichetta ESG: investire secondo le proprie convinzioni
La terminologia che descrive l'investimento sostenibile è complessa. Aberdeen Standard Investments illustra un quadro semplice (ABC) che può contribuire a valutare le intenzioni e il successo delle aziende
2 Ottobre 2020 12:35
Gli afflussi verso i fondi sostenibili, a impatto e che implementano i principi ESG sono in crescita, ma persiste la confusione circa le differenze tra di loro. “L'analisi sulla effettiva intenzione dei fondi può contribuire a distinguerli per finalità. Comprendere quest’ultima consente una migliore analisi dei risultati in termini ESG e di sostenibilità, la cui misurazione risulta fondamentale nel capire come interagiscono con i rendimenti finanziari”, spiegano gli esperti di Aberdeen Standard Investments (ASI).
La casa d’investimento, per evitare che i risparmiatori possano confondersi, ha pensato ad uno strumento per guardare oltre l'etichetta ‘etica’, ‘responsabile’ o ‘sostenibile’ associata a un portafoglio e cercare di comprendere quale sia il vero obiettivo che intende conseguire. “In questo modo l'investitore può allineare le proprie intenzioni agli investimenti grazie ad un quadro delineato che consente di distinguere i fondi sulla base del loro reale obiettivo di investimento in termini ambientali, sociali o di governance (ESG)”, specificano i professionisti di ASI. Un quadro ricavato dalla guida alla classificazione degli investimenti messa a punto dalla società Impact Management Project e delinea 3 azioni (ABC) che permetterebbero di allineare gli investimenti alle proprie intenzioni: ‘Agire per evitare danni’, ’Benefici per le parti interessate’ e ‘Contribuire alle soluzioni’.
Alla prima categoria (‘A’), appartengono i prodotti tradizionali basati su un elenco di verifiche che rispettano i principi etici e morali dell'investitore. Un approccio che, nel tempo, ha incluso la valutazione fondata sui rischi delle attività di una società da un punto di vista ESG. “I fondi della categoria A si propongono di escludere le aziende che evidenziano rischi giudicati troppo elevati o che presentano effetti negativi a cui, per ragioni etiche, gli investitori non desiderano esporsi” puntualizzano gli esperti di Aberdeen Standard Investments.
Per fare un passo in avanti, non limitandosi cioè ad evitare i danni ma a considerare anche le opportunità si passa alla categoria B (‘Benefici per le parti interessate’). Vi rientrano aziende leader ESG o nella sostenibilità ma che potrebbero essere o all'avanguardia nella gestione del rischio o all'avanguardia nella generazione di risultati positivi. Per esempio, nel caso di Inditex, produttore e distributore internazionale di abbigliamento, per ridurre al minimo il rischio dovrebbe privilegiare l’efficienza idrica ed energetica, le prassi in materia di sicurezza e i diritti umani nella supply chain. Se invece volesse prediligere i benefici delle parti interessate, dovrebbe rispettare l'obiettivo di avere il 25% dei capi sotto il marchio sostenibile Join Life entro il 2020, un'area emergente all'interno dell'investimento ESG o sostenibile, ma con un potenziale significativo.
La categoria di investimento ‘C’ (Contribuire alle soluzioni) comprende chi inizia con un modello sostenibile, di solito nel quadro dei termini degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU (SDG) e nel tempo riesce ad andare oltre la sola intenzione: un’evoluzione in cui gli investitori possono svolgere un ruolo significativo nel dialogo con le società. “Questa categoria si spinge al di là dell'offrire benefici alle parti interessate: è destinata agli investitori che desiderano contribuire attivamente alle sfide mondiali nel lungo periodo” puntualizzano i professionisti di Aberdeen Standard Investments. Ad esempio, Kornit Digital, attiva nella supply chain dell'abbigliamento, utilizza una tecnologia di stampa a impatto zero, acque reflue con una bassa impronta di carbonio: una risposta diretta all'Obiettivo di sviluppo sostenibile nr. 6 riguardante la gestione sostenibile dell'acqua.
L’ABC DELL’INVESTIMENTO SOSTENIBILE
La casa d’investimento, per evitare che i risparmiatori possano confondersi, ha pensato ad uno strumento per guardare oltre l'etichetta ‘etica’, ‘responsabile’ o ‘sostenibile’ associata a un portafoglio e cercare di comprendere quale sia il vero obiettivo che intende conseguire. “In questo modo l'investitore può allineare le proprie intenzioni agli investimenti grazie ad un quadro delineato che consente di distinguere i fondi sulla base del loro reale obiettivo di investimento in termini ambientali, sociali o di governance (ESG)”, specificano i professionisti di ASI. Un quadro ricavato dalla guida alla classificazione degli investimenti messa a punto dalla società Impact Management Project e delinea 3 azioni (ABC) che permetterebbero di allineare gli investimenti alle proprie intenzioni: ‘Agire per evitare danni’, ’Benefici per le parti interessate’ e ‘Contribuire alle soluzioni’.
A COME ‘AGIRE PER EVITARE DANNI’
Alla prima categoria (‘A’), appartengono i prodotti tradizionali basati su un elenco di verifiche che rispettano i principi etici e morali dell'investitore. Un approccio che, nel tempo, ha incluso la valutazione fondata sui rischi delle attività di una società da un punto di vista ESG. “I fondi della categoria A si propongono di escludere le aziende che evidenziano rischi giudicati troppo elevati o che presentano effetti negativi a cui, per ragioni etiche, gli investitori non desiderano esporsi” puntualizzano gli esperti di Aberdeen Standard Investments.
B COME ‘BENEFICI PER LE PARTI INTERESSATE’
Per fare un passo in avanti, non limitandosi cioè ad evitare i danni ma a considerare anche le opportunità si passa alla categoria B (‘Benefici per le parti interessate’). Vi rientrano aziende leader ESG o nella sostenibilità ma che potrebbero essere o all'avanguardia nella gestione del rischio o all'avanguardia nella generazione di risultati positivi. Per esempio, nel caso di Inditex, produttore e distributore internazionale di abbigliamento, per ridurre al minimo il rischio dovrebbe privilegiare l’efficienza idrica ed energetica, le prassi in materia di sicurezza e i diritti umani nella supply chain. Se invece volesse prediligere i benefici delle parti interessate, dovrebbe rispettare l'obiettivo di avere il 25% dei capi sotto il marchio sostenibile Join Life entro il 2020, un'area emergente all'interno dell'investimento ESG o sostenibile, ma con un potenziale significativo.
C COME ‘CONTRIBUIRE ALLE SOLUZIONI’
La categoria di investimento ‘C’ (Contribuire alle soluzioni) comprende chi inizia con un modello sostenibile, di solito nel quadro dei termini degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU (SDG) e nel tempo riesce ad andare oltre la sola intenzione: un’evoluzione in cui gli investitori possono svolgere un ruolo significativo nel dialogo con le società. “Questa categoria si spinge al di là dell'offrire benefici alle parti interessate: è destinata agli investitori che desiderano contribuire attivamente alle sfide mondiali nel lungo periodo” puntualizzano i professionisti di Aberdeen Standard Investments. Ad esempio, Kornit Digital, attiva nella supply chain dell'abbigliamento, utilizza una tecnologia di stampa a impatto zero, acque reflue con una bassa impronta di carbonio: una risposta diretta all'Obiettivo di sviluppo sostenibile nr. 6 riguardante la gestione sostenibile dell'acqua.